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LUCIA MARCUCCI

LUCIA MARCUCCI

Archivi tag: Poesia Visiva

VITA NUOVA: NUOVE SFIDE PER L’ARTE IN ITALIA 1960-1975

09 lunedì Mag 2022

Posted by Lucia Marcucci in Eventi

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Tag

Arte Contemporanea, Contemporary Art, Hélène Guenin, Lucia Marcucci, MAMAC, Poesia Visiva, Visual Poetry

Questa mostra vuole rivelare l’incredibile vivacità della creazione artistica in Italia tra il 1960 e il 1975, una situazione artistica poco conosciuta in Francia, ad eccezione di alcuni artisti. L’Italia ha vissuto un periodo particolarmente fertile ed eccezionale dai primi anni ’60 alla metà degli anni ’70, legato indissolubilmente alla ricchezza del cinema e della letteratura di quegli anni. Tuttavia, dalla mostra tenuta al Musée national d’art moderne-Centre Pompidou (Parigi) nel 1981: « Identité italienne. L’art en Italie depuis 1959 » (“Identità italiana. Arte in Italia dal 1959”), curata da Germano Celant (1940-2020), non c’è stata una mostra in Francia che abbia offerto un panorama di questa scena artistica. Vita Nuova: Nouveaux enjeux de l’art en Italie 1960-1975 (Nuove sfide per l’arte in Italia 1960-1975) si propone di colmare questa lacuna storica e di mostrare in modo diverso questi quindici anni di creazione dal 1960, che corrisponde alle prime mostre di una nuova generazione di artisti (nati tra gli anni 1920 e 1940) attivi a Roma, Milano, Torino e Genova, al 1975, anno segnato dalla tragica morte dello scrittore, poeta e regista Pier Paolo Pasolini, di cui ricorre il centenario della nascita nel 2022. Questa nuova generazione di artisti è portatrice di nuovi modi di intendere e fare arte; illustra una forma di vita nuova – titolo preso in prestito dall’omonimo libro di Dante (Vita Nuova) che, pur essendo un’ode all’amore, afferma anche un nuovo modo di scrivere – che attraversa l’arte italiana di questi anni come una ventata di aria fresca e contribuisce al suo riconoscimento internazionale. Quindi, in relazione ai profondi cambiamenti nelle pratiche artistiche internazionali degli anni Sessanta, la cultura italiana è segnata da diverse questioni sociali e politiche che trovano eco nella creazione artistica. Negli anni Sessanta e Settanta, la trasformazione dell’Italia (industrializzazione, boom economico, società dei consumi, sviluppo dei mass media) ha portato a nuove modalità di rappresentazione (pittorica in particolare) che sono state influenzate dal cinema, dalla televisione, dalla stampa e dalla pubblicità, e ha cambiato il modo in cui gli artisti hanno rappresentato il loro tempo. Di fronte a questi sconvolgimenti sociali, alcuni artisti, con una coscienza ecologica, si rivolgono a una forma d’arte della decrescita scegliendo di guardare con attenzione alla natura che rappresentano con materiali primari o artificiali. Consapevoli di questi sconvolgimenti, investono anche il corpo, che appare come un medium che attraversa i processi creativi e coinvolge nuove tematiche partecipative, in particolare nello spazio pubblico. Tutte queste modalità espressive (pittura, scultura, collage, fotografia, video, performance, installazione ambiente) coprono questi anni segnati da impegni collettivi (Biennale di Venezia, Triennale di Milano del 1968) e dall’instabilità politica (attentati di Piazza Fontana a Milano nel 1969, Golpe Borghese (colpo di stato Borghese) a Roma nel 1970). La mostra, che non adotta un punto di vista cronologico ma tematico, è organizzata intorno a tre grandi temi considerati in modo poroso e trasversale per mostrare la circolazione di artisti, forme e idee tra questioni visive, ecologiche e fisiche. Concepita in modo multidisciplinare, la mostra, che riunisce 54 artisti, tra cui 17 donne, e più di 150 opere e archivi provenienti da collezioni private e pubbliche, mostra anche i legami che si sono stabiliti nello stesso periodo tra la creazione visiva, il design, la letteratura e il cinema.

UNA SOCIETA’ DELL’IMMAGINE

Questa prima parte mostra come, durante questi 15 anni, gli artisti hanno rappresentato la società italiana del loro tempo, che era in piena trasformazione: il boom economico degli anni ’60, l’epoca d’oro del cinema italiano e di Cinecittà, la rappresentazione delle donne, l’influenza della TV, la citazione della cultura italiana antica e rinascimentale. Ci porta fino alla fine degli anni ’60, quando la situazione politica del paese diventa instabile (attentati di Piazza Fontana a Milano nel 1969, golpe Borghese a Roma nel 1970, ecc.) Questa sezione sarà accompagnata da estratti di film di Michelangelo Antonioni, Federico Fellini e Pier Paolo Pasolini, ognuno dei quali rivela un aspetto diverso della società italiana degli anni ’60.

Vincenzo Agnetti, Franco Angeli, Gianfranco Baruchello & Alberto Griffi, Gianfranco Baruchello, Tomaso Binga, Alighiero Boetti, Marisa Busanel, Lisetta Carmi, Luciano Fabro, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Rosa Foschi, Jannis Kounellis, Sergio Lombardo, Ugo Nespolo, Renato Mambor, Lucia Marcucci, Titina Maselli, Fabio Mauri, Pier Paolo Pasolini, Michelangelo Pistoletto, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Cesare Tacchi.

Lucia Marcucci – Miss Viaggio (1965)

INTERPRETARE LA NATURA

Questa seconda parte, che consiste in diverse installazioni di grandi dimensioni, si concentra sul modo in cui gli artisti italiani hanno interpretato la natura dalla prospettiva, per alcuni di loro, di considerazioni ecologiche. La questione dell’uso di materiali primari cosiddetti poveri o industriali per riprodurre la natura è al centro di questa questione, che evidenzia anche la questione del tempo dell’opera come oggetto di riflessione. Vengono mostrati diversi filmati di artisti che testimoniano le numerose azioni nella natura in Italia in quegli anni.

Giovanni Anselmo, Archizoom, Pier Paolo Calzolari, Mario Ceroli, Piero Gilardi, Pietro Derossi con Giorgio Ceretti e Riccardo Rosso, Gino De Dominicis, Laura Grisi, Maria Lai, Mario Merz, Gina Pane, Luca Maria Patella, Claudio Parmiggiani, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Marinella Pirelli, Ettore Spalletti.

MEMORIE DEI CORPI

La terza parte si occupa del posto diretto e indiretto del corpo nella creazione italiana di questi anni. Il corpo è intimamente legato alla scultura; è la memoria, la traccia, il gesto, come può essere anche per certe opere pittoriche. È anche l’oggetto di esperienze performative e partecipative le cui azioni sono conservate da fotografie, film e oggetti. Dal corpo come citazione, al corpo politico, al corpo frammentato e travestito, sono tutte queste memorie del corpo che sono chiamate in causa qui.

Carla Accardi, Vincenzo Agnetti, Giovanni Anselmo, Irma Blank, Claudio Cintoli, Giorgio Griffa, Paolo Icaro, Ketty La Rocca, Eliseo Mattiacci, Franco Mazzucchelli, Fabio Mauri, Marisa Merz, Ugo Nespolo, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Luca Maria Patella, Carol Rama, Gilberto Zorio.

A cura di Valérie Da Costa

Project Manager: Laura Pippi-Détrey

Direttrice del MAMAC: Hélène Guenin

Musée d’Art Moderne et d’Art Contemporain (MAMAC) – Nice (France) 14 Mai 2022 – 2 October 2022

© Riproduzione riservata

Il paesaggio falso

29 venerdì Apr 2022

Posted by Lucia Marcucci in Opere

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Arte Contemporanea, Contemporary Art, Lucia Marcucci, Poesia Visiva, Visual Poetry

Il paesaggio falso (1976) | collage e tempera su cartoncino | cm 65×50

…

© Riproduzione riservata

Amazons of Pop! Women artists, superheroines, icons 1961-1973

18 lunedì Apr 2022

Posted by Lucia Marcucci in Eventi

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Arte Contemporanea, Contemporary Art, Lucia Marcucci, MAMAC, Poesia Visiva, Pop Art, Visual Poetry

Amazons of Pop!
Women artists, superheroines, icons 1961-1973

About the exhibition

‘Art? Isn’t that a man’s name?’  
Andy Warhol

Bright colours, plastic and PVC, reduced forms, trivial and equally fetishized motifs from consumerism and advertising, mass media and comics, sexually permissive displays of femininity – this is Pop Art as we know it. But it can also be quite different: angry, daring, rebellious, openly erotic, subversively ironic as well as confrontational, inviting and activist. From the very beginning, self-confident and expressive female Pop artists shaped this art movement, which was for a long time dominated by men. The exhibition Amazons of Pop! challenges the traditional art historical canon of what is generally regarded as Pop Art. As feminist pioneers, female Pop artists with a lot of ‘Vroom, Bang, Ka-Pow! and Wham!’ questioned the traditional role of woman and muse. They worked autobiographically, often across genres as well as in different media, combining the bold aesthetics of a brave new world of commodities with the self-confident adoption of the new synthetic materials and technologies, while blending them with performance and also textile or paper crafts – for a long time ranked by art history as ‘low’ to even no art. From the early 1960s on, women artists unabashedly appropriated the broad repertoire of a metropolitan, consumer-oriented and media-reproduced awakening in order to challenge it in different ways and to take up their own unique positions within it: demonstratively approving like Sturtevant, openly provocative in their display of nudity and sexuality like Dorothy Iannone and Evelyne Axell, through demonstrative self-dramatization like VALIE EXPORT, or furious and explosive like Niki de Saint Phalle.

The exhibition, initiated by MAMAC Nice and previously shown at the Kunsthalle zu Kiel, anchors Pop Art in Europe, explores links with the North American movement, especially in New York, and also examines Austrian Pop Art tendencies at Kunsthaus Graz. At a time when the US economy was prospering, its big cities glittering with lights, Vienna remained a dark and dirty place, struggling with the consequences of the Second World War. Until 1973 the euphoric Pop Art movement manifested itself in Austrian art in a rudimentary, marginal way, at times subliminally – in the weightless and flattened body silhouettes of Kiki Kogelnik, for instance, and the erotic, dreamlike yet equally brutal woodcuts of Auguste Kronheim, the fragmented and re-arranged advertising images and abstract compositions of Ingeborg G. Pluhar or the parasitic projects of Angela Hareiter, whose experimental architectural approaches are located at the interface with art.

Amazons of Pop! shows in a comprehensive way just how complex and heterogeneous women artists’ contribution to the history of Pop Art is, also integrating conceptual, activist and performative approaches. At Kunsthaus Graz, the exhibition design exploits an intrinsic affinity with the origins of blob architecture and, with around 120 works by some 40 female artists, superheroes and icons from various media such as painting, installation, performance, sculpture and film, encourages visitors to immerse themselves in the female world of Pop and a period of social, technological and political upheaval. It supports the successive recognition and public awareness of female Pop artists as well as a reappraisal and reassessment of conventional art history – as initiated by exhibitions such as POWER UP – Female Pop Art​ at the Kunsthalle Wien in 2010 – and takes them a step further. 

With works by Evelyne Axell, Barbarella, Brigitte Bardot, Marion Baruch, Pauline Boty, Martine Canneel, Lourdes Castro, Judy Chicago, Chryssa, France Cristini, Christa Dichgans, VALIE EXPORT, Jane Fonda, Ruth Francken, Ángela García, Angela Hareiter, Jann Haworth, Dorothy Iannone, Jodelle & Pravda La Survireuse, Corita Kent, Kiki Kogelnik, Auguste Kronheim, Kay Kurt, Nicola L., Ketty La Rocca, Natalia LL, Milvia Maglione, Lucia Marcucci, Marie Menken, Marilyn Monroe, Isabel Oliver, Yoko Ono, Ulrike Ottinger, Emma Peel, Ingeborg G. Pluhar, Martha Rosler, Niki de Saint Phalle, Carolee Schneemann, Marjorie Strider, Sturtevant, Valentina Tereshkova, May Wilson.

Lucia Marcucci – Conservo il mio posto… (1972) © Riproduzione riservata

An exhibition by MAMAC Nice in collaboration with Kunsthalle zu Kiel and Kunsthaus Graz and the support of Manifesto Expo.

Curated by: Hélène Guenin, Géraldine Gourbe, Katrin Bucher Trantow, Barbara Steiner

Venue: Space02

Opening: 21.04.2022, 7 pm

Kunsthaus Graz: 24 April to 28 August 2022

IN FIERI (Il volo della Sciamana) – 41

09 sabato Apr 2022

Posted by Lucia Marcucci in Scrittura

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Arte Contemporanea, Contemporary Art, Lucia Marcucci, Poesia Visiva, Scrittura, Visual Poetry

L‘architetto, stressato dai numerosi e facoltosi committenti nobili e borghesi, ante e post guerra, che pretendevano ville super accessoriate, lussuose di marmi, stucchi e dorature, comprò un convento isolato, diroccato e cupo per divertirsi a costruirci intorno architetture immaginarie, prive di ogni supporto consolidante, tanto che dopo alcuni anni già rovinavano invase dall’acqua e dalle piante ma tant’è che così gli piaceva: avveniva proprio il contrario di ciò che aveva dovuto fare in tanta parte della sua vita. Il complesso era un materico collage di monumenti in dimensioni ridotte captati da tutte le parti del mondo, dei ricordi assemblati in un unico spazio, teatro della vita e percorso esoterico, che metafisicamente dava la sensazione di spiazzamento, di luogo fantastico, materia e antimateria, prospettiva e fuga, sonoro e tombale… alla sua morte successe il nipote che si mise di buona lena a sistemare ciò che stava per cadere, dovette cominciare a fare le fondamenta a ciò, dopodiché continuò e tuttora continua, attraverso gli innumerevoli disegni e schizzi lasciati dall’immaginifico architetto, a costruire la Città, questa opera in fieri, opera aperta, simbolica, gotica, labirintica… il Nipote si è totalmente immerso nella sua realizzazione, è divenuto lui stesso macchina per immani magnitudine simulacra, sempre all’opera con i suoi muratori, estate e inverno: la grande macchina si espande, prende vita, respira con gli ampi polmoni, con le bocche dei mascheroni occhieggianti nella cavea del teatro, nei riflessi metafisici degli interni, nei laghetti pieni di ninfee, con il verde dei prati circondati e costretti da improbabili colonnati; è follia e arte suprema, ambigua e accattivante, varia con la luce e l’ombra, con la luna e il sole, la pioggia, la neve e il vento. Piante sempreverdi e fiori magnifici coronano l’insieme. Tutta questa macchina viene trasportata idealmente da una immensa madre terra, dea ctonia che come una polena dal seno proteso fende l’aria verso l’est, ad aspettare il sole per poi congiungersi e spirare in esso arsa dalla passione. Frotte di turisti visitano il luogo, vittime ingenue del sarcasmo intelligente del Nipote che si prende immancabilmente, ma a buon fine, gioco di loro.

© Riproduzione riservata

In primis

30 mercoledì Mar 2022

Posted by Lucia Marcucci in Opere

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Arte Contemporanea, Contemporary Art, Lucia Marcucci, Poesia Visiva, Visual Poetry

In primis (2011) | collage e acrilici su cartoncino | cm 36×50

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IN FIERI (Il volo della Sciamana) – 40

20 domenica Mar 2022

Posted by Lucia Marcucci in Scrittura

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Arte Contemporanea, Contemporary Art, Lucia Marcucci, Poesia Visiva, Scrittura, Visual Poetry

Imboccando una pista in disuso la si può percorrere con una certa difficoltà ma la meta è più vicina perché questa strada tutta buche e sassi è una scorciatoia per arrivare presto a quel vecchio borgo diroccato, invaso dall’edera e dalle ortiche le cui costruzioni in mattoni rossi oramai occhieggiano misteriosamente quasi si facessero largo a forza fra quell’intrico. Stormi di corvi parcheggiano su quelle rovinose cuspidi, poi si alzano improvvisamente in volo gracchiando a volontà e disegnando cerchi fra le nuvole basse. Greggi di turisti sono spaventati ma, con il naso all’insù, scattano immagini stupide, preziose testimonianze della loro insulsaggine e della loro idiota fiducia nei tour operators; già stanchi dei quattro passi che hanno dovuto fare per arrivare alle rovine, si raggruppano e si stringono tremanti, affamati e vocianti: chiedono acqua e salamini, patatine, birra, lasagne, vino, sedie e possibilmente anche letti. Non sanno, i meschini, cosa li aspetta: fra quelle rovine non c’è cibo, niente acqua, niente di niente, nemmeno un pisciatoio! Su molte pietre ci sono zecche a profusione lasciate dai ciuffi dei velli delle pecore, i malcapitati che si volessero sedere sarebbero assediati e succhiati da quei benedetti acari portatori di atroci malattie. Non che non lo meritassero stupidi e consumisti come sono, anzi più tormentati fossero e più contenti tornerebbero nelle loro case borghesi piene di fotografie, ricordini, rullini, CD, poster, ricamini, gingillini scaramantici. Un bel bestiario di sciocchezzuole! Così è, i tours cretini impazzano, sciami di zombi rimbecilliti invadono tutti i percorsi, le loro scorie intasano i tombini delle fogne, non c’è luogo risparmiato da questa peste, plastica e cacca, piscio e cartaccia, rullini e curegge… grassi culi imbottiti si srotolano per le strade, ciccia e involucri, cervellacci a pochi cents! Le rovine del vecchio borgo hanno, nonostante i piglianculi, resistito impavide all’assalto.

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Arte e ragione

10 giovedì Mar 2022

Posted by Lucia Marcucci in Opere

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Arte Contemporanea, Contemporary Art, Lucia Marcucci, Poesia Visiva, Visual Poetry

Arte e ragione (2010) | collage su tela | cm 70×50

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IN FIERI (Il volo della Sciamana) – 39

28 lunedì Feb 2022

Posted by Lucia Marcucci in Scrittura

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Arte Contemporanea, Contemporary Art, Lucia Marcucci, Poesia Visiva, Scrittura, Visual Poetry

Bizzarro, bello e arruffato: il ragazzo era come tanti punk a bestia, papa boys, sciamannati regolari, alcolizzati di famiglia bene, drogati per non saper che fare e così via. Era bello e intelligente ma appunto, come tanti uguali a lui, si trastullava per le strade, stava con gli amici, gironzolava, non leggeva e neanche chattava. Una sera, sul far del tramonto, si alzò un vento furioso che sbatteva cartelloni, impalcature, alberi e tegole una delle quali cadde sulla testa del bel ragazzo sconclusionato; il forte colpo fu per lui come una scossa elettrica, subitaneo fu il risveglio, gli occhi gli si aprirono sul mondo circostante e videro tutto in modo diverso, cominciarono a osservare limpidamente, senza più i veli di nebbia che fino allora non glielo avevano permesso. Smise di essere punk, papa boys, drogato e alcolizzato, si riscrisse a ingegneria, andò perfino a Pittsburgh dove frequentò un corso di specializzazione di fisica quantistica in rapporto alla sociologia, tornò in Italia, stette per qualche tempo senza far niente… trovò lavoro da bidello in un asilo. Il colpo avuto anni addietro funzionò ancora: infatti fu, per tutta la sua vita, un bidello modello.

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Penso che…

18 venerdì Feb 2022

Posted by Lucia Marcucci in Opere

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Arte Contemporanea, Contemporary Art, Lucia Marcucci, Poesia Visiva, Visual Poetry

Penso che… (1972) | tempera e collage su cartoncino | cm 36×25

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La Poesia Visiva / The Visual Poetry

08 martedì Feb 2022

Posted by Lucia Marcucci in Scrittura

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Arte Contemporanea, Contemporary Art, Lucia Marcucci, Poesia Visiva, Scrittura, Visual Poetry

Dal 1964 ad oggi si è scritto molto sul «fenomeno» Poesia Visiva: dopo un primo momento di smarrimento dei critici ufficiali (é pittura?, é poesia? o cos’altro?), sulla scia di pochi coraggiosi – Gillo Dorfles, Vincenzo Accame, Luciano Cherchi – e degli stessi poeti visivi, si sono poi, verificate straordinarie rincorse di partecipazioni critiche. Ma la Poesia Visiva è un fenomeno scomodo e continua ad esserlo. Nata da un’esigenza di «minuscolo», cioè di un mezzo artistico più vicino al pubblico, di un linguaggio comune e di un rapporto con i mezzi di comunicazione in uso (prelievo e ritorsione dei messaggi per mirare a connotazioni ideologiche, filosofiche, politiche per un’azione immunizzatrice e di denuncia del negativo nel contesto sociale attraverso l’elaborazione di immagini e di slogans estratti dalla stampa, dalla pubblicità, dai giornali sportivi, dal linguaggio politico, ecc.) è approdata a un vero e proprio genere, autonomo, «nuovo». La programmazione culturale e i piani estetici sono stati sconvolti, nonostante che il sistema abbia tentato più volte di emarginarla e di ridurla al silenzio. La Poesia Visiva ha realizzato un accordo, un’osmosi con i prodotti dei mass-media, privilegiando l’aspetto iconico su quello grafico-tipografico: per la poesia lo strumento gutenberghiano si era già da tempo dimostrato insufficiente, per la visione iconografica la tela dipinta non «teneva» più, occorreva trovare altri spazi, nuove dimensioni, un nuovo linguaggio comprensivo dei due ambiti. L’aspetto iconico ha indubbiamente più presa, incide emozionalmente e coinvolge, penetra e riaffiora nella memoria, si ripropone nel tempo, sulle lunghe distanze: di qui, il privilegio. E l’«osmosi» coi mass-media è in effetti una carica di esplosivo, che, ad un’attenta lettura si rivela minante il Sistema. Il «fenomeno scomodo» continua, oggi, la sua critica alle abitudini, al conformismo e all’anti-conformismo; stimola ad una presa di coscienza del momento storico altamente negativo e altamente positivo (aspetti questi che emblematicamente ed evidentemente si concretizzano nel quotidiano), cerca di esorcizzare il mito e il futuribile rito computeristico (come tenta di fare il mio lavoro odierno, anche attraverso un linguaggio risalente agli antichi segni dell’uomo). La decifrazione del fenomeno e del suo codice si fa più ardua, non può e non vuole essere più garante di una rapida decriptazione, ha necessità di una attenta lettura; la sua scomodità è programmata a garanzia, appunto, di una non banalità, di una difficoltà e serietà di ricerca anche tecnica, manuale. Negli ultimi anni troppi sono stati gli imitatori, troppe le contraffazioni (le facili contraffazioni!): il vuoto, la superficialità andavano dilagando a scapito della stessa Poesia Visiva. E troppe anche le maniere o i modi di denominazione che via, via, hanno disorientato e sviato il lettore-fruitore bombardato dalle tante mostre di «visuale», «linguaggio e scrittura», «scrittura», «nuova scrittura», «poesia visuale», ecc. La Poesia Visiva é e resta un fenomeno autonomo, a se stante; una nuova forma d’arte, non un qualcosa di ibrido o d’intermedio. Non può essere più confinata nello sperimentalismo – come alcuni continuano erratamente a sostenere – che tenterebbe di darle un ruolo inefficace, non é, ormai fortunatamente, neppure avanguardia. Il suo codice di comunicazione è ora nello spazio costitutivo dell’arte.

Settembre 1984

Lucia Marcucci

From 1964 to today, much has been written about the “phenomenon” Visual Poetry: after an initial moment of bewilderment by the official critics (is it painting?, is it poetry? Or what else?), In the wake of a few brave people – Gillo Dorfles, Vincenzo Accame, Luciano Cherchi – and of the visual poets themselves, there have been extraordinary chases of critical participations. But Visual Poetry is an uncomfortable phenomenon and continues to be. Born from a need for “minuscule”, that is, an artistic medium closer to the public, a common language and a relationship with the means of communication in use (collection and retaliation of messages to aim at ideological, philosophical, political connotations for an immunizing action and denouncing the negative in the social context through the processing of images and slogans extracted from the press, advertising, sports newspapers, political language, etc.) has landed in a real genre, autonomous , “new”. The cultural programming and the aesthetic plans have been upset, despite the fact that the system has tried several times to marginalize it and reduce it to silence. Visual Poetry has achieved an agreement, an osmosis with the products of the mass media, favoring the iconic aspect over the graphic-typographic one: for poetry the Gutenbergian instrument had already proved insufficient for some time, for the iconographic vision the canvas painted no longer “held”, it was necessary to find other spaces, new dimensions, a new language inclusive of the two areas. The iconic aspect undoubtedly has more hold, affects emotionally and involves, penetrates and resurfaces in the memory, recurs over time, over long distances: hence the privilege. And the “osmosis” with the mass media is in fact a charge of explosives, which, upon careful reading, proves to undermine the system. The “uncomfortable phenomenon” continues today its critique of habits, conformism and anti-conformism; stimulates an awareness of the highly negative and highly positive historical moment (these aspects that emblematically and evidently materialize in everyday life), tries to exorcise the myth and the future computeristic rite (as my work today tries to do, also through a language dating back to the ancient signs of man). The deciphering of the phenomenon and its code becomes more difficult, it cannot and does not want to be the guarantee of a rapid decryption, it needs a careful reading; its inconvenience is programmed to guarantee, in fact, a non-banality, a difficulty and seriousness of research, including technical, manual. In recent years there have been too many imitators, too many counterfeits (easy counterfeits!): Emptiness, superficiality were spreading to the detriment of Visual Poetry itself. And too many manners or ways of naming that way, way, have confused and misled the reader-user bombarded by the many exhibitions of “visual”, “language and writing”, “writing”, “new writing”, “visual poetry”, etc. Visual Poetry is and remains an autonomous phenomenon, in its own right; a new form of art, not something hybrid or intermediate. It can no longer be confined to experimentalism – as some continue to erroneously maintain – which would try to give it an ineffective role, it is fortunately not even avant-garde by now. Its communication code is now in the constitutive space of art.

September 1984

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Lucia Marcucci – Poesia Visiva

La mia poetica consiste, attraverso la parola e il segno, nella rielaborazione letteraria e pittorica, ma soprattutto critica, dei mass media (immagini, slogans, linguaggi variamente persuasori e mistificatori del sistema sociale contemporaneo).

My poetics consists, through the word and the sign, in the literary and pictorial, but above all critical, reworking of the mass media (images, slogans, variously persuasive and mystifying languages ​​of the contemporary social system).

Ma poétique consiste, à travers le mot et le signe, dans le remaniement littéraire et pictural, mais surtout critique, des médias de masse (images, slogans, langages diversement persuasifs et mystifiants du système social contemporain).

Meine Poetik besteht mittels Wort und Zeichen aus der literarischen und bildnerischen, vor allem aber kritischen Aufarbeitung der Massenmedien (Bilder, Parolen, unterschiedlich überzeugende und mystifizierende Sprachen des zeitgenössischen Gesellschaftssystems).

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