L’eredità dello scambio. Segno, parola, immagine – Milano, 2023
La Fondazione Mudima inaugura la mostra dal titolo L’eredità dello scambio. Segno, parola, immagine a cura di Giacomo Zaza, che inaugura martedì 9 maggio alle ore 18:00, con opere di Nanni Balestrini, Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Ugo Carrega, Luciano Caruso, Giuseppe Chiari, Betty Danon, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Magdalo Mussio, Luciano Ori, Stephanie Oursler, Lamberto Pignotti, Berty Skuber. Il titolo della mostra fa riferimento agli scambi perpetui che dagli anni Cinquanta in poi hanno caratterizzato una certa produzione artistica che afferisce al linguaggio, alla poesia, alla letteratura, e che ha generato degli spostamenti tra l’immagine, il segno e la parola, creando spazi e tempi dalla valenza polisemantica. In questo senso, puntuale è un assunto relativo al linguaggio pensato e scritto da Cesare Brandi: “Testo letterario e testo figurativo si pongono naturalmente come due formazioni parallele, indipendentemente dal fatto che insistano o no su uno stesso genotipo o per dirlo in modo meno formale ma più corrente, sullo stesso contenuto”. Ed è proprio da qui che parte la riflessione sull’idea di opera d’arte come “linguaggio oggetto” che si sviluppa nella produzione di un gruppo di artisti e poeti attivi da diverse decadi, che fanno del linguaggio elemento chiave del loro operato, sia dal punto di vista del significante che da quello del significato. Quello entro cui lavora ognuno degli artisti in mostra è un ambito di confine, in cui la parola assume un ruolo centrale. La PAROLA non ha solo un valore etico, legato al significato e al messaggio che esso trasferisce, ma ha anche un valore estetico legato all’aspetto, alla sua forma, al contesto entro il quale si colloca. Essa si dispiega sulla superficie come graphè e phonè, linguaggio e voce, dichiarando la natura ibrida e “meta – orfica” del segno. A volte entra in simbiosi con un’immagine “iconica” (tratta dai media) per produrre nuovi rapporti e discorsi. Un processo di intersezione dai risvolti decisamente performativi. L’idea della mostra insiste su opere che possono essere valutate sul piano dell’espressione e sul piano del contenuto. Gli artisti e le artiste presenti sono spesso anche poeti e poetesse e in questo senso i confini linguistici scompaiono o quantomeno si assottigliano ulteriormente in favore di nuovi territori. La parola rimane tale o diventa segno, ma continua a farsi portatrice di significati e di visioni (immagini che a loro volta sono altresì contenuto e forma).
La mostra Materializzazione del linguaggio, curata dall’artista e poetessa Mirella Bentivoglio, fu inaugurata il 20 settembre 1978 presso i Magazzini del Sale, nell’ambito della XXXVIII Biennale di Venezia. Nella sua molteplicità di immagini e parole, di pratiche individuali e collettive, essa comprendeva le ricerche verbo-visuali di 90 artiste e poetesse internazionali che, raccontando il “rapporto fra la donna e il linguaggio”, materializzavano un linguaggio inteso come modalità di comunicazione non condizionata, incorporando un’espressione identitaria trasgressiva, al contempo poetica e critica, di radicale rifiuto del linguaggio patriarcale.
Ri-Materializzazione del Linguaggio. 1978-2022
Ri-Materializzazione del Linguaggio. 1978-2022 – in cui è presentata un’ampia selezione delle opere originariamente esposte, insieme ad altre coeve e a materiali di documentazione – si propone come il primo tentativo di ricostruzione filologica di una mostra divenuta nel frattempo un punto di riferimento per le ricerche artistiche femminili e femministe, ma anche come la riattivazione contemporanea delle sue istanze storiche. Ispirato alle opere stesse, l’allestimento parte dalla matrice dell’alfabeto quale grado zero del linguaggio, e dal rapporto opera/documento, mostra/libro, muro/vetrina, invitandoci a continuare a reinventare il linguaggio che ci è stato imposto, così da poterci riappropriare del modo più autentico e personale in cui desideriamo esprimerci e comunicare.
La mostra è presentata in occasione del centenario della nascita di Mirella Bentivoglio (Klagenfurt am Wörthersee, 1922 – Roma, 2017).
Lucia Marcucci – Aa, Bb, Cc (1977)
Artiste in mostra: Annalisa Alloatti; Mirella Bentivoglio; Cathy Berberian; Tomaso Binga; Irma Blank; Monica Bonvicini; BRACHA (Bracha L. Ettinger); Blanca Calparsoro; Françoise Canal; Paula Claire; Rochella Cooper; Betty Danon; Sonia Delaunay; Agnes Denes; Chiara Diamantini; Neide Dias de Sá; Lia Drei; Anna Esposito; Amelia Etlinger; Sylvie Fauconnier; Maria Ferrero Gussago; Mona Fillières; Gisela Frankenberg; Luisa Gardini; Ilse Garnier; Rimma Gerlovina; Natalia Goncharova; Pat Grimshaw; Bohumila Grögerová; Shasha Guiga; Elisabetta Gut; Micheline Hachette; Ana Hatherly; Annelies Klophaus; Janina Kraupe; Christina Kubisch; Ketty La Rocca; Katalin Ladik; Maria Lai; Liliana Landi; Sveva Lanza; Paola Levi Montalcini; Laura Marcheschi; Lucia Marcucci; Benedetta Marinetti; Silvia Mejía; Gisella Meo; Aurèlia Muñoz; Giulia Niccolai; Anna Oberto; Anésia Pacheco Chaves; Anna Paci; Anna Paparatti; Jacqueline Phanelleux; Jennifer Pike; Marguerite Pinney; Betty Radin; Regina; Olga Rozanova; Giovanna Sandri; Anne Sauser-Hall; Evelina Schatz; Mira Schendel; Greta Schödl; Eleanor Schott; Berty Skuber; Mary Ellen Solt; Marlise Staehelin; Varvara Fyodorovna Stepanova; Wendy Stone; Chima Sunada; Jacqueline Tarkieltaub; Salette Tavares; Biljana Tomić; Jean Trevor; Nora Turato; Janie Van Den Driessche; Carla Vasio; Tatiana Vladimirova Vechorka; Patrizia Vicinelli; Florence Villers; Simona Weller; Francine Widmer; e alcune pratiche artistiche e di ricerca anonime.
A cura di Cristiana Perrella, Andrea Viliani, Vittoria Pavesi.
Fondazione Antonio Dalle Nogare, Bolzano, 02.10.2022 – 03.06.2023
For the first time in France since 1981, the MAMAC of the city of Nice presents a major project dedicated to the Italian art scene between 1960 and 1975. Bringing together 130 works by 60 artists, “Vita Nuova” offers an unprecedented perspective on a major art scene.
“Vita Nuova. New issues for art in Italy 1960-1975” aims to uncover the extraordinary vivacity of artistic creation in Italy between 1960 and 1975, whose diversity remains very little known in France – with the exception of the works of Arte Povera artists. Between the early 1960s and mid 1970s, Italy experienced a particularly fertile and exceptional period, inextricably linked to the richness of cinema and literature of the period. Paradoxically, since the exhibition held at the Centre Pompidou National Museum of Modern Art (Paris) in 1981 – “Identité italienne. L’art en Italie depuis 1959”, curated by Germano Celant (1940-2020) – there has been no major overview of this remarkable art scene in France. Between the early 1960s and mid 1970s, Italy experienced a particularly fertile and exceptional period, inextricably linked to the richness of cinema and literature of the period. Paradoxically, since the exhibition held at the Centre Pompidou National Museum of Modern Art (Paris) in 1981 – “Identité italienne. L’art en Italie depuis 1959”, curated by Germano Celant (1940-2020) – there has been no major overview of this remarkable art scene in France. Curated by Valérie Da Costa, art historian, specialist in Italian art, “Vita Nuova. New issues for art in Italy 1960-1975” makes up for this historical gap, offering an unprecedented take on these fifteen years of creation from 1960 – which corresponds to the first exhibitions of a new generation of artists (born between the years 1920 and 1940) active in Genoa, Florence, Milan, Rome and Turin – to 1975, a year marked by the tragic death of the writer, poet and director Pier Paolo Pasolini (1922-1975). The year 2022 marks the centenary of his birth.
This generation of artists offered up new ways of understanding and making art: they illustrated a form of vita nuova (“new life”) – a title borrowed from Dante’s eponymous book (Vita Nova) which, while serving as an ode to love, asserts a new way of writing – marking Italian art in this period and contributing to its international recognition. During the 1960s and 1970s, Italy’s transformation (industrialism, consumer society, political instability, etc.) resulted in new modes of representation. It is this historical and political context that forms the background of this exhibition. This exhibition adopts on a resolutely thematic approach and is organised around three key topics: A society of images, Reconstructing nature and The body’s memory, all considered in a porous and cross-cutting nature, in order to demonstrate the circulation of artists, forms and ideas between visual, ecological and corporeal issues. The exhibition aims to present a diverse, non-exhaustive artistic landscape, composed of a selection of artists – some of whom have been forgotten in the world of Italian art (particularly with regard to female artists) – whose work is exhibited for the first time in France and has been recently rediscovered in their own country. Developed as a multidisciplinary exhibition, “Vita Nuova” explores the links that have been established simultaneously between visual creation, design and cinema. The exhibition aims to present a diverse, non-exhaustive artistic landscape, composed of a selection of artists – some of whom have been forgotten in the world of Italian art (particularly with regard to female artists) – whose work is exhibited for the first time in France and has been recently rediscovered in their own country. The exhibition presents 60 artists, including many women artists, through a selection of 130 works and archival documents from Italian and French, public and private collections.
A SOCIETY OF IMAGES
During the 1960s and 1970s, Italy’s transformation (economic miracle, industrialism, consumer society, political instability, etc.) resulted in new modes of representation. Italian cinema was in its golden age. With the Cinecittà studios, Rome was nicknamed “Hollywood on the Tiber”. Cinema stars entered the world of the canvas, while artists used cinema in their works. The image of the woman, advertising, television, cinem a and the artistic heritage of Antiquity and the Renaissance, together with the contemporary city and questions of sexuality and gender, all became subjects to be explored. This effervescence would be counterbalanced at the end of the 1960s by increased political a nd social tensions (events in the spring of 1968, strikes in the autumn of 1969, the attack on the Piazza Fontana in December 1969, the Borghese coup d’état in 1970, etc.), eliciting a significant reaction among artists.
The theme of the “reconstruction of nature” (“ricostruzione della natura”) is borrowed from Pino Pascali, who affirmed its free interpretation in his works. In this highly industrialised world, the time had come to raise awareness about the excesses of our consumer society. Here, nature is represented as a resource and a central subject for certain artists who, seeking a form of degrowth, use it in their creations. As such, they develop various filmed actions that interact with natural elements (wind, sun, earth, sand and water), or even interpret it via primary and artificial materials to design sculptures and installations that recreate nature in its strictest elementarity. During these years, artists and desi gners shared a common interest in the forms of nature explored; this practice was all about bringing art into life.
Giovanni Anselmo, Archizoom, Pier Paolo Calzolari, Mario Ceroli, Piero Gilardi, Pietro Derossi con Giorgio Ceretti e Riccardo Rosso, Gino De Dominicis, Laura Grisi, Maria Lai, Mario Merz, Gina Pane, Luca Maria Patella, Claudio Parmiggiani, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Marinella Pirelli, Ettore Spalletti.
THE BODY’S MEMORY
“That which always speaks in silence is the body” (“Ciò che sempre parla in silenzio è il corpo”), wrote is memory Alighiero Boetti. The sculpture the trace of the body just as painting is movement. In Italy in the early 1970s, many artists used their bodies as an element of reference, measurement, distortion and performance, rather than as a single material with which to interact in contrast with the spectacular and exhibitionist themes of body art. These works are born from the body or evoke its memory from a more conceptual perspective. The body is also a political object that questions gender and history through a performative approach, whether personal or collective. For some artists, this participatory experience opens itself up to the public space, thereby rendering it a form of social art.
Carla Accardi, Vincenzo Agnetti, Giovanni Anselmo, Irma Blank, Claudio Cintoli, Giorgio Griffa, Paolo Icaro, Ketty La Rocca, Eliseo Mattiacci, Franco Mazzucchelli, Fabio Mauri, Marisa Merz, Ugo Nespolo, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Luca Maria Patella, Carol Rama, Gilberto Zorio.
Curated by Valérie Da Costa
Project Manager: Laura Pippi-Détrey
Director of MAMAC: Hélène Guenin
Musée d’Art Moderne et d’Art Contemporain (MAMAC) – Nice (France) 14 May 2022 – 2 October 2022
L’artist-run space SPAZIOMENSA conclude la stagione espositiva 2021 con la mostra collettiva Porta Portese, a cura di Gaia Bobò. Il progetto si propone come una riflessione sul dispositivo del mercato, inteso come luogo di trasmissione e transito degli oggetti e delle immagini, crocevia di diverse coordinate geografiche e temporali. La suggestione di uno spazio culturale effimero, ciclicamente performato dagli individui che lo percorrono, enfatizza la dimensione rituale, irrazionale e magica che ha determinato il magnetismo di questa prassi sociale attraverso il tempo. Partendo da un’indagine fortemente legata alla città di Roma, la mostra guarda alle possibili evoluzioni verso una dimensione accelerata e globale dei processi di scambio, offrendo una suggestione sulle dinamiche culturali, sociali e antropologiche connesse all’idea stessa di mercato in quanto luogo di condivisione e scoperta.
Articolata in tre sezioni, la mostra raccoglie opere di artisti emergenti e affermati della scena artistica italiana e internazionale.
La prima sezione vede la partecipazione di Tomaso Binga, Lucia Cristiani, Auriea Harvey, Jonas Lund, Giulia Mangoni, Meletios Meletiou, Diego Miguel Mirabella, Jacopo Rinaldi, Agnese Spolverini, The Cool Couple, Elo Vega, Alessandro Vizzini e Benyamin Zolfaghari.
La seconda, dedicata ai linguaggi della stampa e del libro d’artista, riunisce le opere e i progetti editoriali di Alessia Armeni, Georges De Canino, Quentin Lefranc, Lucia Marcucci, Lamberto Pignotti e Sergio Sarra (in collaborazione con Emilio Prini). La stessa si arricchirà di focus sui materiali appartenenti a importanti punti di riferimento per la cultura editoriale e grafica di Roma: la Litografia Bulla, la Collezione Giuseppe Garrera e lo Studio Bibliografico Marini.
Lucia Marcucci – La fede (1972)
Nell’ultima sezione della mostra sarà presentato un progetto del collettivo Gli Impresari (Edoardo Aruta, Marco Di Giuseppe e Rosario Sorbello), realizzato con i contributi di oltre 40 artiste e artisti. La suggestione metaforica del mercato di Porta Portese, a sua volta elemento cardine della cultura visuale romana, è evocata in una meta-riflessione sul suo display, piattaforma installativa per esplorare le tematiche situate al confine tra pratiche artistiche contemporanee e indagine sui patrimoni immateriali. Tra queste, il concetto di archivio collettivo, la ricerca sull’archeologia dei media, i processi di trasmissione e diffusione delle immagini e il rapporto con lo spazio pubblico.
SPAZIOMENSA – Roma, 27 novembre – 18 dicembre 2021
Le gallerie bresciane Galleria dell’Incisione e APALAZZOGALLERY rendono omaggio con due mostre parallele a Romana Loda, coraggiosa gallerista scomparsa nel 2010, che dagli anni Settanta ha svolto a Brescia un ruolo fondamentale nella valorizzazione dell’arte femminile.
“Le sue scelte curatoriali — scrive in catalogo Raffaella Perna — hanno contribuito a denunciare l’assenza delle donne nel contesto dell’arte italiana, e a porre in evidenza come tale emarginazione non fosse un dato naturale e immutabile, ma, viceversa, fosse legata a precise condizioni storiche, sociali e culturali”.
Prendendo spunto da “Coazione a mostrare”, prima mostra di sole donne organizzata da Romana Loda nel 1974, la Galleria presenta una scelta di lavori storici di:
Una selezione di artiste “che hanno esposto nelle numerose mostre curate da Loda, in spazi pubblici e privati o nella sua galleria, e che con lei hanno condiviso progetti artistici e spesso esperienze di vita. Ma che soprattutto, come lei, hanno avvertito l’urgenza di impegnarsi fino in fondo nel mondo dell’arte, in un momento storico in cui in Italia essere donna e artista, come confida Ketty La Rocca a Lucy Lippard nel 1975, era ancora «di una difficoltà incredibile»”.
Le mostre sono accompagnate da un catalogo con testo di Raffaella Perna.