La vita è bella (1964) | collage su cartoncino | cm 36×50

© Riproduzione riservata
26 sabato Dic 2020
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La vita è bella (1964) | collage su cartoncino | cm 36×50

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20 domenica Dic 2020
Posted in Eventi
Tag
Arte Contemporanea, Contemporary Art, Fluxus, Giuseppe Chiari, Irma Blank, Ketty La Rocca, Lamberto Pignotti, Lucia Marcucci, Maria Lai, Michele Perfetti, Mirella Bentivoglio, Poesia Visiva, Sarenco, Visual Poetry
Libertà sulla parola: conosciuta anche come “Parole”, nel diritto di molti paesi, può essere concessa al detenuto dopo un periodo di carcere, a fronte del suo comportamento esemplare. La libertà sulla parola è atto di fiducia e rigida regolamentazione, permesso aleatorio (verba volant), oppure, attraverso uno spostamento di senso, campo di apertura alle infinite possibilità della parola.
Osart Gallery è lieta di presentare una selezione di opere, datate a partire dagli anni Sessanta, legate all’uso della parola in alcuni degli ambiti di ricerca più fertili delle Seconde Avanguardie: poesia visiva, arte concettuale e Fluxus.
La commistione tra scrittura e arti visive, oltre al riuso di supporti che acquisiscono significati autonomi, trova fertile interpretazione in una molteplicità di gruppi artistici, confermando quanto segnalava Mirella Bentivoglio: “molti artisti, accanto ai nuovi poeti, hanno cercato di abbattere a colpi di materia la turris eburnea della letterarietà, coinvolgendo nel concetto stesso di linguaggio la semiologia dei materiali”.
Sono rappresentate in mostra parte delle ricerche Fluxus, in cui la relazione tra media diversi e le operazioni a cavallo tra parole e immagini sono costitutive. Tra gli artisti del gruppo, sono esposti Roberti Filliou, Ken Friedman, Nam June Paik, e Giuseppe Chiari.
Tra gli artisti legati all’arte concettuale internazionale che hanno indagato la relazione tra linguaggio e immagine coinvolgendo media diversi, si trovano Peter Hutchinson, Vincenzo Agnetti, Maurizio Nannucci, Salvo, Emilio Prini, Claudio Parmiggiani, Gianfranco Baruchello, Antonio Dias, Jiri Valoch.
Le sperimentazioni verbovisuali, che si sono sviluppate in una moltitudine di tendenze e gruppi, sono qui ricordate tramite la presenza di alcuni esponenti del fiorentino Gruppo 70: Lucia Marcucci e Ketty La Rocca (in cui si rintraccia la commistione di parola e rappresentazione del corpo), Lamberto Pignotti, Sarenco e Michele Perfetti. Tali sperimentazioni sono testimoniate poi dalla scrittura come registrazione onirica in Magdalo Mussio, e dall’operazione di sottrazione tramite cancellatura di Isgrò. La polimatericità degli approcci verbovisuali è propria delle ricerche di Mirella Bentivoglio, Maria Lai, Amelia Etilinger, Franca Sonnino e Anna Veruda, mentre vanno nella direzione della forte attenzione alla scrittura come gesto e segno Irma Blank, Betty Danon Chima Sunada e Marilla Battilana.
Ogni raggruppamento risulta fallace e gli artisti rappresentati si situano tra gli insiemi, nello spazio ibrido fra parola e immagine; le loro ricerche vanno nelle infinite direzioni di una assoluta Libertà sulla parola.
Una selezione di artiste “che hanno esposto nelle numerose mostre curate da Loda, in spazi pubblici e privati o nella sua galleria, e che con lei hanno condiviso progetti artistici e spesso esperienze di vita. Ma che soprattutto, come lei, hanno avvertito l’urgenza di impegnarsi fino in fondo nel mondo dell’arte, in un momento storico in cui in Italia essere donna e artista, come confida Ketty La Rocca a Lucy Lippard nel 1975, era ancora «di una difficoltà incredibile»”.
Osart Gallery
Milano 16 dicembre 2020 — 20 marzo 2021
18 venerdì Dic 2020
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I tabù più macroscopici sono la negritudine, l’islamismo, il politically correct, il fondamentalismo cattolico, l’arte di sinistra, il cazzo del maschio, il culo dei gay, la maternità dell’ultra sessantenne, il meretricio dei politici, ecc., ecc. Non dimentichiamoci dei figli, dei nipoti e del loro futuro ecologico. Fanno venire tutti i sensi di colpa: il consumo pro capite dell’acqua, il petrolio, i frigoriferi, la schiuma dei saponi, una pallina di carta che non va dove deve andare, il cinghiale cacciato, il solito orbettino scambiato per una vipera, i fumi del metano, le caldaie tartassate, il buco maledetto dell’ozono che si apre e poi, chissà, ogni tanto si richiude ma solo nell’Artide ché nell’Antartide non c’è! Ci pensano i paesi sottosviluppati che mandano tutti i loro benedetti rifiuti e le benedettissime scorie delle nostre vecchie macchine, anche quelle rubate e rivendute, perché loro di nuove non ne hanno, bellamente e felicemente per aria, ma i poveretti non hanno altro per gioire, senza tener conto di quelli che per andare in paradiso si fanno esplodere: la colpa è nostra. I ghiacciai si stanno sciogliendo per colpa del riscaldamento globale… le nostre borghesi caldaie, le nostre stramaledette fabbriche e le nostre schifosissime auto magari anche blu! Non ci aspetta l’inferno nell’aldilà, è qui, caldo, caldissimo e tattile. Perché godiamo? Godiamo?! Siamo Zombi concentrici ed eccentrici. Chissà perché gli scienziati non spendono tutte le loro risorse per trovare il modo di riciclare tutte le spazzature (dal verbo spazzare! o da scopare… scopature) della terra e del cielo visto che fra aerei, satelliti e piattaforme spaziali i rifiuti si fanno anche lì. Perché i politici globali se ne fottono. “La possibilità di un’isola” un diario illuminante di Houellebecq, ci fa riflettere su ciò che è la condizione umana dell’oggi e del domani futuribile: una visione nichilista, tragica ma purtroppo reale.
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12 sabato Dic 2020
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Art (2006) | acrilici su tela stampata | cm 30×40

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05 sabato Dic 2020
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Gli argomenti non politically correct sono tantissimi ma pasticciando un po’ le informazioni si può trovare il modo di non scottarsi eccessivamente e parafrasando parafrasando, ci possiamo far sopra una discreta critica. Non sempre ci riusciamo perché la faccenda è talvolta molto difficile: giriamo intorno per un bel po’ di tempo come fa un moscone sulla fatta ma poi scappiamo per l’odore che tal fatta emana. L’esempio classico sono dei rotoli o dei libri che srotolando e riarrotolando o sfogliando e risfogliando mandano da sempre lo stesso messaggio di una, nemmeno tanto velata, intolleranza verso chi dei suddetti rotoli o dei suddetti libri può far benissimo a meno, anzi, vive proprio bene senza. Modus operandi permettendo possiamo scansare il tutto e rifugiarci nei meandri delle biblioteche più fornite facendo vita da topo difatto smangiucchiando pagine e pagine poi, bulimici, vomitarne il contenuto in qualche ben arredato cesso, riparare poi, indenni, al computer e ricominciare daccapo questa volta navigando negli infiniti recessi dei mass media. Sempre perséguita l’imbarazzo della scelta ma con un acuto senso del probabile scoop si può estrarre da tutta l’immondizia telematica qualcosa di piccante o mediamente interessante e tradendo un po’ il messaggio, renderlo ancora più saporoso. Se alfine giunge l’aviaria sulle ali o nel guano di qualsiasi uccello migratore o pollo di batteria lager, almeno, a detta di un qualsiasi lurido ministro, farà centosessantamila morti… allora tutte le previsioni e/o le occultamente pilotate scelte vanno a farsi fottere.
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28 sabato Nov 2020
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Vexilla (2005) | acrilici su tela stampata | cm 70×120

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20 venerdì Nov 2020
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Per molto tempo l’uomo ha cercato di liberarsi dall’alienazione attraverso la cultura e l’arte. Siamo di fronte alla diffusione di una nuova ideologia che inizia a descrivere ciò che sta accadendo, a partire dall’eliminazione di concetti in grado di comprendere ciò che sta succedendo. Non è altro che un tentativo di fuga. È chiaro a questo punto che ci deve essere qualcosa di sbagliato nel sistema anche se è del tutto naturale che i benefici tangibili di se stessi siano considerati degni di essere difesi. La sovrastruttura impone un tipo di arte in cui gli artisti vengono educati. Questa falsa coscienza è ormai incorporata nell’apparato sociale dominante che, al suo ritorno, la riproduce secondo il grado in cui il comportamento risponde alla realtà offerta. La ricerca artistica porta un nuovo impulso. Qui la barriera ferma e deforma la ricerca della verità e la ragnatela di dominio diventa la rete della ragione stessa, la società attuale fatalmente rimane impigliata in essa. Nonostante tutto, le strade sono più o meno strutturate e il significato delle idee in fuga è nascosto dietro la parola libertà.
Lucia Marcucci
CORMORAN Y DELFIN – Revista Planetaria de Poesia – VIAJE – Ottobre 1969

Desde mucho tiempo el hombre busca liberarse de la alienación por medio de la cultura y de las artes. Estamos frente al difundirse de una nueva ideología que se pone a describir lo que está sucediendo comenzando con el eliminar de los conceptos capaces de comprender aquello que sucede. Se trata nada más que una tentativa de fuga. Se presenta claro en este punto que debe haber alguna cosa equivocada en el sistema a pesar de que es del todo natural que los tangibles beneficios de uno mismo sean considerados dignos de ser defendidos. La superestructura impone un tipo de arte en el cual se educan los artistas. Esta falsa conciencia es de ahora en adelante incorporada en el aparato social dominante que a su regreso lo reproduce según el grado en el cual el comportamiento responde a la realidad ofrecida. La búsqueda artística lleva a un nuevo impulso. Aquí la barrera detiene y deforma la búsqueda de la verdad y la tela de araña del dominio se transforma en la tela de la propia razón, la sociedad presente fatalmente se enreda en ella. A pesar de todo las calles están más o menos trazadas y el sentido de las ideas en fuga se esconde detrás de la palabra libertad.
Lucia Marcucci
CORMORAN Y DELFIN – Revista Planetaria de Poesia – VIAJE – Ottobre 1969
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14 sabato Nov 2020
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D’après Futuristi (2010) | acrilici e collage su tela | cm 50×40

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07 sabato Nov 2020
Posted in Scrittura
Magellano ha dato il suo nome ai pinguini, quei pinguini innamorati e filmati, circolanti in Patagonia, anche Antonio Pigafetta, durante il suo giro del mondo, nella Penisola di Valdés deve aver fatto qualcosa a proposito di elefanti marini, otarie o qualcosa di simile; coccodrilli, caimani, alligatori tutti differenti fra loro non si sa in che cosa: cinque secoli fa’ dare un’occhiatina a questi animali era un’avventura di sicuro, senza sponsor o almeno gli sponsor erano blasonati e rari, per averli era un lavoro immane di cortigianeria e adulazione. Mentre Erik il Rosso scopre la Groenlandia, altri scoprono il fiume Omo, le sue sorgenti e la sua foce. Una miriade d’esploratori ha lasciato le ossa in qua e in là per la Terra, ci dovrebbe essere un archivio con tutte le date, i luoghi, i nomi di quei benemeriti coraggiosi che della scoperta di nuove latitudini e longitudini hanno fatto la mèta della propria vita. Il fiume Diamantina è acqua di scontro tra coccodrilli e squali, chi ha la peggio non si sa, dato che l’Australia è territorio di misteri compresi le musiche, i canti e i disegni degli aborigeni. Torniamo in volo ai panorami della Terra del Fuoco che hanno nomi evocatori: Punta Tomba è tutto un programma, i pinguini che si tuffano fanno una fatica immane a tornare in superficie, sembra che su cento ne torni uno. Ma non ci importa niente dei suddetti animali nonostante qualche verde gridi vendetta: preferiamo i bambini kirghisi.
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31 sabato Ott 2020
Posted in Opere
Tutto con gusto (2005) | acrilici e collage su tela stampata | cm 120×120

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