I denti tricuspidali degli squali toro facevano la loro bella dimostrazione di efficienza ai sub timorosi scesi nelle acque delle isole Malpelo di origine vulcanica a ovest del Messico e della Nuova Caledonia; il Triangolo d’Oro: dimostravano di poterli fare a pezzetti e ingoiarli dopo venti bocconi, ingoiarli fino all’ultimo lembo di pelle. Gli squali erano a branchi, con loro anche gli squali martello dagli occhi ai lati dello stupefacente volto, proprio sul batticaglio per battere, appunto! Facevano bella mostra della loro originalità ancora avvolta nel mistero: l’uomo si domanda da millenni del perché di tale anomalia come se ignorasse la propria. L’animale impazzito che non si fa una ragione delle stravaganze biologiche degli altri. Uno dei sub era reduce di una brutta avventura in Australia: attaccato, in pieno deserto, dal serpente più velenoso fra le nove specie presenti, il Taypan, nel mentre cercava, con un amico erpetologo, il mitico serpente arcobaleno, aveva riportato un morso proprio sul polpaccio. L’amico gli aveva tagliato la parte cercando di far defluire tutto il veleno ma il povero sub cominciava a paralizzarsi dal collo all’inguine e se non fosse arrivato l’elicottero di soccorso sarebbe prestamente spirato: la cosa più terribile per lui fu di aver rischiato di morire sulla sabbia bruciante di un deserto invece che nelle limpide acque di un qualsiasi mare. I denti degli squali anche se tricuspidali non erano da paragonare a quelli del serpente, quindi si fece coraggio e affrontò tranquillamente sia i toro che i martello e il suo ultimo brandello di carne fu digerito nel limpido Triangolo d’Oro. Lo pianse soltanto l’amico Steve che nella città di Adelaide seppe della disgrazia e insieme ai suoi koala e ai suoi amati canguri in riva al mare, rivolse a lui i suoi pianti e le sue condoglianze, poi tornò nel deserto a caccia di serpenti arcobaleno.
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