Mostra dei pittori del Gruppo ’70 e mostra di Poesie Visive (1965) | Galleria le Muse | Perugia
In collaborazione con la rivista “Il Portico”, a cura di Camillo (Lelio Missoni) e del Gruppo ’70. Artisti in mostra: Achille Bonito Oliva, Antonio Bueno, Camillo (Lelio Missoni), Emilio Isgrò, Ketty La Rocca, Roberto Malquori, Lucia Marcucci, Eugenio Miccini, Gian Battista Nazzaro, Luciano Ori, Felice Piemontese, Lamberto Pignotti, Leonardo Rosa, Gianni Ruffi, Antonino Russo, Luigi Tola, Franco Vaccari, Guido Ziveri.
Mostra dei pittori del Gruppo ’70 e mostra di Poesie Visive (1965)
Avrebbe visto veramente tutto ciò che il mondo geografico offre? A quella domanda la perplessità nei suoi occhi si tagliava greve con il coltello; eppure era orgogliosa dei suoi innumerevoli viaggi turistici corredati da annesse avventure ma all’interrogazione il vuoto cerebrale e lo sconcerto si evidenziava: come fare oramai, ché l’età era abbastanza avanzata, a colmare quelle tristi lacune? Certamente la collezione difettava di chissà quante cartoline, fotografie e souvenir che, nonostante la grave mancanza, quelle reperite si mostravano in bella vista sui vari scaffali della borghesissima, lucida e ordinatissima abitazione della poveretta. Il suo ambizioso racconto e le annesse memorie sul giro del mondo le stavano dando una grave delusione: le mancavano innumerevoli siti da visitare! Inoltre si era accorta che non aveva visto e visitato niente del suo paese; dietro l’angolo, c’era da giurarci, non sapeva quale meraviglia architettonica sorgeva, conteneva e rifletteva paradisi d’arte e sterminate biblioteche! Chincaglierie etniche incluse. Nessun passo in avanti aveva fatto il suo patrimonio culturale, la sua intelligenza era rimasta immobile, priva delle più basilari esperienze di vita vera, la sua percezione ferma alle immagini più banali, tipiche del pessimo gusto ridondante nel percorso turistico più frequentato. Le spiagge le aveva sfiorate con il piedino, l’acqua intravista così limpida e verde che era un peccato tuffarcisi, non c’era mai tempo di rilassarsi perché il tour incalzava… via, via che c’erano da scorgere tante altre cosette! Oramai gli occhioni spalancati non guizzavano vivaci ma erano opachi e stanchi di avere guardato senza capire.
Autori principali: Lucia Marcucci, Lamberto Pignotti, Antonio Bueno, Ketty La Rocca, Eugenio Miccini, Giuseppe Chiari, Luciano Ori, Emilio Isgrò (1964-1967)
Lo spettacolo Poesie e no fu presentato per la prima volta il 4 aprile 1964 al Gabinetto Scientifico Letterario «G.P. Vieusseux». Esso prevedeva la lettura di poesie di Giovanni Giudici, Angelo Guglielmi, Francesco Leonetti, Eugenio Miccini, Elio Pagliarani, Lamberto Pignotti, Giovanni Raboni, Roberto Roversi, Gianni Toti, accompagnate dalle musiche di Sylvano Bussotti e Giuseppe Chiari. Nello stesso anno fu messo in scena al Piccolo Teatro Città di Livorno, dal Centro artistico Il Grattacielo, con cui in quel periodo collaborava Lucia Marcucci. Secondo quanto indicato dal volantino, lo spettacolo andò in scena sabato 23 maggio, domenica 24 maggio, mercoledì 27 maggio, giovedì 28 maggio, sabato 30 maggio e domenica 31 maggio, con la regia di Enrico Sirello, e i seguenti attori: Marcella Aurili, Aldo Bagnoli, Alberta Morelli, Giancarlo Santerini, Mario Sassetti. Il copione era composto da testi di Giudici, Guglielmi, Leonetti, Miccini, Pagliarani, Pignotti, Raboni, Roversi, Toti, Vivaldi, cui si aggiungevano brani da autori classici come Esopo e Shakespeare, liberamente combinati con “estratti” prelevati da riviste e quotidiani («Il Corriere della Sera», «L’Espresso») e dal «Codice della strada», oltre a filmati (uno spezzone tratto da “La vita di Hitler”), canzoni di moda, e quattro brani musicali di Sylvano Bussotti e Giuseppe Chiari.
Centro artistico “Il Grattacielo”, Livorno (1964)
Dopo queste due prime rappresentazioni lo spettacolo fu messo in scena direttamente dai componenti del Gruppo ’70 (Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, Lucia Marcucci), cui si aggiunsero anche Antonio Bueno ed Emilio Isgrò, che parteciparono alla manifestazione tenutasi alla libreria Feltrinelli di Roma nel 1965, con il titolo di Poesie e no 3. A quest’altezza cronologica, Poesie e no si struttura come uno spettacolo multimediale nel quale vengono attivati sinergicamente differenti linguaggi artistici, mescolati per lo più a materiali di provenienza bassa, con effetto comico e straniante. Alla lettura di testi di Pignotti e Miccini, si alterna la declamazione di notizie giornalistiche e sportive, di articoli del codice della strada, di slogan di vario tipo, e di brani di romanzi rosa o fantascientifici, ricombinati in un insieme volto a provocare e stravolgere lo spettatore; a ciò si accompagna l’esecuzione delle partiture di Giuseppe Chiari registrate su nastro magnetico a cui si frappongono spezzoni di canzonette popolari, e suoni concreti. Sulla scena vengono eseguite contemporaneamente alcune azioni pittoriche realizzate da Lucia Marcucci che nel corso dello spettacolo affigge manifesti da lei creati, per poi strapparli, e vengono proiettati film sperimentali; inoltre alla tecnica cinematografica si richiama esplicitamente il montaggio dei differenti materiali, eseguito attraverso sovrapposizioni, dissolvenze, sequenze, riprese.
copione “POESIE E NO 3”
Oltre alle prime rappresentazione del 1964, si segnalano alcune sedi e date della manifestazione, alla cui realizzazione contribuirono in vario modo e in tempi diversi, Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, Lucia Marcucci, Ketty La Rocca, Luciano Ori, Emilio Isgrò, Antonio Bueno, Giuseppe Chiari:
1965:
Firenze, Libreria Feltrinelli
Empoli, Biblioteca Comunale
Abbazia (Croazia), Convegno della rivista “La Battana”
Palermo, Festival del Gruppo 63
Roma, Libreria Feltrinelli
Napoli, Libreria/Galleria Guida
Libreria Feltrinelli, Firenze (1966)
1966:
La Spezia, Festival del Gruppo 63
Firenze, Libreria Feltrinelli
Milano, Università l’Umanitaria
Venezia, Teatro Universitario di Ca’ Foscari
Teatro Universitario di Ca’ Foscari, Venezia (1966)
1967:
Spoleto, Festival dei Due Mondi
Firenze, Circolo García Lorca
Gallarate, Milano
Circolo García Lorca, Firenze (1967)
Si ricorda che Poesie e no fu trasmesso dal Terzo programma della RAI nel 1967. Uno dei copioni dello spettacolo è stato pubblicato da Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti, Poesie e no n. 4, «Nuova Corrente», n. 39-40, 1966.
I manifesti realizzati da Lucia Marcucci durante lo spettacolo tenutosi ad Abbazia, sono pubblicati con il titolo Poesie visive-manifesti, sulla rivista “La Battana”, Fiume, marzo 1965.
Lucia Marcucci – L’offesa (1964)
[testo di Teresa Spignoli, tratto dal progetto di ricerca online VERBA PICTA, Università degli Studi di Firenze]
Centocinquant’anni dopo la morte di Genghis Khān, il più vasto impero della terra continuò, i discendenti mongoli, facendo tesoro dei suoi insegnamenti e delle sue strategie, seppero resistere alla pressioni soprattutto cinesi e il deserto del Gobi fu ancora, per secoli, il loro ombelico del mondo. Il mistero del Khān, che non subì mai sconfitte, arriva fino ai nostri giorni e proprio in Mongolia stanno rivalutando la sua figura storica su cui aleggia un particolare alone di deità, o meglio di sciamaneria. Molti hanno cercato la sua tomba che la leggenda vuole corredata di un favoloso tesoro ma, delusi costantemente dalle poche scoperte di scheletri improbabili perché troppo alti, troppo remoti o femminili, son rimasti sino ad ora a mani vuote ed a storia negata. Ultimo scoop il ritrovamento di alcuni resti, in un villaggio ai bordi del Gobi, sia umani che murari, indicherebbero tracce di civiltà romana, cioè una sparuta truppa di soldati romani, chissà come giunti, certo a cavallo, stanziò in quel luogo forse per anni, a riprova di ciò le fotografie di alcuni ragazzini mongoli biondi! Inoltre un numero cospicuo di scienziati avrebbero analizzato il DNA degli stessi convalidando quelle ipotesi. Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi: a quanto sembra invece se l’EROE non c’è sul momento si va a ritrovarlo nella notte dei tempi, e se non ci fosse stato s’inventa. Il tutto corredato da cavalieri e cavalli fantasma che percorrono il deserto arido e allucinatorio in folli corse e combattimenti verso un nemico che non c’è più.
Parola e Immagine. Mostra Nazionale di Poesia Visiva a cura del Gruppo ’70 (1967) | Galleria d’Arte Moderna La Soffitta | Colonnata (Firenze)
In collaborazione con la rivista “Il Portico”, a cura di Camillo (Lelio Missoni) e del Gruppo ’70. Artisti in mostra: Achille Bonito Oliva, Antonio Bueno, Camillo (Lelio Missoni), Emilio Isgrò, Ketty La Rocca, Roberto Malquori, Lucia Marcucci, Eugenio Miccini, Gian Battista Nazzaro, Luciano Ori, Felice Piemontese, Lamberto Pignotti, Leonardo Rosa, Gianni Ruffi, Antonino Russo, Luigi Tola, Franco Vaccari, Guido Ziveri.
A gioco fatto non si guarda per il sottile, bisogna prendere il risultato così com’è. Lo sapeva bene la Sciamana e ineluttabilmente non poteva far altro che guardare allibita quel che gli uomini terrestri avevano perpetrato e concluso. I suoi voli divenivano giorno giorno più pesanti, le sue ali faticavano a librarsi, l’aria era soffocante per tutte le polveri sottili che la impregnavano, le macchie solari si erano fatte più turbolente, i venti alisei sempre più rari. Volare per il cielo era un’impresa tutt’altro che inebriante ma restavano le cime dei ghiacciai dove l’aria rarefatta dava una leggera ubriachezza e lì la sciamana ritrovava il suo sorriso anzi le sue risate fragorose. Purtroppo nessuno la poteva sentire, nessuno la poteva vedere, solo qualche aereo frettoloso passava svelto, incurante della bianca pennuta un po’ spennacchiata, talvolta lo spostamento d’aria le toglieva qualcuna delle poche penne che ancora rimanevano sul suo corpo stanco. Non poteva fare nulla, i suoi telepoteri erano svaniti, i riti a base di fumo, sangue, danze, salitine rapide sulla scala per arrivare all’arcobaleno, smembramenti, seppellimenti e rianimazioni erano ormai solo nei suoi ricordi. Allora il gioco era proprio fatto? Qual era il risultato? Il significato dei suoi ininterrotti voli non se lo domandava, era spaventatissima di non potersi dare la risposta.