Athánatos è stata sostituita da Thánatos, la parola dunque diviene acefala per la nostra eterna disperazione e i mass media ne vanno pazzi. Ogni giorno il dio video con il suo occhio lucente squarcia il semibuio della stanza e propina cataste di cadaveri sanguinolenti, torvi assassini, disastri naturali e no, spettacolosi funerali con grandi scrosci di applausi, la folla assetata di drammi. Il teatro è lì, a portata di stomaco, la ricerca del sangue continua nei programmi naturalistici: tigri, leoni, iene, dinghi, lupi, iguane, corvi, pulcini di aquila e chi ne ha più ne metta, sbranano a profusione le varie prede mostrando all’obbiettivo ravvicinato i brandelli di carne e le ossa in via di essere spolpate. Thánatos a gogò! Non mancano i racconti e le ricerche storiche sulle torture inflitte nei millenni con particolari dimostrazioni di incredibili inventive raccapriccianti. Queste ultime rimandano a musei disponibili degli attrezzi ad hoc, frequentatissimi, anzi gli unici che hanno l’incasso in attivo. Il sinistro applauso è la faccia della medaglia che risuona stridente o appagante nelle contraddizioni dei nostri piaceri, culti, abitudini e consumi. Di applausi si muore, si rigonfia, si imputridisce, si incarognisce: il dio video ne trabocca, rigurgita e vomita lo spellamento idiota di mani, mani non comandate dal cervello, mani rimbecillite dalla consuetudine; il silenzio spaventa, il silenzio è pensiero perciò sospetto, meglio il clamore becero, il rumore non lascia spazio e appaga le pecore che non si accorgono del vuoto cadendo una dopo l’altra nell’abisso.
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