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Arte Contemporanea, Contemporary Art, Hélène Guenin, Lucia Marcucci, MAMAC, Olivier Bergesi, Poesia Visiva, Visual Poetry

«Simili ai miei sogni estatici sono le intenzioni provocatorie delle mie opere: il desiderio di comunicare, il desiderio di instaurare un filo ininterrompibile con gli altri, e nello stesso tempo, appunto, di provocare stupore, magari anche indignazione o scandalo».1
«Similar to my ecstatic dreams are the provocative intentions of my works: the desire to communicate, the desire to establish an uninterrupted thread with others, and at the same time, in fact, to provoke amazement, perhaps even indignation or scandal».1

In occasione della prima esposizione individuale tenutasi in Francia intitolata Lucia Marcucci. Les secrets du langage – Galleria Contemporanea, MAMAC – verrà presentato un confronto tra le opere eseguite durante gli anni Sessanta e Settanta con riferimenti a problematiche socio-politiche di quel tempo, e la sua produzione più recente del primo decennio del 2000 per la maggior parte incentrata sulla critica della pubblicità e della cultura dominante. L’abbondanza di parole, messaggi e immagini fluttuanti invita il visitatore a immergersi completamente nell’universo poetico dell’artista.
On the occasion of the first individual exhibition held in France entitled Lucia Marcucci. Les secrets du langage – Contemporary Gallery, MAMAC – a comparison will be presented between the works performed during the sixties and seventies with references to socio-political issues of that time, and his most recent production of the first decade of 2000 for the most part focused on critique of advertising and dominant culture. The abundance of words, messages and floating images invites the visitor to immerse themselves completely in the artist’s poetic universe.

Nata a Firenze nel 1933, Lucia Marcucci è una delle protagoniste principali della poesia visuale in Italia ed una delle rappresentanti di spicco del Gruppo 70. Abbandonati gli studi presso l’Accademia di Belle Arti, nel 1955 si trasferì a Livorno per iniziare a lavorare nel Grattacielo, un teatro d’avanguardia dove collaborò quale assistente del direttore e come creatrice di maschere, annunci pubblicitari e scenografie. Nel 1963 iniziò a mostrare interesse per la poesia visiva, creando i suoi primi collage letterari ove il linguaggio puramente teatrale si mescolava ad espressioni desunte dal gergo popolare.
Born in Florence in 1933, Lucia Marcucci is one of the main protagonists of visual poetry in Italy and one of the leading representatives of the 70 Group. Abandoned her studies at the Academy of Fine Arts, in 1955 she moved to Livorno to start working in Skyscraper, an avant-garde theater where she collaborated as assistant to the director and as a creator of masks, advertisements and sets. In 1963 he began to show interest in visual poetry, creating his first literary collages where purely theatrical language was mixed with expressions derived from popular jargon.

Uno dei suoi primi collage, intitolato “L’indiscrezione è forte” (1963), è composto da fogli di carta piegati insieme e saturati con frasi stampate desunte da libretti d’opera dell’Ottocento, frammenti poetici, saggi letterari e politici, ma soprattutto annunci pubblicitari e ritagli di giornale. Seguirono nel 1964 i manifesti “L’offesa” e “Un proverbio cinese”, entrambi realizzati con l’impego di caratteri impressi tramite l’uso di matrici lignee. Durante lo stesso periodo Marcucci invitò i membri fiorentini del Gruppo 70 – fondato nel 1963 da Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti e Antonio Bueno durante la conferenza “Arte e Comunicazione” tenutasi presso il Forte Belvedere in Firenze – per mettere in scena “Poesie e no” (1963), happening di successo riproposto in diverse occasioni dal gruppo. Scopo primario degli artisti aderenti a questo gruppo risultava la rivalutazione del linguaggio nel periodo frenetico dello sviluppo delle comunicazioni di massa: la parola viene trattata come un oggetto propriamente autonomo tra nuovi sistemi di comunicazione. La relazione tra “immagine” e “parola” diventa il campo di gioco per ogni possibile sperimentazione, promuovendo la tecnica del collage quale principale mezzo espressivo. Il gruppo si separò alla fine del 1968, ma Lucia Marcucci, insieme ad altri poeti visuali, fondarono in seguito il Gruppo di Poesia Visiva Internazionale, le cui riviste Lotta poetica e De Tafelronde divennero emblematiche.
One of his first collages, entitled “Indiscretion is strong” (1963), is made up of sheets of paper folded together and saturated with printed phrases taken from nineteenth-century opera librettos, poetic fragments, literary and political essays, but especially advertisements and newspaper clippings. The posters “The offense” and “A Chinese proverb” followed in 1964, both made with the use of characters impressed through the use of wooden matrices. During the same period Marcucci invited the Florentine members of Gruppo 70 – founded in 1963 by Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti and Antonio Bueno during the “Art and Communication” conference held at the Forte Belvedere in Florence – to stage “Poesie e no” (1963), a successful happening repeated on several occasions by the group. The primary purpose of the artists belonging to this group was the re-evaluation of language in the frenetic period of the development of mass communications: the word is treated as a properly autonomous object among new communication systems. The relationship between “image” and “word” becomes the playing field for any possible experimentation, promoting the collage technique as the main means of expression. The group separated at the end of 1968, but Lucia Marcucci, together with other visual poets, later founded the International Visual Poetry Group, whose magazines Lotta poetica and De Tafelronde became emblematic.

Composto da ritagli di riviste e annunci pubblicitari con messaggi incapsulati in “nuvolette” prese in prestito da comics, il lavoro di Lucia Marcucci reinterpreta problemi politici e sociali del suo tempo, spesso trattati con sottile ironia e provocazione, enfatizzando la condizione delle donne nella società contemporanea e l’oggettizzazione delle loro immagini. Nel lavoro fotografico intitolato “La ragazza squillo” (1965), è l’artista stessa a posare con un cartello stradale tra le braccia, indicando la presenza fisica di una cabina telefonica, espediente che le permette di denunciare il cliché della donna-oggetto, disponibile dopo una sola chiamata, e quindi priva d’identità e personalità. In “Come ama, come lavora” (1972), l’artista ricorre agli stessi espedienti visivi per denunciare lo stereotipo della perfetta donna di casa, efficiente nella vita pubblica come nei suoi doveri domestici.
Composed of magazine clippings and advertisements with messages encapsulated in “clouds” borrowed from comics, Lucia Marcucci’s work reinterprets political and social problems of her time, often treated with subtle irony and provocation, emphasizing the condition of women in society contemporary and the objectification of their images. In the photographic work entitled “The call girl” (1965), it is the artist herself who poses with a road sign in her arms, indicating the physical presence of a telephone booth, an expedient that allows her to denounce the cliché of the woman-object, available after a single call, and therefore devoid of identity and personality. In “How he loves, how he works” (1972), the artist uses the same visual devices to denounce the stereotype of the perfect housewife, efficient in public life as well as in her domestic duties.

Durante i primi anni Settanta l’artista, come altri poeti visuali, sperimentò con l’uso dell’emulsione su tela (una tecnica di trasferimento fotografico), proponendo spesso immagini prese dalla Storia dell’Arte. L’uso del bianco e nero e la totale piattezza o bidimensionalità dell’immagine risultante da questa tecnica rende più incisiva la sovrapposizione, o più spesso il solo contorno, di testo e immagine. In “Ecologia” (1973), Marcucci altera un dipinto di Daniel Fröschel raffigurante Adamo ed Eva, aggiungendovi la parola del titolo e sostituendo il frutto proibito con una granata disegnata, manifestando quindi il suo personale punto di vista sull’impatto dei confronti internazionali concernenti la salvaguardia dell’ambiente.
During the early seventies the artist, like other visual poets, experimented with the use of emulsion on canvas (a photographic transfer technique), often proposing images taken from the History of Art. The use of black and white and the total flatness or two-dimensionality of the image resulting from this technique makes the overlapping, or more often only the outline, of text and image more incisive. In “Ecology” (1973), Marcucci alters a painting by Daniel Fröschel depicting Adam and Eve, adding the title word and replacing the forbidden fruit with a drawn grenade, thus expressing his personal point of view on the impact of international comparisons concerning safeguarding the environment.

A partire dal 1976 i suoi lavori mostrano tracce della sua presenza fisica con l’aggiunta di frasi o iscrizioni eseguite direttamente a mano, i motti e le immagini diventano più autobiografiche o antropomorfiche. “Aa, Bb, Cc” (1977), dalla serie “Impronte”, venne presentato nella esposizione “Materializzazioni del linguaggio” durante la Biennale di Venezia del 1978. In questa stampa, il campionario alfabetico si mescola con le impronte dei seni e del ventre dell’artista stessa, facendo allusione alle immagini delle Veneri preistoriche e all’iconografia della Dea Madre.
Since 1976 his works show traces of his physical presence with the addition of phrases or inscriptions made directly by hand, the mottos and images become more autobiographical or anthropomorphic. “Aa, Bb, Cc” (1977), from the “Impronte” series, was presented in the exhibition “Materializations of language” during the 1978 Venice Biennale. In this print, the alphabetical sample mixes with the imprints of the breasts and belly of the artist herself, alluding to the images of prehistoric Venuses and the iconography of the Mother Goddess.

La produzione più recente dell’artista (2000-2010) offre una ricerca ibrida che include poesia, musica, performance e comunicazione di massa, ricordando sempre il potere straordinario dell’immagine. Nella serie intitolata “Città Larga”, Lucia Marcucci propone una manipolazione di una tipologia di mezzo pubblicitario largamente diffuso agli inizi del Millennio nelle aree urbane: bandiere di tela appese sui lampioni su cui campeggiano immagini concepite secondo una logica popolare che mai si allontana dai più collaudati cliché. L’artista utilizza tali immagini per cambiare il loro significato o per accentuare l’assurdità che governa la relazione tra immagine e testo. Come nel lavoro intitolato “Sacro” (2012), ove un annuncio pubblicitario per la vendita di un liquore viene ironicamente trasformato in una apologia per telefoni mobili, o in “Our Lady” (2009), dove un annuncio pubblicitario di moda viene distorto fino a trasformarsi in una immagine biblica per amplificare il cliché della donna perfetta venduto dai media e denunciare i dettami dell’industria della moda.
The artist’s most recent production (2000-2010) offers a hybrid research that includes poetry, music, performance and mass communication, always remembering the extraordinary power of the image. In the series entitled “Città Larga”, Lucia Marcucci proposes a manipulation of a type of advertising medium widespread at the beginning of the millennium in urban areas: canvas flags hung on the street lamps on which images conceived according to a popular logic that never strays from the most proven clichés. The artist uses these images to change their meaning or to accentuate the absurdity that governs the relationship between image and text. As in the work entitled “Sacred” (2012), where an advertisement for the sale of a liquor is ironically transformed into an apology for mobile phones, or in “Our Lady” (2009), where a fashion advertisement is distorted into to transform into a biblical image to amplify the cliché of the perfect woman sold by the media and denounce the dictates of the fashion industry.

L’incitamento al consumo promosso dai mass media, con le sue immagini invasive e alienanti, avrebbero permesso a Lucia Marcucci di creare una nuova forma di linguaggio critico attraverso la poesia visiva, come d’altronde spiegato dall’artista stessa: “L’opera di poesia visiva dunque non nasce dalla letteratura o dalla pittura ma come opera autonoma del conflitto dell’uomo con i mezzi di comunicazione di massa”.
The incitement to consumption promoted by the mass media, with its invasive and alienating images, would have allowed Lucia Marcucci to create a new form of critical language through visual poetry, as explained by the artist herself: “The work visual poetry therefore does not arise from literature or painting but as an autonomous work of man’s conflict with the mass media”.

Il lavoro di Lucia Marcucci è stato messo in evidenza al MAMAC nelle mostre collettive “She-Bam Pow Pop Wizz! Les Amazones du POP”, 2020-21 – a cura di Hélène Guenin e Géraldine Gourbe; e “Vita Nuova. Nuovi numeri nell’arte in Italia 1960-1975”, estate 2022 – a cura di Valérie Da Costa.
Lucia Marcucci’s work was highlighted at the MAMAC in the group exhibitions “She-Bam Pow Pop Wizz! Les Amazones du POP”, 2020-21 – curated by Hélène Guenin and Géraldine Gourbe; and “Vita Nuova. Nouveaux enjeux de l’art en Italie 1960-1975”, summer 2022 – curator Valérie Da Costa.
1. Lucia Marcucci, Memorie e incanti. Extraitinerario autobiografico, Campanotto Editore, 2005
Curatore della mostra / Exhibition curator: Olivier Bergesi (MAMAC)
Direttrice / Director of MAMAC: Hélène Guenin
In collaborazione con / In collaboration with: Frittelli Arte Contemporanea, Firenze, Italy
Musée d’Art Moderne et d’Art Contemporain (MAMAC) – Nice (France): 02 June to 28 August 2022
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