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LUCIA MARCUCCI

LUCIA MARCUCCI

Archivi tag: Poesie e no

Lucia Marcucci. L’OFFESA [testo curatoriale di Francesca Verga]

10 sabato Giu 2023

Posted by Lucia Marcucci in Eventi

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Antonio Bueno, Ar/Ge Kunst, Arte Contemporanea, Contemporary Art, Dorothy D. Lee, Eugenio Miccini, Francesca Verga, Frida Carazzato, Giuseppe Chiari, Gruppo '70, Lamberto Pignotti, Lucia Marcucci, Museion, Poesia Visiva, Poesie e no, Visual Poetry, Zasha Colah

È il 1964 e l’artista Lucia Marcucci (Firenze, 1933) crea il lavoro Il fidanzato in fuga, un collage su cartoncino che raffigura tre tute spaziali che si reggono in piedi da sole, come agganciate a dei manichini, senza corpo. Il collage recita: Paradiso extraterrestre della donna, il fidanzato in fuga nello spazio. Una frase ironica e provocatoria che denuncia la condizione della donna contemporanea e porta avanti la sua esigenza di libertà e trasgressione, all’interno di una società ossessionata dai progressi scientifici e tecnologici e a quel tempo in costante ascesa verso la “conquista” dello spazio. L’anno seguente, Lucia Marcucci, come parte del Gruppo ’70, con Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti e Antonio Bueno, affigge manifesti per poi strapparli, come il manifesto L’Offesa, durante le loro poesie-spettacolo Poesie e no (1964-1967). Si tratta di una serie di happening multimediali contenenti poesie e materiali di matrice extra-letteraria. Questi eventi, in particolare Poesie e no 3 (1965), coinvolgevano diversi linguaggi: letture di poesie, rubriche giornalistiche, slogan, estratti di romanzi, proiezione di film sperimentali, e altre azioni effimere e volatili sotto le musiche di Giuseppe Chiari. Il tutto assemblato in un collage cubista di parole e recite, spezzoni, ritagli, scarti e rifiuti, che si allontana da una costruzione lineare dei contenuti.

Lucia Marcucci – Il fidanzato in fuga (1964)

Aveva scritto sul pensiero non lineare anche Dorothy D. Lee (1905-1975), all’interno del testo “Lineal and Nonlineal Codifications of Reality” (1950), che Marcucci amava citare¹. In questo testo, l’antropologa americana prendeva da esempio l’interruzione del “filo del discorso” per le persone che vivono nelle isole Trobriand, accettata come qualcosa di non disturbante in una cultura caratterizzata dall’assenza di una continuità lineare. Il pensiero occidentale che Marcucci contesta e critica si è invece illuso che la linea sia la strada, che la pianificazione lineare sia il successo, sempre più assetato di un progresso rettilineo. In questa concezione capitalistica non resta spazio per il fallimento, in quanto interruzione di un movimento concepito linearmente. Ma è così importante leggere la realtà attraverso la presenza della linea e arrivare in un punto all’orizzonte in un preciso momento?

Lucia Marcucci sembra porsi gli stessi quesiti di Dorothy D. Lee, immergendo le sue opere in una traccia che non è un collegamento tra due punti ma si muove, fonte di continue influenze e macchie, percorsi autonomi, indietreggiamenti, fallimenti e contestazioni. I suoi collage, così come i lavori di cinepoesia, la tecnica di montaggio non lineare, in particolare Volerà nel ’70 (1965) e Pugni, Pistole e Baci (1966), ricordano a molti i film di Pedro Almodóvar, una composizione non lineare che immerge passato e presente nella narrazione. Sempre Dorothy D. Lee aveva fatto riferimento ai verbi trobriandesi come atemporali². In queste concezioni, storia e realtà sono sempre presenti, dando senso alle azioni attuali. E così gioca Marcucci: tagliando e frugando nel proprio passato e in quello che è a nostra disposizione nei linguaggi della comunicazione di massa, immergendoci in una rilettura critica del presente.

Lucia Marcucci si è distinta per il rovesciamento della parola poetica, che è diventata parte delle lotte femministe negli anni Sessanta. Quello che l’artista definisce come “rispedire il lessico al mittente” significa portare avanti, attraverso l’ironia nel linguaggio, un riscatto critico sugli stereotipi, sul genere e gli assunti che regolavano la rappresentazione del corpo femminile, sulle forme e abitudini imposte dalla società capitalistica. L’artista ha svelato l’insensatezza e il vuoto ideologico che si cela dietro la comunicazione di massa, soprattutto sui temi di attualità. Bleah!!! (1967), opera in vetro dipinto e civetta di giornale, sembrava a quel tempo l’unica risposta plausibile: il dissenso.

Lucia Marcucci – Bleah!!! (1967)

Nel 1965 Lamberto Pignotti pubblica l’antologia di poesia visiva nella collana “Il Dissenso” (casa editrice Sampietro di Bologna). Si tratta di quattro volumi contenenti al loro interno frammenti di poesia visiva, da mescolare come un mazzo di carte. Da questo momento il libro si estroflette, esplode nello spazio circostante e fa vivere il verbo al di fuori del suo contenitore. Non c’è più la parola su carta ma, come nell’opera di Lucia Marcucci, si riporta la parola nelle strade, nelle piazze, nelle vie e nei luoghi dove si svolgeva la relazione civica, e con essa i corpi. Ma che ruolo aveva (e ha) il corpo, la sua percezione, il gesto e il linguaggio, all’interno della lotta poetica?

Per il novantesimo compleanno dell’artista, la mostra L’Offesa ad Ar/Ge Kunst (9 giugno – 30 luglio 2023), curata da Francesca Verga e Zasha Colah, ripercorre alcuni lavori dell’artista tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta in prestito dall’Archivio Lucia Marcucci e la Galleria Frittelli Arte Contemporanea. La mostra ridiscute come la parola, la pubblicità, i media e la carta sono state messe in discussione negli anni Sessanta e Settanta attraverso una pratica militante che intensifica la presenza verbale e corporale. È attraverso il corpo e la parola che si riscopre la validità poetica del segno e la sua valenza immaginifica.

Vengono esposti alcuni lavori realizzati a partire dagli anni Sessanta sul versante verbo-visuale della poesia tecnologica, poesia auditiva, della cinepoesia (come le opere: Volerà nel ’70 del 1965 e poesia auditiva del 1970), collage su cartoncino e tecniche di montaggio non-lineari. Insieme a questi, gli acrilici su locandina e i manifesti, come Sigh (1968), Waah! (1968), Boh, eh (1970), costituiscono un punto cardine nel manifestare il dissenso politico e sociale in chiave poetica. Inoltre, si ripercorre il ritorno alla manualità degli anni Settanta, ne sono ad esempio le impronte del corpo dell’artista sulle tele emulsionate. Ma anche i getti, segni e parole sulle sue tavole didattiche realizzate negli anni Novanta riconfermano l’interesse dell’artista nei sezionamenti viscerali del corpo e la connessione tra questo e la parola, che continua a farsi gioco dei contesti scientifici.

Lucia Marcucci – Io sarò, qui, poeta (1995)

La mostra L’Offesa ad Ar/Ge Kunst sviluppa inoltre una riflessione critica sulla contemporaneità mettendo alcune opere di Lucia Marcucci in dialogo con le voci di altre artiste. L’artista Wissal Houbabi porta un lavoro audio visuale e installativo nello spazio del dissenso e delle lotte antirazziali dell’attuale società; Elena Biserna con le score The Resounding Flâneuse e la passeggiata Feminist Steps (9-10 giugno 2023, Bolzano), esplora le esperienze (uditive) della città notturna da una prospettiva di genere; all’interno di Bolzano Danza, la danzatrice Annamaria Ajmone e la musicista Laura Agnusdei presentano Bleah!!! (20-21 luglio 2023, Parco dei Cappuccini, Bolzano) una partitura che mescola gesto e suono lavorando su assemblaggi e ribaltamenti sul piano temporale, spaziale, autoriale.

La mostra ad Ar/Ge Kunst si completa con la mostra Lucia Marcucci. Poesie e no presso Museion, Bozen/Bolzano, curata da Frida Carazzato. Le due personali gravitano intorno all’esperienza che ha dato vita all’happening di Poesie e no. Il collage di segni visivi e linguistici che caratterizza questa serie di performance ha permesso alle due istituzioni di sviluppare due filoni complementari del lavoro di Marcucci: da una parte l’indagine sul linguaggio a partire dalla critica alla società dei consumi che trova spazio a Museion, dall’altra la presenza del verbo e corpo nella militanza, attraverso una lettura attuata anche da voci contemporanee nella mostra ad Ar/Ge Kunst.

In questa pubblicazione Novellas #2, Marcucci ci introduce al pensiero non lineare della poesia visiva, che coinvolge un nuovo linguaggio in grado di riprendere coscienza della realtà sociale e politica nella quale l’artista si trova. Si tratta di un testo scritto nel 1973 che viene riportato assieme a una serie di racconti più recenti, parte del romanzo IN FIERI iniziato da Lucia Marcucci nel 2007; un collage di storie e notizie, un pensiero in corso, interminabile, ultimato un giorno soltanto dai limiti del corpo.

In occasione delle due mostre, il laboratorio di comunicazione visiva (Exhibition Graphic Design: processes of cultural practice) della Facoltà di Design e Arti della Free Università di Bozen-Bolzano (docente e workshop leader Elisa Pasqual, con Gianluca Camillini e Gerhard Gluher), ha sviluppato sette progetti di comunicazione che espandono in chiave contemporanea temi presenti nel lavoro di Lucia Marcucci e del Gruppo ‘70. La mostra del laboratorio inaugurerà il 9 giugno alle 18:00 alla Free Università di Bozen-Bolzano.

A completamento del lavoro di Marcucci, si segnala inoltre la mostra Ri-Materializzazione del Linguaggio presso la Fondazione Antonio dalle Nogare, Bolzano, che ospita delle sue opere. Il giorno 09.06.2023 alle ore 20:00 si svolge inoltre un talk dell’artista Nora Turato a conclusione di questa mostra.

[Testo di Francesca Verga]

A cura di Francesca Verga e Zasha Colah 

Ar/Ge Kunst, Bolzano/Bozen, 09.06.2023 – 29.07.2023

¹ Lee, Dorothy, “Lineal and Nonlineal Codifications of Reality,” in Symbolic Anthropology: A Reader in the Study of Symbols and Meanings, Dolgin, Janet L., Kemnitzer, David S., and Schneider, David M. (eds.), New York: Columbia University Press, 1977: 151-64.

² Dorothy Lee (1959) “Being and value in a primitive culture” and “Codifications of reality: Lineal and nonlineal”. In Freedom and Culture, pp. 89-120. Prentice-Hall, Inc.

© Riproduzione riservata

Lucia Marcucci. POESIE E NO [testo curatoriale di Frida Carazzato]

10 sabato Giu 2023

Posted by Lucia Marcucci in Eventi

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Antonio Bueno, Arte Contemporanea, Contemporary Art, Emilio Isgrò, Enrico Sirello, Eugenio Miccini, Frida Carazzato, Giuseppe Chiari, Gruppo '70, Lamberto Pignotti, Lotta Poetica, Lucia Marcucci, Marcatrè, Mart, Mirella Bentivoglio, Museion, Paolo della Grazia, Paul de Vree, Poesia Visiva, Poesie e no, Romana Loda, Sarenco, Scrittura, Sylvano Bussotti, Tèchne, Visual Poetry

In un’Italia in pieno fermento da boom economico e che vibra assieme ad altri paesi per i movimenti studenteschi e pacifisti del ’68, gli artisti e le artiste non potevano certo esprimersi secondo i mezzi tradizionali, ma rispondono a questo movimento con un nuovo linguaggio tecnologico e puntando su una nuova definizione di interdisciplinarità. La parola acquista attenzione e diventa non solo un veicolo, ma si fa oggetto che può essere usato da chiunque – in particolare anche da chi prima ne era priva – e in spazi sempre diversi. È una parola poetica, perché poesis produce spazi, immagini, opere ma è anche altro. Una congiunzione semplice – e – ne amplia le possibilità. Poesie e no vede diverse albe nel 1963 in particolare una versione in un teatro di Livorno gestito da un padre gesuita. Si tratta di una performance in cui una giovane Lucia Marcucci che vive pienamente gli effetti del secondo dopoguerra, assieme a Giuseppe Chiari e Sylvano Busotti che ne curano la musica, Antonio Bueno, Lamberto Pignotti ed Eugenio Miccini con la regia di Enrico Sirello, mette in scena una poesia-spettacolo. Seguiranno altre presentazioni in giro per l’Italia, e altri interpreti-attori si aggiungeranno (per esempio Emilio Isgrò). In scena, oltre ai brani alternati da poesie, citazioni letterali e pubblicità raccolte in copioni, si aggiungono diversi oggetti, ma anche dei poster tecnologici di Marcucci che verranno strappati nel corso della performance. Il collage visivo e sonoro di Poesie e no, è da una parte una sorta di innesto della ricerca del linguaggio sulla scia della tradizione dada e futurista attuata dal Gruppo ’70, di cui Lucia Marcucci è stata parte. Ma è anche espressione dell’indole “non lineare” dell’artista che, come si legge nella sua biografia, afferma “le abitudini mi annoiano, sapere già cosa potrà succedere mi irrita, ho bisogno di pensieri avventurosi, anche nelle piccole cose di tutti i giorni”.

Lucia Marcucci – Passione e miliardi (1966) – Collezione Museion, Archivio di Nuova Scrittura

Poesie e no diventa così il titolo della mostra dedicata a Lucia Marcucci, nata a Firenze nel 1933, dove ancora vive, in occasione del suo novantesimo compleanno. Un focus che ripercorrere attraverso alcuni preziosi documenti originali provenienti dal suo archivio, l’attività di scrittrice e di membro fondativo del collettivo fiorentino Gruppo 70, fino alla sua attività artistica intrapresa in maniera indipendente sul linguaggio e la poesia visiva quando oramai il gruppo si sciolse e altri incontri caratterizzarono il percorso di Marcucci, come quello con Romana Loda o Mirella Bentivoglio. In questo senso la “e” presente nel titolo della mostra e nel titolo della serie di performance che si tennero dal 1963 al 1967, testimonia questo mescolamento tra cultura “alta” e cultura “bassa”, tra linguaggio letterario e quello della quotidianità e dei mezzi di comunicazione di massa, tra testo e immagine, tra pittura e collage, tra donna oggetto e donna che diventa soggetto, tragicità e ironia.
In questo percorso attraverso il ventennio 1960-1970 di produzione di Lucia Marcucci, che fa eco in maniera esemplare alle ricerche del nucleo più ampio di opere, edizioni e ricerche dell’Archivio di Nuova Scrittura donato da Paolo della Grazia alle collezioni di Museion e MART, un accento particolare è dato alla modalità con cui l’artista ha lavorato con la parola. Per questo motivo oltre alle opere più iconiche di Marcucci quali sono i collage, la sua attività di scrittrice e di performer è portata nella mostra sullo stesso piano. Trovano così spazio le riviste con i suoi contributi, da “Tèchne” fondata da Eugenio Miccini come laboratorio dello sperimentalismo verbo-visivo, “Marcatrè” rivista di cultura contemporanea legata al Gruppo 63 a “Lotta Poetica”, fondata da Sarenco e Paul De Vree con l’obiettivo di diffondere la poesia visiva e le più recenti sperimentazioni poetiche a livello internazionale. Inoltre, le sue poesie pubblicate anche in altre raccolte, gli strumenti che hanno permesso la creazione delle cinepoesie e i bozzetti preparatori per le successive tele emulsionate o i cartelli stradali veri e propri ready-made modificati a favore della poesia. L’esplorazione della parola nelle sue diverse declinazioni parte sempre e comunque da un inequivocabile atteggiamento critico e contestatore, a volte marcatamente militante eppure, sempre ironico e libero. Queste caratteristiche hanno ispirato il display della mostra curato dallo studio grafico bruno di Venezia, che volutamente definisce uno spazio per poi attuare uno spostamento e una fuoriuscita.

Lucia Marcucci – Il paesaggio falso (1976)

Si collocano invece in un’altra parentesi temporale più vicina ai giorni nostri, le opere esposte al Piccolo Museion – Cubo Garutti. Si tratta di immagini iconiche della storia dell’arte stampate su tela e arricchite da interventi pittorici che giocano con queste immagini ampliando la loro espropriazione da parte della cultura di massa.

Testo e cura: Frida Carazzato

MUSEION, Bolzano/Bozen, 09.06.2023 – 03.09.2023

© Riproduzione riservata

POESIE E NO

16 giovedì Mar 2023

Posted by Lucia Marcucci in Performances

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Antonio Bueno, Arte Contemporanea, Contemporary Art, Emilio Isgrò, Enrico Sirello, Eugenio Miccini, Giuseppe Chiari, Ketty La Rocca, la battana, Lamberto Pignotti, Lucia Marcucci, Luciano Ori, Poesia Visiva, Poesie e no, Sylvano Bussotti, Teresa Spignoli, Visual Poetry

POESIE E NO (1964-1967)

Autori principali: Lucia Marcucci, Lamberto Pignotti, Antonio Bueno, Ketty La Rocca, Eugenio Miccini, Giuseppe Chiari, Luciano Ori, Emilio Isgrò (1964-1967)

Lo spettacolo Poesie e no fu presentato per la prima volta il 4 aprile 1964 al Gabinetto Scientifico Letterario «G.P. Vieusseux». Esso prevedeva la lettura di poesie di Giovanni Giudici, Angelo Guglielmi, Francesco Leonetti, Eugenio Miccini, Elio Pagliarani, Lamberto Pignotti, Giovanni Raboni, Roberto Roversi, Gianni Toti, accompagnate dalle musiche di Sylvano Bussotti e Giuseppe Chiari. Nello stesso anno fu messo in scena al Piccolo Teatro Città di Livorno, dal Centro artistico Il Grattacielo, con cui in quel periodo collaborava Lucia Marcucci. Secondo quanto indicato dal volantino, lo spettacolo andò in scena sabato 23 maggio, domenica 24 maggio, mercoledì 27 maggio, giovedì 28 maggio, sabato 30 maggio e domenica 31 maggio, con la regia di Enrico Sirello, e i seguenti attori: Marcella Aurili, Aldo Bagnoli, Alberta Morelli, Giancarlo Santerini, Mario Sassetti. Il copione era composto da testi di Giudici, Guglielmi, Leonetti, Miccini, Pagliarani, Pignotti, Raboni, Roversi, Toti, Vivaldi, cui si aggiungevano brani da autori classici come Esopo e Shakespeare, liberamente combinati con “estratti” prelevati da riviste e quotidiani («Il Corriere della Sera», «L’Espresso») e dal «Codice della strada», oltre a filmati (uno spezzone tratto da “La vita di Hitler”), canzoni di moda, e quattro brani musicali di Sylvano Bussotti e Giuseppe Chiari.

Centro artistico “Il Grattacielo”, Livorno (1964)

Dopo queste due prime rappresentazioni lo spettacolo fu messo in scena direttamente dai componenti del Gruppo ’70 (Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, Lucia Marcucci), cui si aggiunsero anche Antonio Bueno ed Emilio Isgrò, che parteciparono alla manifestazione tenutasi alla libreria Feltrinelli di Roma nel 1965, con il titolo di Poesie e no 3. A quest’altezza cronologica, Poesie e no si struttura come uno spettacolo multimediale nel quale vengono attivati sinergicamente differenti linguaggi artistici, mescolati per lo più a materiali di provenienza bassa, con effetto comico e straniante. Alla lettura di testi di Pignotti e Miccini, si alterna la declamazione di notizie giornalistiche e sportive, di articoli del codice della strada, di slogan di vario tipo, e di brani di romanzi rosa o fantascientifici, ricombinati in un insieme volto a provocare e stravolgere lo spettatore; a ciò si accompagna l’esecuzione delle partiture di Giuseppe Chiari registrate su nastro magnetico a cui si frappongono spezzoni di canzonette popolari, e suoni concreti. Sulla scena vengono eseguite contemporaneamente alcune azioni pittoriche realizzate da Lucia Marcucci che nel corso dello spettacolo affigge manifesti da lei creati, per poi strapparli, e vengono proiettati film sperimentali; inoltre alla tecnica cinematografica si richiama esplicitamente il montaggio dei differenti materiali, eseguito attraverso sovrapposizioni, dissolvenze, sequenze, riprese.

copione “POESIE E NO 3”

Oltre alle prime rappresentazione del 1964, si segnalano alcune sedi e date della manifestazione, alla cui realizzazione contribuirono in vario modo e in tempi diversi, Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, Lucia Marcucci, Ketty La Rocca, Luciano Ori, Emilio Isgrò, Antonio Bueno, Giuseppe Chiari:

1965:

  • Firenze, Libreria Feltrinelli
  • Empoli, Biblioteca Comunale
  • Abbazia (Croazia), Convegno della rivista “La Battana”
  • Palermo, Festival del Gruppo 63
  • Roma, Libreria Feltrinelli
  • Napoli, Libreria/Galleria Guida
Libreria Feltrinelli, Firenze (1966)

1966:

  • La Spezia, Festival del Gruppo 63
  • Firenze, Libreria Feltrinelli
  • Milano, Università l’Umanitaria
  • Venezia, Teatro Universitario di Ca’ Foscari
Teatro Universitario di Ca’ Foscari, Venezia (1966)

1967:

  • Spoleto, Festival dei Due Mondi
  • Firenze, Circolo García Lorca
  • Gallarate, Milano
Circolo García Lorca, Firenze (1967)

Si ricorda che Poesie e no fu trasmesso dal Terzo programma della RAI nel 1967. Uno dei copioni dello spettacolo è stato pubblicato da Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti, Poesie e no n. 4, «Nuova Corrente», n. 39-40, 1966.

I manifesti realizzati da Lucia Marcucci durante lo spettacolo tenutosi ad Abbazia, sono pubblicati con il titolo Poesie visive-manifesti, sulla rivista “La Battana”, Fiume, marzo 1965.

Lucia Marcucci – L’offesa (1964)

[testo di Teresa Spignoli, tratto dal progetto di ricerca online VERBA PICTA, Università degli Studi di Firenze]

© Riproduzione riservata

POESIE E NO 3 (1966)

12 sabato Set 2020

Posted by Lucia Marcucci in Performances

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Antonio Bueno, Arte Contemporanea, Contemporary Art, Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti, Libreria Feltrinelli, Lucia Marcucci, Performances, Poesia Visiva, Poesie e no, Visual Poetry

POESIE E NO 3 (1966)

Eugenio Miccini, Lucia Marcucci, Lamberto Pignotti, Antonio Bueno.

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Libreria Feltrinelli (1966) – foto Lumachi (Firenze)

© Riproduzione riservata

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Lucia Marcucci – Poesia Visiva

La mia poetica consiste, attraverso la parola e il segno, nella rielaborazione letteraria e pittorica, ma soprattutto critica, dei mass media (immagini, slogans, linguaggi variamente persuasori e mistificatori del sistema sociale contemporaneo).

My poetics consists, through the word and the sign, in the literary and pictorial, but above all critical, reworking of the mass media (images, slogans, variously persuasive and mystifying languages ​​of the contemporary social system).

Ma poétique consiste, à travers le mot et le signe, dans le remaniement littéraire et pictural, mais surtout critique, des médias de masse (images, slogans, langages diversement persuasifs et mystifiants du système social contemporain).

Meine Poetik besteht mittels Wort und Zeichen aus der literarischen und bildnerischen, vor allem aber kritischen Aufarbeitung der Massenmedien (Bilder, Parolen, unterschiedlich überzeugende und mystifizierende Sprachen des zeitgenössischen Gesellschaftssystems).

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