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Magellano ha dato il suo nome ai pinguini, quei pinguini innamorati e filmati, circolanti in Patagonia, anche Antonio Pigafetta, durante il suo giro del mondo, nella Penisola di Valdés deve aver fatto qualcosa a proposito di elefanti marini, otarie o qualcosa di simile; coccodrilli, caimani, alligatori tutti differenti fra loro non si sa in che cosa: cinque secoli fa’ dare un’occhiatina a questi animali era un’avventura di sicuro, senza sponsor o almeno gli sponsor erano blasonati e rari, per averli era un lavoro immane di cortigianeria e adulazione. Mentre Erik il Rosso scopre la Groenlandia, altri scoprono il fiume Omo, le sue sorgenti e la sua foce. Una miriade d’esploratori ha lasciato le ossa in qua e in là per la Terra, ci dovrebbe essere un archivio con tutte le date, i luoghi, i nomi di quei benemeriti coraggiosi che della scoperta di nuove latitudini e longitudini hanno fatto la mèta della propria vita. Il fiume Diamantina è acqua di scontro tra coccodrilli e squali, chi ha la peggio non si sa, dato che l’Australia è territorio di misteri compresi le musiche, i canti e i disegni degli aborigeni. Torniamo in volo ai panorami della Terra del Fuoco che hanno nomi evocatori: Punta Tomba è tutto un programma, i pinguini che si tuffano fanno una fatica immane a tornare in superficie, sembra che su cento ne torni uno. Ma non ci importa niente dei suddetti animali nonostante qualche verde gridi vendetta: preferiamo i bambini kirghisi.

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