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LUCIA MARCUCCI

LUCIA MARCUCCI

Archivi tag: Giuseppe Chiari

Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo

25 martedì Feb 2025

Posted by Lucia Marcucci in Eventi

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Adriano Spatola, Aldo Mondino, Alighiero Boetti, Arte Contemporanea, Carla Accardi, Contemporary Art, Gino De Dominicis, Giosetta Fioroni, Giuseppe Chiari, Ketty La Rocca, Lia Drei, Lucia Marcucci, MAMbo, Maurizio Cattelan, Michelangelo Pistoletto, Mirella Bentivoglio, Nanni Balestrini, Piero Manzoni, Poesia Visiva, Tomaso Binga, Vincenzo Agnetti, Visual Poetry

La dimensione ironica carica di potere immaginativo di Bruno Munari, l’irriverenza di Piero Manzoni, la vertigine del paradosso di Gino De Dominicis. L’ironia si intreccia con la sfera politica con Piero Gilardi e Michelangelo Pistoletto, la sfida agli stereotipi femminili di Tomaso Binga e Mirella Bentivoglio, la sperimentazione linguistica del nonsense di Adriano Spatola e Giulia Niccolai. Con Maurizio Cattelan, Paola Pivi e Francesco Vezzoli l’accostamento contraddittorio tra soggetti e situazioni sfrutta l’ironia per svelare le incongruenze del presente, mentre Chiara Fumai e Italo Zuffi con le loro opere smascherano le regole non scritte del sistema dell’arte. E poi ancora il duo artistico Eva e Franco Mattes che, attingendo al linguaggio dei meme diffusi in modo massivo sul web, rivelano una forma umoristica che caratterizza oggi la rete.

Pensata per gli spazi della Sala delle Ciminiere, con più di 100 opere e documenti d’archivio di oltre 70 artisti, l’esposizione attraversa un arco di tempo di circa settant’anni – dagli anni Cinquanta a oggi – proponendosi di ripercorrere la storia dell’arte italiana tramite il tema dell’ironia.

Già nel mondo antico con la figura di Socrate, l’ironia è “l’arte di fare domande”: uno strumento del tutto unico, che permette all’essere umano di avere uno sguardo più lucido e disincantato sulla realtà, poiché in grado di svelarne anomalie e contraddizioni. Tramite giochi umoristici, parodie e battute di spirito l’ironia diventa anche antidoto, alternativa divertente e arguta per proteggere l’essere umano da ciò che lo affligge.

Ironico di per sé, il titolo della mostra richiama infatti l’apparente semplicità del fenomeno svelandone al contempo l’intrinseca complessità. Una contraddizione che diventa gioco a tutti gli effetti e che invita il pubblico a interrogarsi sulla natura del linguaggio, sui luoghi comuni che lo accompagnano e, allo stesso tempo, sul modo in cui questi influenzano la nostra osservazione e interpretazione del mondo che ci circonda.

Artiste e artisti italiani di più generazioni hanno condiviso una strategia estetica ed esistenziale anti-tragica che abbraccia lo “scherzo cosmico” della realtà.
Questo contesto critico e immaginativo è raccontato in mostra dallo sviluppo di macro-aree tematiche, utili nell’illustrare le diverse declinazioni dell’ironia e la trans-storicità del fenomeno: il paradosso, il suo legame con il gioco, l’ironia come arma femminista di criticaal patriarcato e all’ordine sociale italiano, la sua relazione con la mobilitazione politica, l’ironia come forma di critica istituzionale, come pratica di nonsense e infine come dark humor.

Artiste e artisti in mostra
Carla Accardi, Vincenzo Agnetti, Enrico Baj, Nanni Balestrini, Riccardo Baruzzi, Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Luther Blissett, Alighiero Boetti, Monica Bonvicini, Benni Bosetto, Marcella Campagnano, Maurizio Cattelan, Guendalina Cerruti, Giuseppe Chiari, Daniela Comani, Roberto Cuoghi, Giorgio De Chirico, Giuseppe De Mattia, Gino De Dominicis, Antonio Donghi, Donne/Immagine/Creatività, Lia Drei, Pablo Echaurren, Roberto Fassone, Lara Favaretto, Giosetta Fioroni, Chiara Fumai, Alberto Garutti, Aldo Giannotti, Piero Gilardi, Piero Golia, Gruppo XX, Ketty La Rocca, Sergio Lombardo, Arrigo Lora Totino, Lina Mangiacapre, Piero Manzoni, Lucia Marcucci, Eva Marisaldi, Eva & Franco Mattes, Fabio Mauri, Maurizio Mercuri, Marisa Merz, Aldo Mondino, Liliana Moro, Bruno Munari, Giulia Niccolai, Valerio Nicolai, Giancarlo Norese, Luigi Ontani, Rosa Panaro, Clemen Parrocchetti, Pino Pascali, Diego Perrone, Cesare Pietroiusti, Marinella Pirelli, Michelangelo Pistoletto, Paola Pivi, Lisa Ponti, Emilio Prini, Carol Rama, Silvia Rosi, Cinzia Ruggeri, Salvo, Alberto Savinio, Greta Schödl, Lorenzo Scotto di Luzio, Enrico Scuro, Davide Sgambaro, Adriano Spatola, Aldo Spoldi, Alessandra Spranzi, Valentina Tanni, Federico Tosi, Franco Vaccari, Francesco Vezzoli, Patrizia Vicinelli, Italo Zuffi.

A cura di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni

Galleria d’Arte Moderna di Bologna – MAMbo | Bologna | 6/02/2025 – 7/10/2025

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Global Visual Poetry: traiettorie transnazionali nella Poesia Visiva

25 martedì Feb 2025

Posted by Lucia Marcucci in Eventi

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Achille Bonito Oliva, Alain Arias-Misson, Betty Danon, Contemporary Art, Emilio Isgrò, Eugenio Miccini, Giuseppe Chiari, Jean-François Bory, Lamberto Pignotti, Lucia Marcucci, Luciano Caruso, Luciano Ori, Luigi Tola, Maria Lai, Michele Perfetti, Poesia Visiva, Raffaella Perna, Rodolfo Vitone, Sarenco, Tomaso Binga, Visual Poetry

a cura di Raffaella Perna

La mostra Global Visual Poetry 1950-1980 è concepita per porre in luce il carattere transnazionale della Poesia Visiva, una tra le correnti artistiche più incisive del secondo Novecento, che ha saputo raccogliere l’eredità delle prime avanguardie per aprirsi, sin dall’esordio, al dialogo tra culture e paesi diversi, superando barriere geografiche e identitarie nella prospettiva di un’arte inclusiva e socialmente impegnata. Con oltre duecento opere, l’esposizione propone uno sguardo trasversale sulla ricerca di esponenti legati alle diverse sperimentazioni verbo-visive emerse, su scala globale, a partire dal secondo dopoguerra dalla Poesia Concreta alla Poesia Visiva, dalla Poesia oggettuale alla Nuova Scrittura con l’obiettivo di evidenziare l’affinità e la coerenza di poetica di artisti e artiste attivi in questo filone di ricerca in varie regioni del mondo, al di fuori del canone eurocentrico. La poesia concreta, come affermava, Max Bense nel 1965, “non separa le lingue, ma le unisce, le mescola”, ed è per tale ragione che sin dalle origini questa corrente si è diffusa sul piano internazionale in modo capillare e ha attratto autori operanti in Sud e Nord America, in Germania, Francia, Italia, Svizzera, Portogallo, Cecoslovacchia o Giappone. La mostra pone l’accento, in particolare, sul ruolo cruciale e pionieristico della Poesia Visiva, nelle sue varie declinazioni, nel dibattito sugli effetti sociali prodotti dalla cultura di massa ai tempi del boom economico e sulla posizione critica assunta dai poeti visivi nei confronti del consumismo e delle derive del capitalismo. La precoce attenzione verso l’ambiente e la questione ecologica, le convinzioni apertamente pacifiste, la denuncia della condizione marginale della donna, la critica nei confronti del colonialismo e dell’egemonia dell’Occidente, l’interesse verso gli squilibri economici e sociali legati al miracolo economico sono questioni al cuore della Poesia Visiva, che contribuiscono alla sua attualità e alla sua odierna e crescente fortuna critica. Partendo dalla realtà locale dei propri paesi di origine, gli artisti attivi in questa corrente non hanno mancato di misurarsi con i problemi sollevati dalla globalizzazione e di guardare oltre i confini nazionali, schierandosi contro la guerra in Vietnam o denunciando le condizioni di povertà vissute da popoli oppressi. L’esposizione indaga il carattere interdisciplinare e gli sconfinamenti verbo-visuali sviluppati da questa tendenza: nella Poesia Visiva infatti la parola si fa spazio, immagine e corpo, entra in una dimensione ibrida, basata sull’incrocio tra la qualità visiva, ottico-percettiva, tattile e sonora della parola, al fine di risignificare il linguaggio e offrire nuovi possibili modi di guardare la realtà. L’attitudine sperimentale e l’urgenza di uscire dagli steccati disciplinari sono tratti peculiari della Poesia Visiva, che avvicinano i percorsi dei tanti artisti attivi in Italia a quelli di autori presenti in altri Paesi del mondo all’interno della complessa e ramificata galassia verbo-visuale.

Lucia Marcucci – Pax (1979)


Le istanze decoloniali e pacifiste, insieme all’attenzione per l’ambiente e alla critica al consumismo, sono i temi centrali della mostra: questioni, queste ultime, che nell’orbita della Poesia Visiva vanno di pari passo con la scelta di praticare un’arte della leggerezza, fatta di mezzi semplici, quotidiani, “poveri”, con opere spesso di piccolo formato, facili da disseminare e capaci, anche in virtù di questo, di oltrepassare i canali elitari dell’arte e di sottrare il linguaggio al logorio dell’abitudine per rivivificarlo.

Il percorso espositivo si articola attraverso tre grandi sezioni che, pur intersecandosi tra loro, rispondono alle diverse traiettorie emerse nella più ampia costellazione della Poesia Visiva: la ricerca di matrice tipografico-concreta, dove la lettera si fa materia plastica per costruire complesse architetture grafiche e fitte tessiture di lettere e segni alfabetici; la sperimentazione sul montaggio e il collage, intesa come pratica per criticare, dall’interno, la comunicazione mass-mediatica attraverso l’ironia e lo straniamento; la scrittura-corpo, dove la parola è la traccia palpabile del gesto dell’autore e, come un sismografo, registra l’andamento dei movimenti e le vibrazioni della scrittura manuale. Benché diverse dal punto di vista stilistico ed estetico, queste tre direttrici s’intrecciano, sino talvolta a sovrapporsi, perché condividono lo stesso slancio utopico, teso a riformulare il linguaggio per avvicinarlo alle urgenze della collettività e per sfidare il senso di vuoto proposto dalla ‘società dello spettacolo’. Nella Poesia Visiva, affermava Eugenio Miccini, c’è “una forza che le viene dalla sua utopia, dalla sua previsione ideologica di una nuova dimensione antropologica, dal tentativo, quindi, di riavvicinare e ricongiungere – agendo sulla coscienza dell’uomo – l’estetica e la vita”. Ed è in questo serrato dialogo tra poesia, immagine e utopia sociale che la Poesia Visiva lascia oggi l’eredità forse più preziosa.

(testo di Raffaella Perna)

18 febbraio – 15 giugno 2025

Dicastero per la Cultura e l’Educazione | piazza Pio XII, 3/3 | Città del Vaticano

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Happening

02 sabato Dic 2023

Posted by Lucia Marcucci in Archivio documenti, Performances

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Arte Contemporanea, Contemporary Art, Emilio Isgrò, Germano Celant, Giangiacomo Feltrinelli, Giuseppe Chiari, Gruppo '70, Ketty La Rocca, Lamberto Pignotti, Lucia Marcucci, Luciano Ori, Performances, Poesia Visiva, Visual Poetry

Happening (1966) | Libreria Feltrinelli | Firenze

Da sinistra: Germano Celant, Luciano Ori, Emilio Isgrò, Lucia Marcucci, Lamberto Pignotti, Giangiacomo Feltrinelli. In basso: Giuseppe Chiari e Ketty La Rocca.

Libreria Feltrinelli – Happening (1966)

© Riproduzione riservata

Gruppo 70. Una guerriglia verbo-visiva

06 venerdì Ott 2023

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Antonio Bueno, Arte Contemporanea, Contemporary Art, Eugenio Miccini, Giuseppe Chiari, Gruppo '70, Ketty La Rocca, Lamberto Pignotti, Lucia Marcucci, Luciano Ori, Poesia Visiva, Visual Poetry

A sessant’anni dalla nascita del Gruppo 70 la galleria Frittelli arte contemporanea inaugura la mostra Gruppo 70. Una guerriglia verbo-visiva, a cura di Raffaella Perna, concepita per porre in luce l’attualità di uno dei movimenti più radicali della scena artistica italiana degli anni Sessanta.

L’esposizione propone uno sguardo trasversale sulla ricerca degli esponenti del gruppo e mette in dialogo i lavori di Antonio Bueno, Giuseppe Chiari, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Eugenio Miccini, Luciano Ori e Lamberto Pignotti, con l’obiettivo di evidenziarne affinità e coerenza di visione estetica e politica. La mostra pone l’accento, in particolare, sul ruolo cruciale e pionieristico del Gruppo 70 nel dibattito sugli effetti visivi e sociali prodotti dalla cultura di massa ai tempi del boom economico e sulla posizione antagonista assunta dai poeti visivi nei confronti delle derive del capitalismo.

L’attenzione nei confronti dell’ecologia, la denuncia del sessismo e del ruolo subalterno della donna nella cultura patriarcale, la critica nei confronti del pensiero colonialista e dell’egemonia dell’Occidente, le convinzioni apertamente pacifiste, l’interesse verso gli squilibri economici e sociali dovuti al miracolo economico sono tematiche al cuore della poetica del Gruppo 70, contribuiscono alla sua attualità e al rinnovato interesse critico emerso anche in ambito internazionale nei confronti di questa corrente.

L’esposizione indaga, inoltre, il carattere interdisciplinare e gli sconfinamenti verbo-visuali del Gruppo 70: in mostra, numerosi collage, fotografie, materiali d’archivio, filmati e libri d’artista documentano il forte interesse del gruppo nei riguardi non soltanto del dialogo fra immagine e parola, ma anche l’apertura verso i territori della performance, del teatro, del cinema, della musica e del fumetto.

Gruppo 70. Una guerriglia verbo-visiva

In occasione dell’esposizione si svolgerà un ciclo di eventi legati alla Poesia visiva, tra cui una serie di incontri e tavole rotonde con studiose e studiosi, artiste e artisti e curatrici e curatori, proiezioni di filmati dell’epoca. Durante i mesi della mostra, la galleria ospiterà inoltre un focus espositivo dedicato ad artisti e artiste in dialogo stretto con i componenti del Gruppo 70.

A cura di Raffaella Perna

Frittelli Arte Contemporanea – 07.10.2023 – 19.01.2024, Firenze

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Lucia Marcucci. L’OFFESA [testo curatoriale di Francesca Verga]

10 sabato Giu 2023

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Antonio Bueno, Ar/Ge Kunst, Arte Contemporanea, Contemporary Art, Dorothy D. Lee, Eugenio Miccini, Francesca Verga, Frida Carazzato, Giuseppe Chiari, Gruppo '70, Lamberto Pignotti, Lucia Marcucci, Museion, Poesia Visiva, Poesie e no, Visual Poetry, Zasha Colah

È il 1964 e l’artista Lucia Marcucci (Firenze, 1933) crea il lavoro Il fidanzato in fuga, un collage su cartoncino che raffigura tre tute spaziali che si reggono in piedi da sole, come agganciate a dei manichini, senza corpo. Il collage recita: Paradiso extraterrestre della donna, il fidanzato in fuga nello spazio. Una frase ironica e provocatoria che denuncia la condizione della donna contemporanea e porta avanti la sua esigenza di libertà e trasgressione, all’interno di una società ossessionata dai progressi scientifici e tecnologici e a quel tempo in costante ascesa verso la “conquista” dello spazio. L’anno seguente, Lucia Marcucci, come parte del Gruppo ’70, con Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti e Antonio Bueno, affigge manifesti per poi strapparli, come il manifesto L’Offesa, durante le loro poesie-spettacolo Poesie e no (1964-1967). Si tratta di una serie di happening multimediali contenenti poesie e materiali di matrice extra-letteraria. Questi eventi, in particolare Poesie e no 3 (1965), coinvolgevano diversi linguaggi: letture di poesie, rubriche giornalistiche, slogan, estratti di romanzi, proiezione di film sperimentali, e altre azioni effimere e volatili sotto le musiche di Giuseppe Chiari. Il tutto assemblato in un collage cubista di parole e recite, spezzoni, ritagli, scarti e rifiuti, che si allontana da una costruzione lineare dei contenuti.

Lucia Marcucci – Il fidanzato in fuga (1964)

Aveva scritto sul pensiero non lineare anche Dorothy D. Lee (1905-1975), all’interno del testo “Lineal and Nonlineal Codifications of Reality” (1950), che Marcucci amava citare¹. In questo testo, l’antropologa americana prendeva da esempio l’interruzione del “filo del discorso” per le persone che vivono nelle isole Trobriand, accettata come qualcosa di non disturbante in una cultura caratterizzata dall’assenza di una continuità lineare. Il pensiero occidentale che Marcucci contesta e critica si è invece illuso che la linea sia la strada, che la pianificazione lineare sia il successo, sempre più assetato di un progresso rettilineo. In questa concezione capitalistica non resta spazio per il fallimento, in quanto interruzione di un movimento concepito linearmente. Ma è così importante leggere la realtà attraverso la presenza della linea e arrivare in un punto all’orizzonte in un preciso momento?

Lucia Marcucci sembra porsi gli stessi quesiti di Dorothy D. Lee, immergendo le sue opere in una traccia che non è un collegamento tra due punti ma si muove, fonte di continue influenze e macchie, percorsi autonomi, indietreggiamenti, fallimenti e contestazioni. I suoi collage, così come i lavori di cinepoesia, la tecnica di montaggio non lineare, in particolare Volerà nel ’70 (1965) e Pugni, Pistole e Baci (1966), ricordano a molti i film di Pedro Almodóvar, una composizione non lineare che immerge passato e presente nella narrazione. Sempre Dorothy D. Lee aveva fatto riferimento ai verbi trobriandesi come atemporali². In queste concezioni, storia e realtà sono sempre presenti, dando senso alle azioni attuali. E così gioca Marcucci: tagliando e frugando nel proprio passato e in quello che è a nostra disposizione nei linguaggi della comunicazione di massa, immergendoci in una rilettura critica del presente.

Lucia Marcucci si è distinta per il rovesciamento della parola poetica, che è diventata parte delle lotte femministe negli anni Sessanta. Quello che l’artista definisce come “rispedire il lessico al mittente” significa portare avanti, attraverso l’ironia nel linguaggio, un riscatto critico sugli stereotipi, sul genere e gli assunti che regolavano la rappresentazione del corpo femminile, sulle forme e abitudini imposte dalla società capitalistica. L’artista ha svelato l’insensatezza e il vuoto ideologico che si cela dietro la comunicazione di massa, soprattutto sui temi di attualità. Bleah!!! (1967), opera in vetro dipinto e civetta di giornale, sembrava a quel tempo l’unica risposta plausibile: il dissenso.

Lucia Marcucci – Bleah!!! (1967)

Nel 1965 Lamberto Pignotti pubblica l’antologia di poesia visiva nella collana “Il Dissenso” (casa editrice Sampietro di Bologna). Si tratta di quattro volumi contenenti al loro interno frammenti di poesia visiva, da mescolare come un mazzo di carte. Da questo momento il libro si estroflette, esplode nello spazio circostante e fa vivere il verbo al di fuori del suo contenitore. Non c’è più la parola su carta ma, come nell’opera di Lucia Marcucci, si riporta la parola nelle strade, nelle piazze, nelle vie e nei luoghi dove si svolgeva la relazione civica, e con essa i corpi. Ma che ruolo aveva (e ha) il corpo, la sua percezione, il gesto e il linguaggio, all’interno della lotta poetica?

Per il novantesimo compleanno dell’artista, la mostra L’Offesa ad Ar/Ge Kunst (9 giugno – 30 luglio 2023), curata da Francesca Verga e Zasha Colah, ripercorre alcuni lavori dell’artista tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta in prestito dall’Archivio Lucia Marcucci e la Galleria Frittelli Arte Contemporanea. La mostra ridiscute come la parola, la pubblicità, i media e la carta sono state messe in discussione negli anni Sessanta e Settanta attraverso una pratica militante che intensifica la presenza verbale e corporale. È attraverso il corpo e la parola che si riscopre la validità poetica del segno e la sua valenza immaginifica.

Vengono esposti alcuni lavori realizzati a partire dagli anni Sessanta sul versante verbo-visuale della poesia tecnologica, poesia auditiva, della cinepoesia (come le opere: Volerà nel ’70 del 1965 e poesia auditiva del 1970), collage su cartoncino e tecniche di montaggio non-lineari. Insieme a questi, gli acrilici su locandina e i manifesti, come Sigh (1968), Waah! (1968), Boh, eh (1970), costituiscono un punto cardine nel manifestare il dissenso politico e sociale in chiave poetica. Inoltre, si ripercorre il ritorno alla manualità degli anni Settanta, ne sono ad esempio le impronte del corpo dell’artista sulle tele emulsionate. Ma anche i getti, segni e parole sulle sue tavole didattiche realizzate negli anni Novanta riconfermano l’interesse dell’artista nei sezionamenti viscerali del corpo e la connessione tra questo e la parola, che continua a farsi gioco dei contesti scientifici.

Lucia Marcucci – Io sarò, qui, poeta (1995)

La mostra L’Offesa ad Ar/Ge Kunst sviluppa inoltre una riflessione critica sulla contemporaneità mettendo alcune opere di Lucia Marcucci in dialogo con le voci di altre artiste. L’artista Wissal Houbabi porta un lavoro audio visuale e installativo nello spazio del dissenso e delle lotte antirazziali dell’attuale società; Elena Biserna con le score The Resounding Flâneuse e la passeggiata Feminist Steps (9-10 giugno 2023, Bolzano), esplora le esperienze (uditive) della città notturna da una prospettiva di genere; all’interno di Bolzano Danza, la danzatrice Annamaria Ajmone e la musicista Laura Agnusdei presentano Bleah!!! (20-21 luglio 2023, Parco dei Cappuccini, Bolzano) una partitura che mescola gesto e suono lavorando su assemblaggi e ribaltamenti sul piano temporale, spaziale, autoriale.

La mostra ad Ar/Ge Kunst si completa con la mostra Lucia Marcucci. Poesie e no presso Museion, Bozen/Bolzano, curata da Frida Carazzato. Le due personali gravitano intorno all’esperienza che ha dato vita all’happening di Poesie e no. Il collage di segni visivi e linguistici che caratterizza questa serie di performance ha permesso alle due istituzioni di sviluppare due filoni complementari del lavoro di Marcucci: da una parte l’indagine sul linguaggio a partire dalla critica alla società dei consumi che trova spazio a Museion, dall’altra la presenza del verbo e corpo nella militanza, attraverso una lettura attuata anche da voci contemporanee nella mostra ad Ar/Ge Kunst.

In questa pubblicazione Novellas #2, Marcucci ci introduce al pensiero non lineare della poesia visiva, che coinvolge un nuovo linguaggio in grado di riprendere coscienza della realtà sociale e politica nella quale l’artista si trova. Si tratta di un testo scritto nel 1973 che viene riportato assieme a una serie di racconti più recenti, parte del romanzo IN FIERI iniziato da Lucia Marcucci nel 2007; un collage di storie e notizie, un pensiero in corso, interminabile, ultimato un giorno soltanto dai limiti del corpo.

In occasione delle due mostre, il laboratorio di comunicazione visiva (Exhibition Graphic Design: processes of cultural practice) della Facoltà di Design e Arti della Free Università di Bozen-Bolzano (docente e workshop leader Elisa Pasqual, con Gianluca Camillini e Gerhard Gluher), ha sviluppato sette progetti di comunicazione che espandono in chiave contemporanea temi presenti nel lavoro di Lucia Marcucci e del Gruppo ‘70. La mostra del laboratorio inaugurerà il 9 giugno alle 18:00 alla Free Università di Bozen-Bolzano.

A completamento del lavoro di Marcucci, si segnala inoltre la mostra Ri-Materializzazione del Linguaggio presso la Fondazione Antonio dalle Nogare, Bolzano, che ospita delle sue opere. Il giorno 09.06.2023 alle ore 20:00 si svolge inoltre un talk dell’artista Nora Turato a conclusione di questa mostra.

[Testo di Francesca Verga]

A cura di Francesca Verga e Zasha Colah 

Ar/Ge Kunst, Bolzano/Bozen, 09.06.2023 – 29.07.2023

¹ Lee, Dorothy, “Lineal and Nonlineal Codifications of Reality,” in Symbolic Anthropology: A Reader in the Study of Symbols and Meanings, Dolgin, Janet L., Kemnitzer, David S., and Schneider, David M. (eds.), New York: Columbia University Press, 1977: 151-64.

² Dorothy Lee (1959) “Being and value in a primitive culture” and “Codifications of reality: Lineal and nonlineal”. In Freedom and Culture, pp. 89-120. Prentice-Hall, Inc.

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Lucia Marcucci. POESIE E NO [testo curatoriale di Frida Carazzato]

10 sabato Giu 2023

Posted by Lucia Marcucci in Eventi

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Antonio Bueno, Arte Contemporanea, Contemporary Art, Emilio Isgrò, Enrico Sirello, Eugenio Miccini, Frida Carazzato, Giuseppe Chiari, Gruppo '70, Lamberto Pignotti, Lotta Poetica, Lucia Marcucci, Marcatrè, Mart, Mirella Bentivoglio, Museion, Paolo della Grazia, Paul de Vree, Poesia Visiva, Poesie e no, Romana Loda, Sarenco, Scrittura, Sylvano Bussotti, Tèchne, Visual Poetry

In un’Italia in pieno fermento da boom economico e che vibra assieme ad altri paesi per i movimenti studenteschi e pacifisti del ’68, gli artisti e le artiste non potevano certo esprimersi secondo i mezzi tradizionali, ma rispondono a questo movimento con un nuovo linguaggio tecnologico e puntando su una nuova definizione di interdisciplinarità. La parola acquista attenzione e diventa non solo un veicolo, ma si fa oggetto che può essere usato da chiunque – in particolare anche da chi prima ne era priva – e in spazi sempre diversi. È una parola poetica, perché poesis produce spazi, immagini, opere ma è anche altro. Una congiunzione semplice – e – ne amplia le possibilità. Poesie e no vede diverse albe nel 1963 in particolare una versione in un teatro di Livorno gestito da un padre gesuita. Si tratta di una performance in cui una giovane Lucia Marcucci che vive pienamente gli effetti del secondo dopoguerra, assieme a Giuseppe Chiari e Sylvano Busotti che ne curano la musica, Antonio Bueno, Lamberto Pignotti ed Eugenio Miccini con la regia di Enrico Sirello, mette in scena una poesia-spettacolo. Seguiranno altre presentazioni in giro per l’Italia, e altri interpreti-attori si aggiungeranno (per esempio Emilio Isgrò). In scena, oltre ai brani alternati da poesie, citazioni letterali e pubblicità raccolte in copioni, si aggiungono diversi oggetti, ma anche dei poster tecnologici di Marcucci che verranno strappati nel corso della performance. Il collage visivo e sonoro di Poesie e no, è da una parte una sorta di innesto della ricerca del linguaggio sulla scia della tradizione dada e futurista attuata dal Gruppo ’70, di cui Lucia Marcucci è stata parte. Ma è anche espressione dell’indole “non lineare” dell’artista che, come si legge nella sua biografia, afferma “le abitudini mi annoiano, sapere già cosa potrà succedere mi irrita, ho bisogno di pensieri avventurosi, anche nelle piccole cose di tutti i giorni”.

Lucia Marcucci – Passione e miliardi (1966) – Collezione Museion, Archivio di Nuova Scrittura

Poesie e no diventa così il titolo della mostra dedicata a Lucia Marcucci, nata a Firenze nel 1933, dove ancora vive, in occasione del suo novantesimo compleanno. Un focus che ripercorrere attraverso alcuni preziosi documenti originali provenienti dal suo archivio, l’attività di scrittrice e di membro fondativo del collettivo fiorentino Gruppo 70, fino alla sua attività artistica intrapresa in maniera indipendente sul linguaggio e la poesia visiva quando oramai il gruppo si sciolse e altri incontri caratterizzarono il percorso di Marcucci, come quello con Romana Loda o Mirella Bentivoglio. In questo senso la “e” presente nel titolo della mostra e nel titolo della serie di performance che si tennero dal 1963 al 1967, testimonia questo mescolamento tra cultura “alta” e cultura “bassa”, tra linguaggio letterario e quello della quotidianità e dei mezzi di comunicazione di massa, tra testo e immagine, tra pittura e collage, tra donna oggetto e donna che diventa soggetto, tragicità e ironia.
In questo percorso attraverso il ventennio 1960-1970 di produzione di Lucia Marcucci, che fa eco in maniera esemplare alle ricerche del nucleo più ampio di opere, edizioni e ricerche dell’Archivio di Nuova Scrittura donato da Paolo della Grazia alle collezioni di Museion e MART, un accento particolare è dato alla modalità con cui l’artista ha lavorato con la parola. Per questo motivo oltre alle opere più iconiche di Marcucci quali sono i collage, la sua attività di scrittrice e di performer è portata nella mostra sullo stesso piano. Trovano così spazio le riviste con i suoi contributi, da “Tèchne” fondata da Eugenio Miccini come laboratorio dello sperimentalismo verbo-visivo, “Marcatrè” rivista di cultura contemporanea legata al Gruppo 63 a “Lotta Poetica”, fondata da Sarenco e Paul De Vree con l’obiettivo di diffondere la poesia visiva e le più recenti sperimentazioni poetiche a livello internazionale. Inoltre, le sue poesie pubblicate anche in altre raccolte, gli strumenti che hanno permesso la creazione delle cinepoesie e i bozzetti preparatori per le successive tele emulsionate o i cartelli stradali veri e propri ready-made modificati a favore della poesia. L’esplorazione della parola nelle sue diverse declinazioni parte sempre e comunque da un inequivocabile atteggiamento critico e contestatore, a volte marcatamente militante eppure, sempre ironico e libero. Queste caratteristiche hanno ispirato il display della mostra curato dallo studio grafico bruno di Venezia, che volutamente definisce uno spazio per poi attuare uno spostamento e una fuoriuscita.

Lucia Marcucci – Il paesaggio falso (1976)

Si collocano invece in un’altra parentesi temporale più vicina ai giorni nostri, le opere esposte al Piccolo Museion – Cubo Garutti. Si tratta di immagini iconiche della storia dell’arte stampate su tela e arricchite da interventi pittorici che giocano con queste immagini ampliando la loro espropriazione da parte della cultura di massa.

Testo e cura: Frida Carazzato

MUSEION, Bolzano/Bozen, 09.06.2023 – 03.09.2023

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POESIE E NO / LUNA – PARK

03 sabato Giu 2023

Posted by Lucia Marcucci in Archivio documenti, Performances

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Achille Bonito Oliva, Alberto Moretti, Antonio Bueno, Arte Contemporanea, Contemporary Art, Eugenio Miccini, Giuseppe Chiari, Guido Ziveri, Lamberto Pignotti, Lucia Marcucci, Poesia Visiva, Sylvano Bussotti, Visual Poetry

POESIE E NO / LUNA – PARK (1966) | Teatro Universitario – Salone degli Specchi | Venezia

POESIE e NO – A cura di Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti. Testi di Lucia Marcucci, Eugenio Miccini, Luciano Ori, Lamberto Pignotti. Azione pittorica di Antonio Bueno. Teatro Universitario, Ca’ Foscari, Venezia.

LUNA – PARK – Con Baj, A. Bueno, Bugli, B. Oliva, S. Bussotti, Chiari, Del Pezzo, Guala, Loffredo, L. Marcucci, Matarese, Melani, Miccini, Moretti, Paladino, Pascali, Persico, Pignotti, Raffaele, Ximenes, G. Ziveri. Salone degli Specchi, Ca’ Giustinian, Venezia.

Poesie e No / Luna – Park (1966)

© Riproduzione riservata

GRUPPO ’70

13 sabato Mag 2023

Posted by Lucia Marcucci in Scrittura

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Antonio Bueno, Arte Contemporanea, Contemporary Art, Eugenio Miccini, Giuseppe Chiari, Ketty La Rocca, Lamberto Pignotti, Lucia Marcucci, Luciano Ori, Poesia Visiva, Sylvano Bussotti, Teresa Spignoli, Visual Poetry

GRUPPO ’70 (1963-1968)

PROMOTORI:
Giuseppe Chiari, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Eugenio Miccini, Luciano Ori, Lamberto Pignotti.

LUOGO:
Firenze

PARTECIPANTI (elenco di coloro che, a vario titolo, hanno partecipato ai convegni, mostre, e/o iniziative editoriali del Gruppo):
Luciano Anceschi, Nanni Balestrini, Renato Barilli, Achille Bonito Oliva, Vinicio Berti, Antonio Bueno, Sylvano Bussotti, Gillo Dorfles, Umberto Eco, Danilo Giorgi, Alfredo Giuliani, Pietro Grossi, Angelo Guglielmi, Emilio Isgrò, Klaus Koening, Francesco Leonetti, Silvio Loffredo, Luca (Luigi Castellano), Roberto Malquori, Stelio Maria Martini, Hans-Klaus Metzger, Alberto Moretti, Gualtiero Nativi, Giulia Niccolai, Elio Pagliarani, Michele Perfetti, Antonio Porta, Edoardo Sanguineti, Giuliano Scabia, Adriano Spatola, Aldo Tagliaferri, Luigi Tola, Patrizia Vicinelli, Cesare Vivaldi, Roman Vlad, Guido Ziveri.

Logo del Gruppo ’70

Costituitosi nel maggio del 1963, in seguito al convegno Arte e comunicazione promosso da Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, Sergio Salvi e Silvio Ramat, il Gruppo ’70 è formato da una frastagliata compagine di poeti, narratori, critici, intellettuali, artisti e musicisti, per lo più legati alla scena sperimentale fiorentina, e in particolare al côté della rivista «Quartiere», all’esperienza pittorica di Nuova Figurazione (A. Bueno, V. Berti, G. Nativi, C. Cioni, S. Loffredo, A. Moretti, R. Guarnieri), alla scuola di Nuova Musica (S. Bussotti e G. Chiari). Il nucleo dei promotori è costituito in prima istanza da Lamberto Pignotti e Eugenio Miccini (i due teorici e fondatori del gruppo), ai quali si aggiungono tra il 1963 e il 1965 Giuseppe Chiari, Lucia Marcucci, Ketty La Rocca, Luciano Ori. Le premesse teoriche per la promozione del Convegno e la nascita del Gruppo si sviluppano all’interno della rivista «Quartiere», pubblicata a Firenze dal 30 giugno 1958 al 31 dicembre 1960 (prima serie), per iniziativa di Gino Gerola, Sergio Salvi, Giuseppe Zagarrio, Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini. La rivista proponeva una riflessione sul rapporto tra letteratura e società, con particolare attenzione al linguaggio e ai nuovi temi connessi allo sviluppo tecnologico e scientifico. Nel 1962, Pignotti approfondisce il discorso in due articoli apparsi sulla rivista «Questo e Altro» (L’industria che non si vede; La poesia tecnologica), nei quali, sulla scorta delle teorie estetiche di Max Bense, formula l’ipotesi di una “poesia tecnologica”, capace cioè di avvalersi dei temi, delle tecniche e dei linguaggi della comunicazione di massa per farsi interprete dei profondi cambiamenti intervenuti all’interno della società. Tema questo, che costituisce l’argomento centrale del convegno organizzato nel 1963 – Arte e comunicazione – i cui atti sono pubblicati nell’inserto «Dopotutto» curato da Pignotti e Eugenio Miccini, per la rivista «Letteratura» (adesso consultabili in La poesia in immagine / l’immagine in poesia. Gruppo 70. Firenze 1963-2013, a cura di T. Spignoli, M. Corsi, F. Fastelli, M. C. Papini, Campanotto, Pasian di Prato 2014, pp. 189-213). Il convegno – sponsorizzato dall’Azienda di Promozione Turistica – vide la partecipazione di alcuni membri del futuro Gruppo 63 (B. Barilli, U. Eco, E. Pagliarani, E. Sanguineti) oltre a numerosi esponenti della scena intellettuale e avanguardistica italiana e internazionale, tra cui L. Anceschi, G. Dorfles, P. Grossi, C. Vivaldi, R. Vlad, K. Metzger, K. Koening. Nel suo intervento, Pignotti rileva come tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta si sia verificata una standardizzazione degli stilemi tipici dell’avanguardia artistica e letteraria, adottati dal linguaggio pubblicitario e dall’industria, che a suo avviso è divenuta l’«unica committente dell’arte, agevolandone il consumo e convertendolo in usura», per tale motivo occorre superare l’avanguardia per collocarsi al di fuori dei meccanismi del mercato propri della società capitalistica, attraverso l’adozione di nuove tecniche di composizione, come il “collage” linguistico e la commistione tra registro verbale e registro visivo, nella consapevolezza del ruolo preminente assunto dalle immagini nella comunicazione di massa. Ciò ha come esito esperimenti interdisciplinari che mescolano programmaticamente i diversi generi della creazione artistica, in direzione di una poesia da vedere e di una pittura da leggere (cfr. L. Pignotti, Poesia da vedere e pittura da leggere, «Letteratura», n. 69-70-71, maggio-ottobre 1964, p. 235). In questo senso sono da intendersi due mostre organizzate alla fine del 1963, ovvero Area letteraria nella Nuova Figurazione, a cura di Corrado Del Conte e Franco Manescalchi presso la Galleria Il Fiore di Firenze (14-31 dicembre), con la partecipazione di Pignotti, Miccini, Luzi, Gatto, Fortini; e Tecnologica, primo evento organizzato dal Gruppo 70, presso la Galleria Quadrante tra il 19 dicembre 1963 e l’8 gennaio 1964, con opere dei pittori Bueno, Loffredo, Moretti, spartiti contaminati con la pittura e la letteratura di Bussotti e Chiari, e poesie visive di Miccini e Pignotti. Il tema della mostra, ovvero il rapporto tra arte e tecnologia, è alla base del secondo convegno (il primo promosso e organizzato dal Gruppo 70), che si tenne al Forte Belvedere di Firenze nei giorni 27, 28, 29 giugno 1964, con il titolo proprio di Arte e tecnologia. L’evento vide la partecipazione di importanti personalità del panorama letterario, artistico e musicale, come Anceschi, Dorfles, Eco, Vlad, Kagel, Brown, Cage, Chiari, Bussotti, Higgins, Rzewski. Al convegno fu affiancata una mostra presso la Galleria Santa Croce, con opere di Bueno, Del Pezzo, Loffredo, Moretti, Ori, Mondino, Rotella, Schifano, Barni e Malquori, una serie di “concerti-letture” dedicati a poeti sperimentali e a musicisti d’avanguardia. Gli atti, pubblicati sulla rivista «Marcatré» (nn. 11-12-13, 1965, pp. 104-177), sono introdotti da una breve presentazione di Giuseppe Chiari, curatore della parte «spettacolare-artistica» della manifestazione, che mette in evidenza la natura interdisciplinare e perfomativa dell’evento, non a caso definito con il termine di Festival, poi sigla scelta per i futuri incontri del Gruppo. La parte «teorico-saggistica» è invece a cura di Miccini e Pignotti, che nei due interventi di apertura definiscono le linee programmatiche dell’operazione teorica e letteraria, sempre più connotata come azione di esplicito dissenso culturale. Ciò appare evidente sin dal titolo della breve nota di Miccini – Trasformare i mass media in mass culture (ivi, pp. 106-107)– nella quale oltre a ribadire l’interesse per i linguaggi tecnologici che «sono il tramite biunivoco tra la scienza e il senso comune, tra le costruzioni concettuali e l’esercizio pragmatico, tra l’ideale e il fattuale, tra l’ideologia e la tecnologia», ribadisce la necessità di avvicinare la letteratura ai linguaggi della comunicazione di massa per “trasformarli” in senso estetico. In maniera ancor più radicale, in La suggestione di Gordon Flash (ivi, pp. 107-109), Pignotti indica i caratteri della nuova “arte tecnologica” non solo nell’assunzione dei linguaggi della società di massa, tra cui, ad esempio, il fumetto e il fotoromanzo, ma anche nell’adozione dei mezzi di comunicazione tipici della comunicazione di massa, in modo da diffondere il prodotto estetico all’interno del tessuto sociale. L’operazione si basa su una programmatica intermedialità e interdisciplinarietà, volta alla mescolanza di più generi (poesia, musica, pittura) e di più media (il quadro, il libro, la musicassetta, il videotape), utilizzando il bacino di immagini iconiche e il repertorio verbale della società contemporanea, prelevato da riviste, giornali, fotoromanzi, fumetti, grafici matematici, note amministrative, ecc…, e poi liberamente ricombinato in un “prodotto” estetico che si pone come radicalmente alternativo sia alla tradizione che ai generi artistici e letterari di consumo, veicolati dal mercato dell’arte o dall’industria editoriale. In questo senso occorre ricordare lo spettacolo performativo Poesie e no – vero e proprio happening ante litteram – rappresentato per la prima volta il 4 aprile 1964 al Gabinetto Scientifico Letterario «G. P. Vieusseux» di Firenze, poi replicato al medesimo anno al Piccolo Teatro Città di Livorno, con regia di Enrico Sirello e quindi messo in scena direttamente dai componenti del Gruppo 70 (Marcucci, Miccini, Pignotti, cui si aggiunsero Bueno e Isgrò) alla Libreria Feltrinelli di Roma (centro culturale assai legato al Gruppo 63) nel 1965. Lo spettacolo prevedeva letture poetiche, la proiezione di video-tape, la realizzazione di manifesti di poesie visive, la riproduzione di musiche sperimentali e una serie di azioni provocatorie diretta al pubblico, per stimolarne la reazione. La tendenza performativa e spettacolare, così come l’idea di utilizzare il quadro e il manifesto come medium privilegiato della poesia, risponde al tentativo di connotare in senso estetico la vita sociale, a partire dal contesto urbano, con l’idea provocatoria di «affiggere poesie per le strade e per le piazze», come afferma Pignotti nell’intervento dedicato alla mostra di poesia visiva organizzata dal Gruppo 70 in occasione del Convegno del 1965 del Gruppo 63 («Dopotutto», inserto di «Letteratura», n. 73, 1965, p. 75). Ciò risulta evidente in una serie di iniziative organizzate proprio a partire dal 1965, ovvero il terzo Convegno promosso dal Gruppo e definito come un Festival, sin dal titolo – Terzo Festival – che si tenne presso la Galleria La Vigna Nuova e la Galleria Numero di Firenze dal maggio al luglio 1965, con una serie di iniziative diffuse nella città, come eventi, dibattiti, mostre e concerti, articolati in quattro sezioni (Argomenti, Pittura, Musica, Poesia), cui si somma un’importante mostra – Luna Park – nella quale è esposta un’opera interdisciplinare – Preistoria contemporanea – realizzata da Bueno, Moretti, Raffaele, Pignotti, Bussotti. Alla manifestazione prendono parte numerosi esponenti della scena artistica e intellettuale italiana e straniera; tra di essi si segnalano anche alcuni membri del Gruppo 63 (Balestrini, Sanguineti, Pagliarani, Porta, Scabia) e alcuni esponenti dell’avanguardia verbovisiva, come Adriano Spatola, Stelio Maria Martini, e Luigi Tola, legati rispettivamente al vivace clima romagnolo, dove operava l’editore Sampietro (Spatola), al Centro Continuum di Napoli (Martini), e all’ambiente genovese e milanese (Tola). La seconda iniziativa riguarda proprio l’editore Riccardo Sampietro che in quell’anno dà alle stampe la prima antologia di poesia visiva (Poesie visive), pubblicata nella collana «il dissenso», in quattro volumetti composti da schede singole con opere di N. Balestrini, A. Bonito Oliva, D. Giorgi, Luca (L. Castellano), E. Isgrò, E. Miccini, L. Pignotti, L. Marcucci, S. Maria Martini, L. Ori, A. Porta, A. Giuliani, A. Spatola, L. Tola, G. Ziveri. L’antologia, in linea con il medesimo intento della collana, che ospita negli anni numerose opere verbovisive, si propone di portare all’attenzione del pubblico un prodotto controculturale, capace di provocare tra le «domestiche pareti» dei «borghesi benpensanti», «un’esplosione non soltanto rumorosamente formale ma anche concretamente ideologica» (L. Pignotti, Introduzione all’antologia). Nel 1965 si afferma infatti pienamente la tecnica compositiva del collage di immagini e frasi tratte da quotidiani, rotocalchi, riviste, fumetti, ecc… che ha come scopo quello di servirsi dei linguaggi della comunicazione di massa per svelarne l’insensatezza e il vuoto ideologico, soprattutto rispetto a temi di cogente attualità come le diseguaglianze tra l’Occidente e i paese del terzo mondo, la guerra in Vietnam, i costumi e la morale restrittiva della società borghese. Miccini descrive l’operazione come la “tecnica del cavallo di Troia”, laddove la poesia visiva si serve dei feticci e delle icone della società di massa per contestarne gli assunti principali. In questo senso egli descrive la poesia visiva come una «guerriglia» (con riferimento anche a Burroughs e alla beat generation), che «si serve non solo della parola e dell’immagine, ma anche della luce, del gesto, insomma di tutti gli strumenti “visibili” del comunicare, e deve necessariamente e progressivamente tendere a trasformare i propri mezzi (qualora ne possa ipotizzare e realizzare mediante un circuito clandestino) in quelli delle comunicazioni di massa fino ad impadronirsene (come voleva Burroughs) per trasformare “con” essi la società stessa» (Poesia e/o poesia. Situazione della poesia visiva italiana, a cura di E. Miccini, Edizioni Sarmic, Brescia-Firenze 1972). Utilizzando quindi tutte le risorse a disposizione, l’azione sperimentale riguarda sia il tradizionale medium del libro con la creazione di libri d’artista, presso case editrici indipendenti (come Sampietro), oppure in ciclostile, che la messa in scena di veri e propri happening in cui convergono più media (il teatro, il videotape, i gesti e le azioni del corpo, la musica). A questo proposito vale la pena di ricordare le azioni performative di Ketty La Rocca, spesso realizzate assieme agli altri membri del Gruppo, come Approdo (1967) e Volantini sulla strada (1967), oltre alla manifestazione Parole sui muri. Prima Esposizioni Internazionale di Manifesti (1967, a cura di C. Parmeggiani e A. Spatola), che si tenne a Fiumalbo, trasformando l’intero paesino in una sorta di spazio artistico a cielo aperto, con happening e installazioni di vario genere. Tali eventi esprimono l’utopia di una riappropriazione in senso estetico dello spazio pubblico della città, in linea con quanto proposto dall’Internazionale Situazionista, secondo modalità provocatorie e giocose che saranno poi riprese dai gruppi italiani della scena beat, sia per quanto riguarda l’organizzazione di reading e festival, sia soprattutto relativamente all’assunzione di strategie provocatorie volte a suscitare shock nello spettatore. In questo periodo i membri del Gruppo sono in stretto contatto con altri centri di sperimentazione verbovisiva del territorio italiano, come ad esempio il centro Continuum di Napoli, i nuclei sperimentali di Genova come il Gruppo Studio, la Galleria La Carabaga, la rivista «Ana Eccetera», il centro Tool di Milano; attraverso di essi si viene a delineare una diffusa rete di controcultura che precede cronologicamente la nascita del movimento beat italiano e della contestazione studentesca. Non a caso il gruppo si scioglie nel 1968, in coincidenza con l’acuirsi della protesta politica e sociale che sconvolge il paese e che di fatto porta ad un esaurimento delle manifestazioni artistiche controculturali, in certo senso riassorbite o modificate dal dilagare dei movimenti giovanili. I membri del Gruppo continueranno tuttavia ad operare sia singolarmente che attraverso la costituzione di riviste, gruppi, e centri culturali, come ad esempio il Gruppo di Poesia visiva internazionale, il centro Téchne di Eugenio Miccini, la rivista «Lotta Poetica» di Sarenco.

CONVEGNI:
Arte e comunicazione, 24-26 maggio 1963, Firenze
Arte e tecnologia, 27-29 maggio 1964, Firenze
Terzo Festival / Gruppo ’70, 28 maggio-22 luglio 1965, Firenze

RIVISTE:
«Protocolli», inserto di «Letteratura» (Roma, 1961-1964); «Marcatrè» (1963-1970, Genova, Roma, Milano); «Dopotutto», inserto di «Letteratura» (Roma, 1964-1966).

CASE EDITRICI:
Sampietro (Bologna).

BIBLIOGRAFIA:
Per la storia del Gruppo ’70 si rimanda all’imprescindibile catalogo curato da L. Saccà, La parola come immagine e come segno. Firenze: storia di una rivoluzione colta (1960-1980), Pacini Editore, Pisa 2000; e, tra le molte pubblicazioni, a: Parole contro, 1963-1968. Il tempo della Poesia Visiva, a cura di L. Fiaschi, Carlo Cambi Editore, Siena 2009; La poesia in immagine / l’immagine in poesia. Gruppo 70. Firenze 1963-2013, a cura di T. Spignoli, M. Corsi, F. Fastelli, M. C. Papini, Campanotto, Pasian di Prato 2014. Per un approfondimento della linea di contestazione culturale e politica propria del Gruppo, si segnala Lotta poetica. Il messaggio politico nella poesia visiva 1965-1978, a cura di B. Carpi De Resmini, Guidonia Montecelio (Roma), Iacobelli Editore 2017.

[testo di Teresa Spignoli, tratto dal progetto di ricerca online LE CULTURE DEL DISSENSO, Università degli Studi di Firenze]

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L’EREDITÀ DELLO SCAMBIO. SEGNO, PAROLA, IMMAGINE

10 mercoledì Mag 2023

Posted by Lucia Marcucci in Eventi

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Betty Danon, Giacomo Zaza, Giuseppe Chiari, Ketty La Rocca, Lamberto Pignotti, Lucia Marcucci, Luciano Caruso, Luciano Ori, Magdalo Mussio, Mirella Bentivoglio, Nanni Balestrini, Poesia Visiva, Stephanie Oursler, Tomaso Binga, Ugo Carrega

L’eredità dello scambio. Segno, parola, immagine – Milano, 2023

La Fondazione Mudima inaugura la mostra dal titolo L’eredità dello scambio. Segno, parola, immagine a cura di Giacomo Zaza, che inaugura martedì 9 maggio alle ore 18:00, con opere di Nanni Balestrini, Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Ugo Carrega, Luciano Caruso, Giuseppe Chiari, Betty Danon, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Magdalo Mussio, Luciano Ori, Stephanie Oursler, Lamberto Pignotti, Berty Skuber. Il titolo della mostra fa riferimento agli scambi perpetui che dagli anni Cinquanta in poi hanno caratterizzato una certa produzione artistica che afferisce al linguaggio, alla poesia, alla letteratura, e che ha generato degli spostamenti tra l’immagine, il segno e la parola, creando spazi e tempi dalla valenza polisemantica. In questo senso, puntuale è un assunto relativo al linguaggio pensato e scritto da Cesare Brandi: “Testo letterario e testo figurativo si pongono naturalmente come due formazioni parallele, indipendentemente dal fatto che insistano o no su uno stesso genotipo o per dirlo in modo meno formale ma più corrente, sullo stesso contenuto”. Ed è proprio da qui che parte la riflessione sull’idea di opera d’arte come “linguaggio oggetto” che si sviluppa nella produzione di un gruppo di artisti e poeti attivi da diverse decadi, che fanno del linguaggio elemento chiave del loro operato, sia dal punto di vista del significante che da quello del significato. Quello entro cui lavora ognuno degli artisti in mostra è un ambito di confine, in cui la parola assume un ruolo centrale. La PAROLA non ha solo un valore etico, legato al significato e al messaggio che esso trasferisce, ma ha anche un valore estetico legato all’aspetto, alla sua forma, al contesto entro il quale si colloca. Essa si dispiega sulla superficie come graphè e phonè, linguaggio e voce, dichiarando la natura ibrida e “meta – orfica” del segno. A volte entra in simbiosi con un’immagine “iconica” (tratta dai media) per produrre nuovi rapporti e discorsi. Un processo di intersezione dai risvolti decisamente performativi. L’idea della mostra insiste su opere che possono essere valutate sul piano dell’espressione e sul piano del contenuto. Gli artisti e le artiste presenti sono spesso anche poeti e poetesse e in questo senso i confini linguistici scompaiono o quantomeno si assottigliano ulteriormente in favore di nuovi territori. La parola rimane tale o diventa segno, ma continua a farsi portatrice di significati e di visioni (immagini che a loro volta sono altresì contenuto e forma).

a cura di Giacomo Zaza

Fondazione Mudima, Via Tadino 26, Milano

10 maggio – 1 giugno 2023

© Riproduzione riservata

POESIE E NO

16 giovedì Mar 2023

Posted by Lucia Marcucci in Performances

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Antonio Bueno, Arte Contemporanea, Contemporary Art, Emilio Isgrò, Enrico Sirello, Eugenio Miccini, Giuseppe Chiari, Ketty La Rocca, la battana, Lamberto Pignotti, Lucia Marcucci, Luciano Ori, Poesia Visiva, Poesie e no, Sylvano Bussotti, Teresa Spignoli, Visual Poetry

POESIE E NO (1964-1967)

Autori principali: Lucia Marcucci, Lamberto Pignotti, Antonio Bueno, Ketty La Rocca, Eugenio Miccini, Giuseppe Chiari, Luciano Ori, Emilio Isgrò (1964-1967)

Lo spettacolo Poesie e no fu presentato per la prima volta il 4 aprile 1964 al Gabinetto Scientifico Letterario «G.P. Vieusseux». Esso prevedeva la lettura di poesie di Giovanni Giudici, Angelo Guglielmi, Francesco Leonetti, Eugenio Miccini, Elio Pagliarani, Lamberto Pignotti, Giovanni Raboni, Roberto Roversi, Gianni Toti, accompagnate dalle musiche di Sylvano Bussotti e Giuseppe Chiari. Nello stesso anno fu messo in scena al Piccolo Teatro Città di Livorno, dal Centro artistico Il Grattacielo, con cui in quel periodo collaborava Lucia Marcucci. Secondo quanto indicato dal volantino, lo spettacolo andò in scena sabato 23 maggio, domenica 24 maggio, mercoledì 27 maggio, giovedì 28 maggio, sabato 30 maggio e domenica 31 maggio, con la regia di Enrico Sirello, e i seguenti attori: Marcella Aurili, Aldo Bagnoli, Alberta Morelli, Giancarlo Santerini, Mario Sassetti. Il copione era composto da testi di Giudici, Guglielmi, Leonetti, Miccini, Pagliarani, Pignotti, Raboni, Roversi, Toti, Vivaldi, cui si aggiungevano brani da autori classici come Esopo e Shakespeare, liberamente combinati con “estratti” prelevati da riviste e quotidiani («Il Corriere della Sera», «L’Espresso») e dal «Codice della strada», oltre a filmati (uno spezzone tratto da “La vita di Hitler”), canzoni di moda, e quattro brani musicali di Sylvano Bussotti e Giuseppe Chiari.

Centro artistico “Il Grattacielo”, Livorno (1964)

Dopo queste due prime rappresentazioni lo spettacolo fu messo in scena direttamente dai componenti del Gruppo ’70 (Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, Lucia Marcucci), cui si aggiunsero anche Antonio Bueno ed Emilio Isgrò, che parteciparono alla manifestazione tenutasi alla libreria Feltrinelli di Roma nel 1965, con il titolo di Poesie e no 3. A quest’altezza cronologica, Poesie e no si struttura come uno spettacolo multimediale nel quale vengono attivati sinergicamente differenti linguaggi artistici, mescolati per lo più a materiali di provenienza bassa, con effetto comico e straniante. Alla lettura di testi di Pignotti e Miccini, si alterna la declamazione di notizie giornalistiche e sportive, di articoli del codice della strada, di slogan di vario tipo, e di brani di romanzi rosa o fantascientifici, ricombinati in un insieme volto a provocare e stravolgere lo spettatore; a ciò si accompagna l’esecuzione delle partiture di Giuseppe Chiari registrate su nastro magnetico a cui si frappongono spezzoni di canzonette popolari, e suoni concreti. Sulla scena vengono eseguite contemporaneamente alcune azioni pittoriche realizzate da Lucia Marcucci che nel corso dello spettacolo affigge manifesti da lei creati, per poi strapparli, e vengono proiettati film sperimentali; inoltre alla tecnica cinematografica si richiama esplicitamente il montaggio dei differenti materiali, eseguito attraverso sovrapposizioni, dissolvenze, sequenze, riprese.

copione “POESIE E NO 3”

Oltre alle prime rappresentazione del 1964, si segnalano alcune sedi e date della manifestazione, alla cui realizzazione contribuirono in vario modo e in tempi diversi, Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, Lucia Marcucci, Ketty La Rocca, Luciano Ori, Emilio Isgrò, Antonio Bueno, Giuseppe Chiari:

1965:

  • Firenze, Libreria Feltrinelli
  • Empoli, Biblioteca Comunale
  • Abbazia (Croazia), Convegno della rivista “La Battana”
  • Palermo, Festival del Gruppo 63
  • Roma, Libreria Feltrinelli
  • Napoli, Libreria/Galleria Guida
Libreria Feltrinelli, Firenze (1966)

1966:

  • La Spezia, Festival del Gruppo 63
  • Firenze, Libreria Feltrinelli
  • Milano, Università l’Umanitaria
  • Venezia, Teatro Universitario di Ca’ Foscari
Teatro Universitario di Ca’ Foscari, Venezia (1966)

1967:

  • Spoleto, Festival dei Due Mondi
  • Firenze, Circolo García Lorca
  • Gallarate, Milano
Circolo García Lorca, Firenze (1967)

Si ricorda che Poesie e no fu trasmesso dal Terzo programma della RAI nel 1967. Uno dei copioni dello spettacolo è stato pubblicato da Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti, Poesie e no n. 4, «Nuova Corrente», n. 39-40, 1966.

I manifesti realizzati da Lucia Marcucci durante lo spettacolo tenutosi ad Abbazia, sono pubblicati con il titolo Poesie visive-manifesti, sulla rivista “La Battana”, Fiume, marzo 1965.

Lucia Marcucci – L’offesa (1964)

[testo di Teresa Spignoli, tratto dal progetto di ricerca online VERBA PICTA, Università degli Studi di Firenze]

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Lucia Marcucci – Poesia Visiva

La mia poetica consiste, attraverso la parola e il segno, nella rielaborazione letteraria e pittorica, ma soprattutto critica, dei mass media (immagini, slogans, linguaggi variamente persuasori e mistificatori del sistema sociale contemporaneo).

My poetics consists, through the word and the sign, in the literary and pictorial, but above all critical, reworking of the mass media (images, slogans, variously persuasive and mystifying languages ​​of the contemporary social system).

Ma poétique consiste, à travers le mot et le signe, dans le remaniement littéraire et pictural, mais surtout critique, des médias de masse (images, slogans, langages diversement persuasifs et mystifiants du système social contemporain).

Meine Poetik besteht mittels Wort und Zeichen aus der literarischen und bildnerischen, vor allem aber kritischen Aufarbeitung der Massenmedien (Bilder, Parolen, unterschiedlich überzeugende und mystifizierende Sprachen des zeitgenössischen Gesellschaftssystems).

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