L’evidenza di un contesto straordinario era gravemente messa in discussione da una banale fila di ombrelloni che contrastavano con i loro colori dal bianco della sabbia e dall’azzurro dell’acqua, inoltre alla loro ombra c’erano inerti turisti americani mostruosamente grassi, le big bottiglie di coca-cola e i fat panini con cheeseburger sparsi al suolo, bucce di enormi banane facevano da cornice alle sdraio, grossi sandali giapponesi sotto i teli e stupidi cagnoloni che ci giocavano. Al largo mastodontiche petroliere incrociavano alcuni yacht simili a ferri da stiro, cormorani e gabbiani volteggiavano tuffandosi ogni tanto su qualche pesce sopravvissuto alle frequenti fuoruscite di oil. Una nuvola stava avvicinandosi minacciosa, balenante e negra; con il vento in poppa cominciava a rovesciare funi di pioggia e grandine su quegli stupidi turisti spaventati ma impediti a scappare dalla loro impudica pinguedine. Anche i cagnoloni non potevano far altro che abbaiare tristemente al mare gonfio di onde e vomitare ossi e palle di peli sulla sconvolta battigia. Dopo qualche secondo di intenso sconvolgimento tutto si calma: non c’è più nessun grassone, ombrellone, cagnolone, bottiglione.
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