In Patagonia i paesaggi sono incredibilmente atipici, le colline sono viola, i monti gialli e bianchi si stagliano su un cielo verde con striature rosso fuoco, i laghi neri riflettono le nubi tempestose che si protendono verso l’acqua come volessero precipitarsi compatte in violento uragano, le rive, di rocce bianchissime molto frastagliate e con pochi arbusti che lambiscono quelle nere voragini liquide, formano visioni aeree stranissime: somigliano a occhi allucinati spalancati verso il cielo chiedenti soccorso. L’elicottero percorreva lento e basso per favorire la ripresa alla telecamera della magnifica, straordinaria panoramica, i quattro passeggeri incantati guardavano anche i magnifici voli di corvi che a stormi si gettavano dalle leggere alture per planare stridenti sulle limpide acque nere e traslucide. Nulla sembrava naturale, l’originalità dei luoghi poteva essere stata creata e strutturata da un artista veramente immaginifico: i colori molto contrastanti, violenti, dai neri ai viola, rosso fuoco, verdi iridescenti, bianchi calce abbagliavano gli occhi anticipando una furiosa sindrome di Stendhal. Quasi un museo di una natura viva composta da un demiurgo impazzito. I rotori giravano portando il velivolo verso i picchi delle montagne, passando per delle gole stupende dove gli uccelli nidificavano ai bordi delle rupi a strapiombo, il rumore del motore era sovrastato dalle grida altissime di miriadi di volatili d’infinite specie diverse: il pericolo era la possibilità che gli stormi finissero fra le pale rotanti. Più in alto gli uccelli si diradavano ma incombevano le nubi che stazionavano sulle altissime vette, funghi grigi sulle nevi perenni. L’elicottero, nel suo viaggio di ricognizione, doveva superare quelle cime per arrivare alla Terra del Fuoco e al mare dell’Antartide: il documentario era atteso per le ventidue del giorno dopo. Capo Horn era lì sempre turbolento e infernale (quanti relitti nelle sue profondità sbattuti come in un frullatore); il fine delle riprese era proprio il promontorio della Solitudine. La redazione aspettò fino alle ventidue e trenta del giorno fissato dopodiché fu mandato in onda un documentario sulla partita di calcio Barcellona – Real Madrid.
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L,ammirazione della natura, sentirsi intimamente è la emozione di chi ha vissuto con arte. Un saluto ricordando gli anni di un lontano mondo. Guido Del Fungo
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