Il 24 maggio 1963 si apriva a Firenze, presso il Forte del Belvedere, il convegno “Arte e comunicazione” che è considerato dagli studiosi l’atto ufficiale di fondazione del Gruppo 70.
A sessant’anni da quell’evento la Galleria d’Arte Moderna organizza una mostra-omaggio per quegli artisti che ne hanno determinato la nascita .
Il Gruppo 70 è, infatti, il sodalizio artistico che interpreta in modo più completo e coerente in ambito italiano il movimento internazionale della poesia visiva. Tra le neoavanguardie quella che maggiormente ha un carattere ibrido e multilinguistico, situandosi in una suggestiva “terra di mezzo” fra la scrittura e l’immagine, fra le arti visive e la poesia. L’arte veniva intesa e problematizzata, più in generale, come parte del complesso sistema della comunicazione.
In occasione di questo anniversario viene allestito un omaggio ai principali esponenti del gruppo – Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Eugenio Miccini, Luciano Ori, Lamberto Pignotti, e inoltre Roberto Malquori e Michele Perfetti – mettendo in luce le diverse declinazioni estetiche e formali della poesia visiva.
Lucia Marcucci – Sotto accusa (1966)
Le opere, per lo più inedite e/o poco conosciute al grande pubblico, provengono dalla collezione della Galleria d’Arte Moderna, dall’Archivio Carlo Palli di Prato, tra le principali raccolte italiane di poesia visiva, dal MART di Rovereto, dall’Archivio Lamberto Pignotti di Roma, dalla Fondazione Bonotto di Colceresa (VI) e da altre prestigiose collezioni private. Accompagnano il percorso espositivo poesie sonore e cinepoesie, libri d’artista e documenti che illustrano in vario modo le premesse teoriche, le ragioni poetiche e gli esiti espressivi del Gruppo 70.
A cura di Daniela Vasta
Galleria d’Arte Moderna | Roma | 01/12/2023 – 15/09/2024
Da sinistra: Germano Celant, Luciano Ori, Emilio Isgrò, Lucia Marcucci, Lamberto Pignotti, Giangiacomo Feltrinelli. In basso: Giuseppe Chiari e Ketty La Rocca.
A sessant’anni dalla nascita del Gruppo 70 la galleria Frittelli arte contemporanea inaugura la mostra Gruppo 70. Una guerriglia verbo-visiva, a cura di Raffaella Perna, concepita per porre in luce l’attualità di uno dei movimenti più radicali della scena artistica italiana degli anni Sessanta.
L’esposizione propone uno sguardo trasversale sulla ricerca degli esponenti del gruppo e mette in dialogo i lavori di Antonio Bueno, Giuseppe Chiari, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Eugenio Miccini, Luciano Ori e Lamberto Pignotti, con l’obiettivo di evidenziarne affinità e coerenza di visione estetica e politica. La mostra pone l’accento, in particolare, sul ruolo cruciale e pionieristico del Gruppo 70 nel dibattito sugli effetti visivi e sociali prodotti dalla cultura di massa ai tempi del boom economico e sulla posizione antagonista assunta dai poeti visivi nei confronti delle derive del capitalismo.
L’attenzione nei confronti dell’ecologia, la denuncia del sessismo e del ruolo subalterno della donna nella cultura patriarcale, la critica nei confronti del pensiero colonialista e dell’egemonia dell’Occidente, le convinzioni apertamente pacifiste, l’interesse verso gli squilibri economici e sociali dovuti al miracolo economico sono tematiche al cuore della poetica del Gruppo 70, contribuiscono alla sua attualità e al rinnovato interesse critico emerso anche in ambito internazionale nei confronti di questa corrente.
L’esposizione indaga, inoltre, il carattere interdisciplinare e gli sconfinamenti verbo-visuali del Gruppo 70: in mostra, numerosi collage, fotografie, materiali d’archivio, filmati e libri d’artista documentano il forte interesse del gruppo nei riguardi non soltanto del dialogo fra immagine e parola, ma anche l’apertura verso i territori della performance, del teatro, del cinema, della musica e del fumetto.
Gruppo 70. Una guerriglia verbo-visiva
In occasione dell’esposizione si svolgerà un ciclo di eventi legati alla Poesia visiva, tra cui una serie di incontri e tavole rotonde con studiose e studiosi, artiste e artisti e curatrici e curatori, proiezioni di filmati dell’epoca. Durante i mesi della mostra, la galleria ospiterà inoltre un focus espositivo dedicato ad artisti e artiste in dialogo stretto con i componenti del Gruppo 70.
A cura di Raffaella Perna
Frittelli Arte Contemporanea – 07.10.2023 – 19.01.2024, Firenze
Il Centro Pecci presenta Raccolte in vista, un ampio progetto espositivo di valorizzazione dell’archivio che si concentra su libri d’artista, edizioni, manifesti e altri tipi di documenti d’arte contemporanea acquisiti nel corso di decenni attraverso il Centro di Informazione e Documentazione CID/Arti Visive e, in parte, anche nelle collezioni museali.
Suddivisi in 4 sezioni tematiche distinte e una monografica – che fanno eco rispettivamente all’allestimento della collezione Eccentrica. Le collezioni del Centro Pecci e agli ANIMANI di Mario Mariotti al piano terra del Centro – i numerosi e preziosi materiali esposti rappresentano parti significative e complementari della storia dell’arte degli ultimi sessant’anni, interpretate dagli artisti contemporanei attraverso sperimentali pratiche editoriali, di pubblicazione e comunicazione.
CONCEPTUAL ART, ARTE POVERA, LAND ART (AFTER DUCHAMP)
Dagli anni Sessanta un’attitudine concettuale accomuna le ricerche di punta delle nuove avanguardie artistiche: quelle più propriamente o radicalmente intese come Conceptual Art, in cui l’idea stessa dell’artista prevale sul prodotto finale; quelle dell’Arte Povera che elaborano processualità aperte e ridefinizioni continue dell’opera; quelle della Land Art che superano i confini dello spazio espositivo e intervengono direttamente in ambienti esterni, spesso irraggiungibili. Per mettere in evidenza i processi alla base dei loro lavori, favorire un coinvolgimento intellettivo del pubblico e diffondere i propri progetti, gli artisti riducono la materialità delle opere e le promuovono anche tramite testi, pubblicazioni, documenti. Su tale approccio aleggia ancora la figura chiave di Marcel Duchamp, scomparso nel 1968 e riconosciuto in quegli anni come il padre putativo dell’arte concettuale.
ARTE, SOSTANTIVO FEMMINILE
Varie declinazioni di Scrittura visuale e Poesia oggettiva in forma militante e critica di lotta di genere, per l’affermazione della presenza e dell’identità femminile nel mondo dell’arte, risultano evidenti soprattutto negli anni Settanta sulla scia di ricerche compiute da pioniere come Anna Oberto e Mirella Bentivoglio, che promuovono una controcultura al femminile attraverso la fotografia e il cinema sperimentale, la scrittura critica e l’editoria artistica. Apice di tali esperienze risulta la mostra collettiva internazionale Materializzazione del linguaggio, curata da Mirella Bentivoglio alla Biennale di Venezia del 1978, che sottolinea la complessità dei rapporti fra il mondo femminile e il linguaggio: verbale, visivo, corporeo.
POESIA VISIVA E DINTORNI
Fra i maggiori creatori di pubblicazioni e edizioni d’arte, soprattutto riviste, manifesti e libri d’artista, vanno annoverati gli autori della Poesia Visiva o della cosiddetta Nuova Scrittura, spesso provenienti da esperienze o professioni letterarie, grafiche e editoriali, che sperimentano dagli anni Sessanta forme di contaminazione e commistione di immagini e parole, per promuovere la convergenza di diverse discipline artistiche e ampliare le tradizionali modalità di “fare arte”. Un mix di materiali estratti dalla quotidianità, insieme all’ausilio di media come tipografia e grafica, fotografia e cinema, contribuisce al superamento di ogni formalizzazione estetica e testimonia la ricerca di un rapporto stringente fra arte e vita che viene proposto al pubblico.
Lucia Marcucci – Il tema romantico della poesia (1974)
Libri d’artista, edizioni e opere di: Vincenzo Accame; Gianfranco Baruchello; Dino Bedino; Ugo Carrega; Luciano Caruso; Guglielmo Achille Cavellini; Giuliano Della Casa; Mario Diacono; Corrado D’Ottavi; Bartolomé Ferrando; Luigi Ferro; Giovanni Fontana; Klaus Groh; Gruppo ’70, Richard Kostelanetz; Arrigo Lora-Totino; Lucia Marcucci; Eugenio Miccini; Magdalo Mussio; Maurizio Nannucci; Rinaldo Nuzzolese; Luciano Ori; Luca Patella; Michele Perfetti; Decio Pignatari; Lamberto Pignotti; Luigi Tola; Jiri Valoch; Ben Vautier; Emilio Villa; Rodolfo Vitone; William Xerra.
Manifesti, altri tipi e documenti d’arte di: Luciano Caruso; Ketty La Rocca; Maurizio Nannucci; Luciano Ori; Ray Johnson
Lucia Marcucci, Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, Antonio Bueno – Volerà nel ’70 (1965)
ANNI NOVANTA E OLTRE
Negli anni Novanta del ventesimo secolo lo sviluppo di altre pratiche editoriali sperimentate dagli artisti conduce alla raccolta di Libri d’artista, iniziata presso il CID/Arti Visive nel 1994 con la mostra collettiva Di carta e d’altro, a conclusione dell’esperienza analogica prima dell’avvento dell’era digitale. Non ci sono più limiti alle idee e all’utilizzo di materiali da parte degli artisti, interessati a rinnovare ancora la possibilità di offrire ponti fra l’aura dell’opera e l’intimità del libro, fra la deferenza rituale della fruizione artistica e la familiarità quotidiana della lettura.
MARIO MARIOTTI: LIBRI, EDIZIONI, PROGETTI COLLETTIVI
Completa il percorso espositivo un focus monografico dedicato alla pratica originale di Mario Mariotti, artista poliedrico, autore di vari libri d’artista, libri-oggetto e edizioni per progetti collettivi e pubblici da lui stesso ideati e realizzati a Firenze fra gli anni Settanta e Novanta, giocando ininterrottamente con l’arte e con la vita.
A cura di Stefano Pezzato
Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato, 8 giugno 2023
Momenti emozionanti, indimenticabili! Eppure avevo preparato il tutto giorni prima essendo andata presso un noleggio di film per parrocchie e case del popolo; il gestore, gentilissimo, mi aveva regalato sei o sette pizze (contenitori di pellicole 16 mm) che avevo presto visionato attraverso la moviola per scegliere i brani da usare atti a comporre il collage. Mi ero procurata anche una macchinetta che adoperavano quelli che restauravano gli strappi alle pellicole (vi ricordate quando nelle sale cinematografiche ad un tratto facevano luce e dovevamo aspettare il rappezzo? Anni…1950 o giù di lì). I momenti emozionanti stavano per cominciare: nel mio studio avevo teso dei fili da una parte all’altra della stanza per appendere i primi pezzi di pellicola. Dondolavano accattivanti quasi a stuzzicare il mio senso di sperimentazione ultra coraggiosa. Se ne stavano lì, forse troppi, di lunghezze variabili, si avvolticchiavano a mo’ di serpenti… ci passavo sotto, ci ripassavo dando occhiate quasi spaventate e cercando di individuare quali erano i più interessanti per iniziare il primo incollaggio. Emozione a non finire! Altro che panico del foglio bianco, questo era vero e proprio terrore! Incollare poteva essere definitivo già, perché la macchinetta si doveva usare con una colla particolare ed una volta messa non poteva essere rimossa; rischiavo di perdere fotogrammi e magari i più interessanti! Ma iniziai. Il giorno dopo chiamai i miei compagni del Gruppo (Bueno, Miccini e Pignotti), dovevo essere confortata e aiutata; ciò avvenne con la massima approvazione e collaborazione. Nacque il primo film collage Volerà nel ’70 e gli altri seguirono in collaborazione con Pignotti o da sola. Ma nel novembre del ’66 l’alluvione spazzò via e rovinò le pellicole, la macchinetta, la moviola… tutto il mio studio fu sommerso. Salvai delle poesie visive che fortunosamente avevo portato ai piani superiori della mia casa per farle vedere a una mia zia; qualche pellicola la ritrovai i giorni successivi al disastro ma non ricordo di averla adoperata. L’opera sul collage filmico fu così compiuta e terminata nel breve spazio di una felice stagione.
Giuntatrice Ferrania 16mm
Exciting, unforgettable moments! Yet I had prepared everything days before having gone to a film rental for parishes and people’s homes; the manager, very kind, had given me six or seven pizzas (containers of 16 mm film) which I had soon viewed through the slow motion to choose the tracks to use to compose the collage. I also got a machine that used those who restored the tears to the films (do you remember when in cinemas all of a sudden they shed light and we had to wait for the patch? Years… 1950s or thereabouts). The exciting moments were about to begin: in my studio I had strung threads from one side of the room to the other to hang the first pieces of film. They rocked captivatingly as if to whet my sense of ultra-brave experimentation. They were there, perhaps too many, of varying lengths, coiled like snakes… I went under them, I went over them, giving almost frightened looks and trying to identify which were the most interesting to start the first gluing. Endless emotion! Other than panic of the blank sheet, this was real terror! Pasting could already be definitive, because the machine had to be used with a particular glue and once it was put it could not be removed; I risked losing frames and maybe the most interesting ones! But I started. The next day I called my team mates (Bueno, Miccini and Pignotti), I had to be comforted and helped; this happened with the utmost approval and collaboration. The first collage film Volerà was born in the 1970s and the others followed in collaboration with Pignotti or alone. But in November 1966 the flood swept away and ruined the films, the camera, the slow motion… my entire studio was submerged. I saved some visual poems that luckily I had taken to the upper floors of my house to show them to an aunt of mine; I found some film in the days following the disaster but I don’t remember having used it. The work on the film collage was thus completed and finished in the short space of a happy season.
È il 1964 e l’artista Lucia Marcucci (Firenze, 1933) crea il lavoro Il fidanzato in fuga, un collage su cartoncino che raffigura tre tute spaziali che si reggono in piedi da sole, come agganciate a dei manichini, senza corpo. Il collage recita: Paradiso extraterrestre della donna, il fidanzato in fuga nello spazio. Una frase ironica e provocatoria che denuncia la condizione della donna contemporanea e porta avanti la sua esigenza di libertà e trasgressione, all’interno di una società ossessionata dai progressi scientifici e tecnologici e a quel tempo in costante ascesa verso la “conquista” dello spazio. L’anno seguente, Lucia Marcucci, come parte del Gruppo ’70, con Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti e Antonio Bueno, affigge manifesti per poi strapparli, come il manifesto L’Offesa, durante le loro poesie-spettacolo Poesie e no(1964-1967). Si tratta di una serie di happening multimediali contenenti poesie e materiali di matrice extra-letteraria. Questi eventi, in particolare Poesie e no 3(1965), coinvolgevano diversi linguaggi: letture di poesie, rubriche giornalistiche, slogan, estratti di romanzi, proiezione di film sperimentali, e altre azioni effimere e volatili sotto le musiche di Giuseppe Chiari. Il tutto assemblato in un collage cubista di parole e recite, spezzoni, ritagli, scarti e rifiuti, che si allontana da una costruzione lineare dei contenuti.
Lucia Marcucci – Il fidanzato in fuga (1964)
Aveva scritto sul pensiero non lineare anche Dorothy D. Lee (1905-1975), all’interno del testo “Lineal and Nonlineal Codifications of Reality” (1950), che Marcucci amava citare¹. In questo testo, l’antropologa americana prendeva da esempio l’interruzione del “filo del discorso” per le persone che vivono nelle isole Trobriand, accettata come qualcosa di non disturbante in una cultura caratterizzata dall’assenza di una continuità lineare. Il pensiero occidentale che Marcucci contesta e critica si è invece illuso che la linea sia la strada, che la pianificazione lineare sia il successo, sempre più assetato di un progresso rettilineo. In questa concezione capitalistica non resta spazio per il fallimento, in quanto interruzione di un movimento concepito linearmente. Ma è così importante leggere la realtà attraverso la presenza della linea e arrivare in un punto all’orizzonte in un preciso momento?
Lucia Marcucci sembra porsi gli stessi quesiti di Dorothy D. Lee, immergendo le sue opere in una traccia che non è un collegamento tra due punti ma si muove, fonte di continue influenze e macchie, percorsi autonomi, indietreggiamenti, fallimenti e contestazioni. I suoi collage, così come i lavori di cinepoesia, la tecnica di montaggio non lineare, in particolare Volerà nel ’70 (1965) e Pugni, Pistole e Baci(1966), ricordano a molti i film di Pedro Almodóvar, una composizione non lineare che immerge passato e presente nella narrazione. Sempre Dorothy D. Lee aveva fatto riferimento ai verbi trobriandesi come atemporali². In queste concezioni, storia e realtà sono sempre presenti, dando senso alle azioni attuali. E così gioca Marcucci: tagliando e frugando nel proprio passato e in quello che è a nostra disposizione nei linguaggi della comunicazione di massa, immergendoci in una rilettura critica del presente.
Lucia Marcucci si è distinta per il rovesciamento della parola poetica, che è diventata parte delle lotte femministe negli anni Sessanta. Quello che l’artista definisce come “rispedire il lessico al mittente” significa portare avanti, attraverso l’ironia nel linguaggio, un riscatto critico sugli stereotipi, sul genere e gli assunti che regolavano la rappresentazione del corpo femminile, sulle forme e abitudini imposte dalla società capitalistica. L’artista ha svelato l’insensatezza e il vuoto ideologico che si cela dietro la comunicazione di massa, soprattutto sui temi di attualità. Bleah!!!(1967), opera in vetro dipinto e civetta di giornale, sembrava a quel tempo l’unica risposta plausibile: il dissenso.
Lucia Marcucci – Bleah!!! (1967)
Nel 1965 Lamberto Pignotti pubblica l’antologia di poesia visiva nella collana “Il Dissenso” (casa editrice Sampietro di Bologna). Si tratta di quattro volumi contenenti al loro interno frammenti di poesia visiva, da mescolare come un mazzo di carte. Da questo momento il libro si estroflette, esplode nello spazio circostante e fa vivere il verbo al di fuori del suo contenitore. Non c’è più la parola su carta ma, come nell’opera di Lucia Marcucci, si riporta la parola nelle strade, nelle piazze, nelle vie e nei luoghi dove si svolgeva la relazione civica, e con essa i corpi. Ma che ruolo aveva (e ha) il corpo, la sua percezione, il gesto e il linguaggio, all’interno della lotta poetica?
Per il novantesimo compleanno dell’artista, la mostra L’Offesa ad Ar/Ge Kunst (9 giugno – 30 luglio 2023), curata da Francesca Verga e Zasha Colah, ripercorre alcuni lavori dell’artista tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta in prestito dall’Archivio Lucia Marcucci e la Galleria Frittelli Arte Contemporanea. La mostra ridiscute come la parola, la pubblicità, i media e la carta sono state messe in discussione negli anni Sessanta e Settanta attraverso una pratica militante che intensifica la presenza verbale e corporale. È attraverso il corpo e la parola che si riscopre la validità poetica del segno e la sua valenza immaginifica.
Vengono esposti alcuni lavori realizzati a partire dagli anni Sessanta sul versante verbo-visuale della poesia tecnologica, poesia auditiva, della cinepoesia (come le opere: Volerà nel ’70 del 1965 e poesia auditiva del 1970), collage su cartoncino e tecniche di montaggio non-lineari. Insieme a questi, gli acrilici su locandina e i manifesti, come Sigh (1968), Waah! (1968), Boh, eh (1970), costituiscono un punto cardine nel manifestare il dissenso politico e sociale in chiave poetica. Inoltre, si ripercorre il ritorno alla manualità degli anni Settanta, ne sono ad esempio le impronte del corpo dell’artista sulle tele emulsionate. Ma anche i getti, segni e parole sulle sue tavole didattiche realizzate negli anni Novanta riconfermano l’interesse dell’artista nei sezionamenti viscerali del corpo e la connessione tra questo e la parola, che continua a farsi gioco dei contesti scientifici.
Lucia Marcucci – Io sarò, qui, poeta (1995)
La mostraL’Offesa ad Ar/Ge Kunst sviluppa inoltre una riflessione critica sulla contemporaneità mettendo alcune opere di Lucia Marcucci in dialogo con le voci di altre artiste. L’artista Wissal Houbabi porta un lavoro audio visuale e installativo nello spazio del dissenso e delle lotte antirazziali dell’attuale società; Elena Biserna con le score The Resounding Flâneuse e la passeggiata Feminist Steps (9-10 giugno 2023, Bolzano), esplora le esperienze (uditive) della città notturna da una prospettiva di genere; all’interno di Bolzano Danza, la danzatrice Annamaria Ajmone e la musicista Laura Agnusdei presentano Bleah!!! (20-21 luglio 2023, Parco dei Cappuccini, Bolzano) una partitura che mescola gesto e suono lavorando su assemblaggi e ribaltamenti sul piano temporale, spaziale, autoriale.
La mostra ad Ar/Ge Kunst si completa con la mostra Lucia Marcucci. Poesie e no presso Museion, Bozen/Bolzano, curata da Frida Carazzato. Le due personali gravitano intorno all’esperienza che ha dato vita all’happening di Poesie e no. Il collage di segni visivi e linguistici che caratterizza questa serie di performance ha permesso alle due istituzioni di sviluppare due filoni complementari del lavoro di Marcucci: da una parte l’indagine sul linguaggio a partire dalla critica alla società dei consumi che trova spazio a Museion, dall’altra la presenza del verbo e corpo nella militanza, attraverso una lettura attuata anche da voci contemporanee nella mostra ad Ar/Ge Kunst.
In questa pubblicazione Novellas #2, Marcucci ci introduce al pensiero non lineare della poesia visiva, che coinvolge un nuovo linguaggio in grado di riprendere coscienza della realtà sociale e politica nella quale l’artista si trova. Si tratta di un testo scritto nel 1973 che viene riportato assieme a una serie di racconti più recenti, parte del romanzo IN FIERIiniziato da Lucia Marcucci nel 2007; un collage di storie e notizie, un pensiero in corso, interminabile, ultimato un giorno soltanto dai limiti del corpo.
In occasione delle due mostre, il laboratorio di comunicazione visiva (Exhibition Graphic Design: processes of cultural practice) della Facoltà di Design e Arti della Free Università di Bozen-Bolzano (docente e workshop leader Elisa Pasqual, con Gianluca Camillini e Gerhard Gluher), ha sviluppato sette progetti di comunicazione che espandono in chiave contemporanea temi presenti nel lavoro di Lucia Marcucci e del Gruppo ‘70. La mostra del laboratorio inaugurerà il 9 giugno alle 18:00 alla Free Università di Bozen-Bolzano.
A completamento del lavoro di Marcucci, si segnala inoltre la mostra Ri-Materializzazione del Linguaggio presso la Fondazione Antonio dalle Nogare, Bolzano, che ospita delle sue opere. Il giorno 09.06.2023 alle ore 20:00 si svolge inoltre un talk dell’artista Nora Turato a conclusione di questa mostra.
¹ Lee, Dorothy, “Lineal and Nonlineal Codifications of Reality,” in Symbolic Anthropology: A Reader in the Study of Symbols and Meanings, Dolgin, Janet L., Kemnitzer, David S., and Schneider, David M. (eds.), New York: Columbia University Press, 1977: 151-64.
² Dorothy Lee (1959) “Being and value in a primitive culture” and “Codifications of reality: Lineal and nonlineal”. In Freedom and Culture, pp. 89-120. Prentice-Hall, Inc.
In un’Italia in pieno fermento da boom economico e che vibra assieme ad altri paesi per i movimenti studenteschi e pacifisti del ’68, gli artisti e le artiste non potevano certo esprimersi secondo i mezzi tradizionali, ma rispondono a questo movimento con un nuovo linguaggio tecnologico e puntando su una nuova definizione di interdisciplinarità. La parola acquista attenzione e diventa non solo un veicolo, ma si fa oggetto che può essere usato da chiunque – in particolare anche da chi prima ne era priva – e in spazi sempre diversi. È una parola poetica, perché poesis produce spazi, immagini, opere ma è anche altro. Una congiunzione semplice – e – ne amplia le possibilità. Poesie e no vede diverse albe nel 1963 in particolare una versione in un teatro di Livorno gestito da un padre gesuita. Si tratta di una performance in cui una giovane Lucia Marcucci che vive pienamente gli effetti del secondo dopoguerra, assieme a Giuseppe Chiari e Sylvano Busotti che ne curano la musica, Antonio Bueno, Lamberto Pignotti ed Eugenio Miccini con la regia di Enrico Sirello, mette in scena una poesia-spettacolo. Seguiranno altre presentazioni in giro per l’Italia, e altri interpreti-attori si aggiungeranno (per esempio Emilio Isgrò). In scena, oltre ai brani alternati da poesie, citazioni letterali e pubblicità raccolte in copioni, si aggiungono diversi oggetti, ma anche dei poster tecnologici di Marcucci che verranno strappati nel corso della performance. Il collage visivo e sonoro di Poesie e no, è da una parte una sorta di innesto della ricerca del linguaggio sulla scia della tradizione dada e futurista attuata dal Gruppo ’70, di cui Lucia Marcucci è stata parte. Ma è anche espressione dell’indole “non lineare” dell’artista che, come si legge nella sua biografia, afferma “le abitudini mi annoiano, sapere già cosa potrà succedere mi irrita, ho bisogno di pensieri avventurosi, anche nelle piccole cose di tutti i giorni”.
Lucia Marcucci – Passione e miliardi (1966) – Collezione Museion, Archivio di Nuova Scrittura
Poesie e no diventa così il titolo della mostra dedicata a Lucia Marcucci, nata a Firenze nel 1933, dove ancora vive, in occasione del suo novantesimo compleanno. Un focus che ripercorrere attraverso alcuni preziosi documenti originali provenienti dal suo archivio, l’attività di scrittrice e di membro fondativo del collettivo fiorentino Gruppo 70, fino alla sua attività artistica intrapresa in maniera indipendente sul linguaggio e la poesia visiva quando oramai il gruppo si sciolse e altri incontri caratterizzarono il percorso di Marcucci, come quello con Romana Loda o Mirella Bentivoglio. In questo senso la “e” presente nel titolo della mostra e nel titolo della serie di performance che si tennero dal 1963 al 1967, testimonia questo mescolamento tra cultura “alta” e cultura “bassa”, tra linguaggio letterario e quello della quotidianità e dei mezzi di comunicazione di massa, tra testo e immagine, tra pittura e collage, tra donna oggetto e donna che diventa soggetto, tragicità e ironia. In questo percorso attraverso il ventennio 1960-1970 di produzione di Lucia Marcucci, che fa eco in maniera esemplare alle ricerche del nucleo più ampio di opere, edizioni e ricerche dell’Archivio di Nuova Scrittura donato da Paolo della Grazia alle collezioni di Museion e MART, un accento particolare è dato alla modalità con cui l’artista ha lavorato con la parola. Per questo motivo oltre alle opere più iconiche di Marcucci quali sono i collage, la sua attività di scrittrice e di performer è portata nella mostra sullo stesso piano. Trovano così spazio le riviste con i suoi contributi, da “Tèchne” fondata da Eugenio Miccini come laboratorio dello sperimentalismo verbo-visivo, “Marcatrè” rivista di cultura contemporanea legata al Gruppo 63 a “Lotta Poetica”, fondata da Sarenco e Paul De Vree con l’obiettivo di diffondere la poesia visiva e le più recenti sperimentazioni poetiche a livello internazionale. Inoltre, le sue poesie pubblicate anche in altre raccolte, gli strumenti che hanno permesso la creazione delle cinepoesie e i bozzetti preparatori per le successive tele emulsionate o i cartelli stradali veri e propri ready-made modificati a favore della poesia. L’esplorazione della parola nelle sue diverse declinazioni parte sempre e comunque da un inequivocabile atteggiamento critico e contestatore, a volte marcatamente militante eppure, sempre ironico e libero. Queste caratteristiche hanno ispirato il display della mostra curato dallo studio grafico bruno di Venezia, che volutamente definisce uno spazio per poi attuare uno spostamento e una fuoriuscita.
Lucia Marcucci – Il paesaggio falso (1976)
Si collocano invece in un’altra parentesi temporale più vicina ai giorni nostri, le opere esposte al Piccolo Museion– Cubo Garutti. Si tratta di immagini iconiche della storia dell’arte stampate su tela e arricchite da interventi pittorici che giocano con queste immagini ampliando la loro espropriazione da parte della cultura di massa.
In der Museion Passage wird anlässlich des 90. Geburtstags von Lucia Marcucci, einer führenden Vertreterin der visuellen Poesie in Italien, die Ausstellung Poesie e no gezeigt. Werke der Künstlerin befinden sich unter anderem in der Sammlung des Archivio di Nuova Scrittura, das Paolo della Grazia dem Museion und dem Museum Mart 2020 als Schenkung übergeben hat. Bei der Museion Passage handelt es sich um einen kostenfrei zugänglichen Raum für die Präsentation von Sammlungswerken, der die Verbindung zur Region stärken soll.
Die Ausstellung beleuchtet Marcuccis künstlerische Forschung und Experimente der 1960er- und 1970er-Jahren anhand ihrer Werke ebenso wie zahlreicher theoretischer und poetischer Schriften. Die Arbeiten stammen aus dem Mart, dem Privatarchiv der Künstlerin sowie dem Archivio di Nuova Scrittura, das Teil der Museumssammlung ist. Der Fokus auf Lucia Marcucci fügt sich in die kontinuierlich vom Museion unternommene Forschung zu den Künstler*innen seiner Sammlung ein: Dazu gehört auch, die gegenwärtige Relevanz ihrer Werke sowie die verschiedenen durch sie begründeten künstlerischen und interdisziplinären Verbindungen aufzuzeigen.
Marcuccis Werke erzählen vom Italien der Nachkriegszeit, von einer Gesellschaft, die von wirtschaftlichem Aufschwung, sozialer und politischer Neuordnung sowie gegen Ende der 1960er-Jahre zudem von Studierendenprotesten und dem Aufkommen feministischer Bewegungen geprägt war. In diesem Klima fanden viele Künstler*innen unter dem Einsatz neuer Techniken zu unkonventionellen Ausdrucksweisen und begründeten innovative Formen von Interdisziplinarität, die sich auch in den Werken Marcuccis spiegeln.
Der Titel der Ausstellung – Poesie e no – geht zurück auf eine Aufführung von Gedichten Lamberto Pignottis und Eugenio Miccinis, die erstmals 1963 auf Einladung Lucia Marcuccis hin unter der Regie von Enrico Sirello stattfand. Das Happening wurde in den darauffolgenden Jahren mehrmals wiederholt. Sein Titel soll – ebenso wie jener der aktuellen Ausstellung – deutlich machen, dass Marcuccis künstlerische Praxis stets bestimmt ist von der Begegnung zwischen „hoher“ und „niederer“ Kultur, zwischen literarischer Sprache und jener des durch die Massenmedien vermittelten Alltags. Aus diesem Impetus leitet sich die tragisch-ironische Nebeneinanderstellung von Text und Bild, Malerei und Collage her.
Lucia Marcucci – Poesia (1965)
So erscheinen die Bild- und Toncollagen dieser ersten Aufführung von Poesie e no als Hommage an die dadaistisch-futuristische Tradition und ihre Auseinandersetzung mit Sprache durch den Gruppo ‘70 – ein in Florenz gegründetes Künstler*innenkollektiv, dem Lucia Marcucci angehörte – und zugleich als Ausdruck der nicht-linearen Herangehensweise der Künstlerin selbst.
Die Erkundung des geschriebenen Wortes in seinen unterschiedlichen Ausformungen nimmt ihren Ausgang in einer kritischen, protestähnlichen Haltung, die sich mitunter betont militant gibt, stets aber ironisch und frei ist. Diese Merkmale inspirierten auch die von dem Grafikstudio Bruno aus Venedig besorgte Ausstellungsgestaltung.
Die im Piccolo Museion – Cubo Garutti zu sehenden Arbeiten Marcuccis ordnen sich hingegen in eine jüngere Werkphase ein. Sie zeigen ikonische Bilder der Kunstgeschichte, wie etwa Botticellis Venus oder Leonardos Mona Lisa, die auf große Leinwände gedruckt und durch malerische, mit ihrer Aneignung durch die Massenkultur spielende Interventionen erweitert wurden.
Parallel zu der Ausstellung im Museion präsentiert zudem die Ar/Ge Kunst in Bozen die von FrancescaVerga und Zasha Colah kuratierte Schau L’Offesa.
Beide Einzelpräsentationen der Künstlerin kreisen um Erfahrungen, die zur Entstehung des Happenings Poesie e no geführt haben. Diese Reihe von Performance zeichnet sich durch eine collageartige Zusammenfügung visueller und sprachlicher Zeichen aus, die beide Einrichtungen nun zum Anlass nehmen, um komplementäre Stränge von Marcuccis Arbeit herauszustellen. Diese ist zum einen geprägt durch die im Museion thematisierte und in einer Kritik an der Konsumgesellschaft wurzelnde Untersuchung von Sprache und zum anderen durch die Gegenwart von Wort und Körper im Aktivismus, die in der Ar/Ge Kunst eine Neudeutung durch Stimmen der Gegenwart erfährt.
Aus Anlass der beiden Ausstellungen hat die Fakultät für Design und Künste der Freien Universität Bozen den Workshop für visuelle Kommunikation „Grafikdesign für Ausstellungen: Prozesse kultureller Praxis“ (Dozentin und Workshopleiterin Elisa Pasqual zusammen mit Gianluca Camillini und Gerhard Glüher) abgehalten. Hierbei wurden sieben Kommunikationsprojekte entwickelt, die Themen im Werk Lucia Marcuccis und des Gruppo ‘70 aus einer heutigen Perspektive aufgreifen. Die Workshop-Ausstellung wird am 9. Juni um 18 Uhr in der Freien Universität Bozen (Universitätsplatz 1) eröffnet und kann auch am Samstag, den 10. Juni, besucht werden.
Der Fokus auf Marcuccis Werk wird zudem ergänzt durch die Ausstellung Re-Materialisierung der Sprache in der Fondazione Antonio Dalle Nogare, in der auch einige Werke der Künstlerin zu sehen sind. In diesem Rahmen findet am 09.06. um 20 Uhr ein Vortrag der Künstlerin Nora Turato statt.
BEGLEITPROGRAMM:
– 13.07. 19.00 Uhr Führung in italienischer Sprache durch beide Ausstellungen gemeinsam mit den Kuratorinnen des Museion und der Ar/Ge Kunst
– 24.08. 17.00 – 19.00 Uhr Museion Ink – Session zum kreativen Schreiben: Anlässlich der Ausstellung Lucia Marcucci. Poseie eno unternimmt Museion Ink eine Reise ins experimentelle Schreiben und gibt den Teilnehmer*innen Gelegenheit, ihre Erfahrung der Welt festzuhalten.
Mit Roberta Pedrini. Anmeldung erforderlich unter eventbrite.it/museion oder 0471223435/13
Lucia Marcucci
Lucia Marcucci wurde 1933 in Florenz geboren, wo sie heute noch lebt und arbeitet. Gegen Ende der 1950er-Jahre begann sie, sich der Poesie unter Verwendung der Collagetechnik zu widmen. In den 1960er-Jahren wurde sie Mitglied des aus Eugenio Miccini, Luciano Ori, Lamberto Pignotti, Antonio Bueno bestehenden Gruppo ’70, dem sich bei einigen Projekten auch Antonio Bueno und Ketty La Rocca anschlossen. Unter Berücksichtigung der Beziehungszusammenhänge zwischen Wort und Bild benutzt Marcucci einen doppelten verbal-visuellen Code und erschafft ebenso provokative wie respektlose Werke. Häufig werden sie noch betont durch pointierte Botschaften aus der Terminologie von Comic-Sprechblasen, die die programmatische Linie des Gruppo ‘70 in origineller Weise variieren. Dieser löste sich Ende 1968 auf, und Lucia Marcucci begründete zusammen mit weiteren visuellen Dichter*innen den Gruppo Internazionale di Poesia Visiva. Daraufhin setzte sie ihre künstlerischen Experimente fort, entwickelte aber eigenständigere und unabhängigere Themen. In ihrem Schaffen der letzten Jahre bedient sich Marcucci der Collagetechnik ebenso wie digitaler Inhalte und Werbebilder und bearbeitet Plakate, die die städtischen Randbereiche tapezieren.
Museion Passage
In dem von einer multidisziplinären Arbeitsgruppe kuratierten Raum werden Werke aus der Museumssammlung kostenfrei und unabhängig von den laufenden Ausstellungen gezeigt. Ursprünglich war die Passage als Durchgang zwischen dem historischen und dem modernen Teil der Stadt konzipiert und nutzt diesen baulichen Aspekt nun als Metapher, um einen bewussten Dialog zwischen Generationen, Praktiker*innen und Gemeinschaften anzuregen. Die Museion Passage liest die Sammlung als ein Archiv unerzählter Geschichten und als Brücke zur Gegenwart. Daher wird die Auswahl der Werke bestimmt durch Themen und Ereignisse, die unsere aktive und vielfältige Kulturlandschaft heute beeinflussen.
Cubo Garutti
„In diesem kleinen Raum werden Werke aus dem Museum für moderne und zeitgenössische Kunst in Bozen ausgestellt, damit die Bewohner*innen dieses Stadtteils sie vor Ort sehen können. Der von der Autonomen Provinz Bozen – Südtirol – Italienische Kultur in Auftrag gegebene Raum ist all jenen gewidmet, die hier vorbeikommen und einen Blick darauf werfen, und sei es nur für einen Augenblick.“ Alberto Garutti. Das im Jahr 2003 aufgestellte Piccolo Museion wurde von dem Künstler Alberto Garutti gestaltet und dient als Zweigstelle des Museion im Bozner Stadtviertel Don Bosco. Neben Werken aus der Museumssammlung werden in ihm auch eigens für den Stadtteil erarbeitete Projekte ausgestellt. Der Cubo Garutti befindet sich in der Sassaristraße 17b – Bozen.
Kuratiert von Frida Carazzato
Direktor: Bart van der Heide
Verantwortliche Bereich Organisation Sammlung/Archiv: Elena Bini
Lucia Marcucci – Passione e miliardi (1966) – Collezione Museion, Archivio di Nuova Scrittura
Museion Passage – a freely accessible space dedicated to enhancing the museum’s collection and its links with the local territory – will host Poesie e no, an exhibition that marks the 90th birthday of Italy’s leading exponent of Visual Poetry, Lucia Marcucci. The artist’s work is included in the Archivio di Nuova Scrittura, a collection donated to Museion and the Mart museum by Paolo della Grazia in 2020.
The exhibition highlights Marcucci’s artistic research and experimentation in the 1960s and 1970s, through both her works and numerous theoretical and poetic writings. The works come from the Mart, the artist’s private archive, and from the Archivio di Nuova Scrittura part of the museum collection. Museion’s focus on this figure is part of its ongoing research into the works and artists in its collection: This includes underlining the contemporary nature of their art and the different artistic and interdisciplinary connections they create.
Marcucci’s works speak about post-World War II Italy. A society characterized by an economic boom, social and political reorganization and, towards the end of the 1960s, also by student protests and feminist movements. In this climate, many artists chose to express themselves in unconventional ways with new techniques and by creating a new definition of interdisciplinarity that can be seen in the artist’s works too.
The title of the exhibition, Poesie e no, derives from a poem-show of Lamberto Pignotti and Eugenio Miccini first presented in 1963 at the invitation of Lucia Marcucci, under the direction of Enrico Sirello. The presentation was then repeated several times in the following years, with the participation of the artis herself. The title, like the entire exhibition, is intended to emphasize how Marcucci’s artistic practice has always been characterized by the encounter between ‘high’ and ‘low’ culture and between literary language and everyday life expressed through the mass media. This is the reason for its tragic but ironic combination of text and image, painting and collage.
Lucia Marcucci – A,B,C,D,… (1973)
The visual and sound collage of the first performance of Poesie e no appears, on one hand, to be a tribute to the Dada and Futurist tradition of research into language, carried out by Gruppo 70 – an artistic collective established in Florence, of which Lucia Marcucci was a member – and on the other, an expression of the artist’s non-linear approach to art.
The exploration of written word in its various declinations starts from a critical, protest-like attitude that is sometimes markedly militant, but always ironic and free. These characteristics also inspire the exhibition layout, curated by the Bruno graphics studio in Venice.
The works by Marcucci exhibited at the Piccolo Museion – Cubo Garutti, on the other hand, are located in a temporal parenthesis closer to the present day. These are iconic images from the history of art, such as Botticelli’s Venus or Leonardo’s Mona Lisa, printed on large canvases enriched by pictorial interventions that play with the images and extend their expropriation by mass culture.
The Museion exhibition runs parallel to the exhibition L’Offesaat Ar/Ge Kunst, Bozen/Bolzano, curated by Francesca Verga and Zasha Colah.
The two solo shows gravitate around the experience that gave rise to the Poesie e no happening. The collage of visual and linguistic signs that characterizes this series of performances allows the two institutions to develop complementary strands of Marcucci’s work. On one hand, there is the investigation of language, starting with the critique of consumer society on display at Museion, and on the other, the presence of the verb and body in militancy, through an interpretation, featuring contemporary voices in the exhibition at Ar/Ge Kunst.
On the occasion of the two exhibitions, the Faculty of Design and Art at the Free University of Bozen-Bolzano held the visual communication workshop “Exhibition Graphic Design: processes of cultural practice” (lecturer and workshop leader Elisa Pasqual, with Gianluca Camillini and Gerhard Glüher). During the workshop, seven communication projects were developed that interpret themes present in the work of Lucia Marcucci and the ’70s Group through a contemporary perspective. The workshop exhibition will open on 9th June at 6 p.m. at the Free University of Bozen-Bolzano (University Square 1) and can also be visited on Saturday 10th June.
This focus on Marcucci’s work is complemented by the exhibition Ri-Materialisation of Language at the Fondazione Antonio dalle Nogare, which hosts some of her works. On 09.06. at 20 there will be a talk by the artist Nora Turato inside this exhibition.
COLLATERAL PROGRAM:
– 13.07 h 7.00 pm guided tour in Italian of the two exhibitions with the curators of Museion and Ar/Ge Kunst. Subscription required on eventbrite.it/museion
– 24.08 h 5.00-7.00 pm Museion Ink – Creative writing session: To mark the exhibition Lucia Marcucci. Poseie e no, Museion Ink. is embarking on a journey into experimental writing to document the participants’ experience of the world. With Roberta Pedrini. Subscription required on eventbrite.it/museion or 0471223435/13
Lucia Marcucci
Lucia Marcucci was born in 1933 in Florence, where she still lives and works today. Towards the end of the 1950s, she began to devote herself to poetry through the technique of collage. During the 1960s, she became part of the Gruppo ’70 composed of her, Eugenio Miccini, Luciano Ori, Lamberto Pignotti, and for some collaborations also of Antonio Bueno and Ketty La Rocca. The double verbal-visual code is used by Marcucci according to a cohesion between word and image with a provocative and desecrating result, often underlined by unscrupulous messages taken from the terminology of comic balloons, which constitute an original version of the programmatic lines of the Gruppo ’70. This disbanded at the end of 1968 and Lucia Marcucci, together with other visual poets, founded the Gruppo Internazionale di Poesia Visiva. From this moment on, she continued her artistic experimentation, developing more autonomous and independent themes. In the production of recent years, Marcucci uses the collage technique and digital as well as advertising images, manipulating the posters that paper the outskirts of cities.
Museion Passage
Passage is a space curated by a multidisciplinary working group that presents works from the museum collection, free of charge and independently of the other exhibitions on display. Originally conceived as a passage between the historic and modern parts of the city, Museion Passage uses this aspect of the building as a metaphor to prompt an informed dialogue between generations, practitioners and communities. The space sees the collection as an archive of unnarrated stories and bridges to the modern world. In fact, the topics and events that impact today’s active and multi-disciplinary cultural landscape will influence which works are selected.
Cubo Garutti
“In this small room, works from the Bolzano Museum of Modern and Contemporary Art will be exhibited so that the citizens of this district can see them. This work, desired by the Autonomous Province of Bolzano – Alto Adige Italian Culture, is dedicated to all those who pass by here, and stop to take a look, even for just a moment.” Alberto Garutti. Built in 2003, Piccolo Museion is a work by the artist Alberto Garutti. It is a detached branch of Museion in Bolzano’s Don Bosco district, where every year, in addition to exhibiting works from Museion’s collection, it also hosts projects conceived specifically for the district. The Garutti Cube is located in Via Sassari 17b – Bolzano.
Curated by Frida Carazzato
Director: Bart van der Heide
Head of organisation collection/archives: Elena Bini
A Museion Passage – spazio dedicato alla valorizzazione della collezione museale e al legame con il territorio, accessibile gratuitamente – inaugura la mostra dedicata a una delle maggiori esponenti italiane della Poesia Visiva, Lucia Marcucci, in occasione del suo novantesimo compleanno. L’artista è parte dell’Archivio di Nuova Scrittura, collezione donata a Museion e al Mart da Paolo della Grazia nel 2020.
Numerosi scritti teorici e poetici danno voce alle ricerche e sperimentazioni artistiche degli anni Sessanta e Settanta di Lucia Marcucci. Le opere provengono dal Mart, dalla collezione privata dell’artista, e soprattutto dall’Archivio di Nuova Scrittura parte della collezione museale. Il focus che Museion desidera dedicarle si inserisce infatti all’interno di una costante ricerca che il museo dedica alla valorizzazione della propria collezione, ai e alle sue protagoniste, evidenziandone di volta in volta la contemporaneità delle ricerche e le diverse connessioni artistiche e interdisciplinari.
Le opere di Marcucci parlano dell’Italia del secondo dopoguerra, caratterizzata dal boom economico, un riassetto sociale e politico, e, verso la fine degli anni Sessanta, anche da contestazioni studentesche e da movimenti femministi. In questo clima, molti artisti e artiste scelgono di esprimersi secondo mezzi non convenzionali, con nuove tecniche e puntando sull’interdisciplinarità, come emerge dalle opere dell’artista stessa.
Il titolo della mostra, Poesie e no, deriva da una poesia-spettacolo di Lamberto Pignotti ed Eugenio Miccini presentata in una prima versione nel 1963 su invito di Lucia Marcucci, con la regia di Enrico Sirello, e che ebbe negli anni successivi diverse presentazioni e la partecipazione dell’artista stessa. Il titolo, come tutta la mostra, vuole sottolineare come la pratica artistica di Marcucci sia sempre stata caratterizzata dall’incontro tra cultura “alta” e cultura “bassa”, tra linguaggio letterario e quotidiano espresso attraverso i mezzi di comunicazione di massa: un connubio tra testo e immagine, pittura e collage, tragicità e ironia.
Lucia Marcucci – Passione e miliardi (1966) – Collezione Museion, Archivio di Nuova Scrittura
Il collage visivo e sonoro della prima rappresentazione di Poesie e no appare da un lato come un innesto della ricerca sul linguaggio con la tradizione dada e futurista, attuata dal Gruppo ’70 – collettivo artistico nato a Firenze, di cui Lucia Marcucci è stata parte – e dall’altro come un’espressione dell’approccio non lineare dell’artista all’arte.
L’esplorazione della parola nelle sue diverse declinazioni parte da un atteggiamento critico e contestatore, a volte marcatamente militante eppure, sempre ironico e libero. Queste caratteristiche hanno ispirato anche il display della mostra, curato dallo studio grafico Bruno di Venezia.
Si collocano invece in una parentesi temporale più vicina ai giorni nostri, le opere di Marcucci esposte al Piccolo Museion – Cubo Garutti. Si tratta di immagini iconiche della storia dell’arte, come per esempio la Venere di Botticelli o la Monna Lisa di Leonardo, stampate su grandi tele arricchite da interventi pittorici che giocano con queste immagini, ampliando la loro espropriazione da parte della cultura di massa.
Lucia Marcucci – Sex (2010)
L’esposizione di Museion si completa con la mostra L’Offesa presso Ar/Ge Kunst, Bozen/Bolzano, curata da Francesca Verga e Zasha Colah.
Le due personali gravitano intorno all’esperienza che ha dato vita all’happening di Poesie e no. Il collage di segni visivi e linguistici che caratterizza questa serie di performance permette alle due istituzioni di sviluppare filoni complementari del lavoro di Marcucci: da una parte l’indagine sul linguaggio a partire dalla critica alla società dei consumi che trova spazio a Museion, dall’altra la presenza del verbo e corpo nella militanza, attraverso una lettura attuata anche da voci contemporanee nella mostra ad Ar/Ge Kunst.
In occasione delle due mostre, il laboratorio di comunicazione visiva (Exhibition Graphic Design: processes of cultural practice) della Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bozen-Bolzano (docente e workshop leader Elisa Pasqual, con Gianluca Camillini e Gerhard Glüher), ha sviluppato sette progetti di comunicazione che espandono in chiave contemporanea temi presenti nel lavoro di Lucia Marcucci e del Gruppo ‘70. La mostra del laboratorio inaugurerà il 9 giugno alle 18:00 alla Libera Università di Bozen-Bolzano (piazza Università 1) e sarà visitabile anche sabato 10 giugno.
A completamento del lavoro di Marcucci, si segnala inoltre la mostra Ri-Materializzazione del Linguaggio presso la Fondazione Antonio dalle Nogare, Bolzano, che ospita delle sue opere. Il giorno 09.06. alle ore 20:00 si svolge inoltre un talk dell’artista Nora Turato a conclusione di questa mostra.
PROGRAMMA COLLATERALE:
13.07 h 19:00 visita guidata dialogica in italiano alle due mostre con le curatrici di Museion e Ar/Ge Kunst. Iscrizione richiesta su eventbrite.it/museion
24.08 h 17:00-19:00 Museion Ink – Workshop di scrittura creativa in omaggio alla mostra Lucia Marcucci. Poesie e no. Un viaggio nella scrittura sperimentale per documentare in maniera poetica la visione del mondo dei partecipanti. Con Roberta Pedrini. È necessaria l’iscrizione su eventbrite.it/museion o telefonando allo 0471223435/13
Museion Passage
Passage è uno spazio curato da un gruppo di lavoro multidisciplinare dedicato alla presentazione di opere della collezione del museo, accessibili al pubblico gratuitamente e indipendentemente dalle mostre in corso. Concepito dagli architetti come passaggio tra la parte storica e quella moderna della città, Museion Passage utilizza questo aspetto dell’edificio come metafora per stimolare un dialogo consapevole tra generazioni, vari settori di attività e la comunità. Lo spazio guarda alla collezione come repertorio di storie non raccontate e ponte verso l’attualità. La selezione delle opere è guidata da temi ed eventi del paesaggio culturale odierno, attivo e interdisciplinare.
Cubo Garutti
“In questa piccola stanza saranno esposte opere del museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano per far sì che i cittadini di questo quartiere le possano vedere. Questa opera voluta dalla Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige cultura italiana, è dedicata a tutti quelli che passando di qui, anche per un solo istante, la guarderanno”. Alberto Garutti
Realizzato nel 2003, il Piccolo Museion è un’opera dell’artista Alberto Garutti. Si tratta di una sede distaccata di Museion nel quartiere Don Bosco di Bolzano dove ogni anno oltre a esporre opere provenienti dalla collezione di Museion, sono ospitati anche progetti concepiti espressamente per il quartiere.
A cura di Frida Carazzato
Direttore: Bart van der Heide
Responsabile organizzazione collezione/archivio: Elena Bini